Dal ristorante alla strada, la storia di Angelo e del giornalista Rai

07 Aprile 2020 04:11

Tra le tante storie tragiche che stanno tappezzando le ultime settimane, ce ne sono anche alcune che pur nella loro drammaticità, riescono a mettere in risalto il lato più solidale dei piacentini e non solo, sia che si tratti di istituzioni che di lavoratori, che di semplici cittadini. Come quella accaduta a un giornalista di Rai 2, mentre si trovava a Piacenza per lavoro, e giunta fino a noi attraverso i tanti canali dell’informazione online.

Il cronista, assieme alla sua troupe, si è imbattuto in un giardino a pochi passi dall’albergo in cui alloggiava, in Angelo, un 52enne che fino a poco tempo fa era cameriere e ora, per colpa di questa epidemia, si è trovato senza lavoro e senza una casa. “Vestito di nero, l’aspetto curato, un cappello calato in testa, una valigia per casa e il terrore stampato negli occhi. Il terrore di chi non ha più nulla, di chi ha appena passato la sua prima notte in strada” scrive il giornalista nel suo messaggio.

E dopo aver ascoltato la sua storia, essersi immedesimato in quella terribile situazione e aver deciso che non sarebbe finita nei tg della sera, il giornalista chiama il sindaco di Piacenza, Patrizia Barbieri, che coinvolge l’assessore ai servizi sociali e da lì una operatrice della Caritas diocesana.. E’ domenica, è l’ora di pranzo, e in pochi minuti una arriva con un sorriso e una soluzione.

“No, niente più strada, dicono i suoi occhi. Le notti a venire quest’uomo le trascorrerà in un ostello, e quando l’onda sarà passata si vedrà” – scrive ancora il giornalista nel suo posto, e prosegue -. Angelo piange, e stavolta sono lacrime di gioia”. In quel momento si avvicina un uomo che aveva seguito la scena, e porge una busta al cameriere: “Mi farebbe piacere offrirle una pizza…” gli dice.

A quel punto le strade si dividono, Angelo se ne va con Anna, l’operatrice della Caritas. La troupe riprende la sua giornata alla ricerca di storie da raccontare, ma non prima di aver fatto un’ultima chiamata, ancora al sindaco per ringraziarla: “Sono io che ringrazio lei” è la risposta.

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