Foto probite e revenge porn: l’isolamento scatena la follia social

08 Aprile 2020 04:40

Ricatti a ex fidanzate. Video porno con protagonisti minorenni. Fotografie rubate nell’intimità. Vite rovinate nell’abisso più oscuro dei tempi moderni. Il tutto in uno spazio senza limiti, dove la legge non spaventa minimamente: il “far west” dei social network si estende su Telegram, il servizio di messaggistica istantanea ideato da un imprenditore russo. La piattaforma ospita migliaia di chat anonime che, ogni giorno, diventano grandi bazar di revenge porn, ovvero la condivisione pubblica di immagini a sfondo sessuale a scopo vendicativo e senza il consenso della persona ritratta. In questo caso, però, c’è qualcosa di più della mera ritorsione nei confronti di un’ex: gli utenti dei gruppi virtuali vendono i filmati, scambiano gli scatti come figurine e digitano a chiare lettere i numeri di telefono delle vittime.

Nei giorni scorsi, due giovani piacentine hanno deciso di intrufolarsi sotto falso nome in queste chat pedopornografiche: dopo aver letto un’inchiesta della rivista Wired Italia, infatti, si sono chieste quanto il fenomeno del revenge porn su Telegram tocchi anche la nostra provincia. E prima ancora di imbattersi nelle foto rubate ad alcune coetanee, sono rimaste scioccate dalla presenza di molti amici maschi fra gli iscritti (adolescenti e adulti): “Abbiamo trovato diversi conoscenti dentro ai gruppi, a riprova di quanto questo mondo online sia frequentato anche nel nostro territorio. Siamo rimaste davvero senza parole: c’è chi propone le immagini hard di sorelle, cugine o fidanzate a loro insaputa… Che schifo! Altre persone invece scaricano le foto di belle ragazze da Instagram e le inviano nelle chat, dove migliaia di uomini le commentano in maniera deplorevole. Chiunque di noi potrebbe essere una possibile preda: è sufficiente che l’immagine pubblica del nostro viso venga presa e gettata nella mischia online. Abbiamo segnalato a Telegram questi canali che hanno una diffusione nazionale. È un piccolo gesto che ci auguriamo serva a porre un freno”. Ed è facile immaginare, poi, come le fauci del network (pedo)pornografico vengano alimentate ulteriormente in questo periodo di noia da isolamento anti-Covid.

E Piacenza? Basta digitare il nome della nostra città nella barra di ricerca delle chat: “Piacenza, ho un bel po’ di soldi da spendere… qualche ragazza?”, chiede un utente alla ricerca di immagini (anche a pagamento) di donne nude residenti nella provincia. E ancora: “Qualcuno ha qualcosa di qualche tipa di Piacenza?”. Che non c’è limite al peggio lo dimostra il messaggio subito dopo: nome, cognome e numero di telefono in bella vista di una ragazza di Piacenza, definita “tr***”.

INTERVISTA A UNA VITTIMA: “LA VENDETTA DEL MIO EX” – “Mi sono sentita sporca. Condannata dal mondo. E giorno dopo giorno, purtroppo, nei miei confronti ho nutrito un senso di colpa asfissiante per aver dato fiducia alla persona sbagliata”. Ma non c’è alcun errore a metà in questa storia: lo sbaglio, anzi il reato (perché di questo si tratta), l’ha commesso solo ed esclusivamente il suo ex fidanzato. Sofia, nome di fantasia di una piacentina poco più che ventenne, è stata vittima di una spietatezza assoluta: dopo una breve relazione di sette mesi, alcune sue fotografie intime sono finite su decine di chat. A inviarle agli amici è stato l’ex moroso: il ragazzo che amava e che, malgrado la rottura un po’ burrascosa, non reputava capace di compiere un’azione simile. Si è dovuta ricredere, sulla sua pelle. Il terribile fatto è avvenuto due anni fa: “Sembra ieri”, certe cicatrici sono destinate a durare per sempre. Sofia non ne parla a cuor leggero, ma ha accettato di raccontarci la sua esperienza in maniera anonima.

“Tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 – ricorda la giovane – lo mollai perché non mi piaceva più. Non l’ha presa bene, abbiamo litigato pesantemente. Ma speravo si chiudesse lì, con molta amarezza e qualche insulto di troppo. Invece no. La ripicca è andata ben oltre”. Già, perché il suo ex ha deciso di fargliela pagare diffondendo tra i coetanei una serie di immagini hard di Sofia. “Gliele avevo inviate molti mesi prima, era un gioco tra noi. Quando va tutto bene con il proprio fidanzato, si crede di potersi fidare a pieno. Una cosa del genere è inimmaginabile”. Però è successo. “Me l’ha detto una mia amica. Mi ha telefonato, mi ha chiesto di sedermi e stare tranquilla. Poi mi ha spiegato che al suo moroso era arrivata una mia foto intima. Ho capito subito quel che era accaduto. E non ho provato rabbia, ma tanta angoscia”. Non si tratta solo di cyberbullismo: il revenge porn è un gesto vigliacco atto a distruggere la dignità femminile. È un reato punito con la reclusione da uno a sei anni. “Io purtroppo non ho sporto denuncia, non me la sentivo. Ho sbagliato, lo so bene. Col senno di poi mi rivolgerei immediatamente alle forze dell’ordine. Ora però non voglio più pensarci. Basta così”.

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