Riapertura aziende, Barbieri scrive a governo e Regione: “No al silenzio assenso, si rischia nuova ondata”

08 Aprile 2020 20:12

Il sindaco di Piacenza e presidente dalla Provincia, Patrizia Barbieri, annuncia di aver scritto al premier Giuseppe Conte, ai ministri Roberto Speranza, Stefano Patuanelli e Luciana Lamorgese, nonché per conoscenza al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, per chiedere che non valga il silenzio assenso per le aziende che hanno chiesto di riprendere la propria attività dopo le limitazioni per ridurre il rischio di diffusione del contagio da Coronavirus.

“Il governo – spiega il sindaco Barbieri – ha disposto che possano continuare ad operare solo le attività essenziali per la popolazione e le relative filiere. Ha poi previsto che le attività escluse, qualora ritenessero di essere essenziali per la popolazione o per le filiere, potessero chiedere al prefetto una deroga. Il problema è che alla prefettura di Piacenza sono arrivate già 1.273 richieste e che in attesa delle dovute verifiche, queste aziende, in virtù delle normative in essere, si ritengono legittimate alla prosecuzione della attività invocando il silenzio assenso. Ho portato all’attenzione del governo e della Regione la preoccupazione che queste aperture effettuate aggirando le disposizioni con il sistema delle autocertificazioni possano portare ad una seconda ondata di contagi, vanificando tutti gli sforzi fatti sinora. I medici, gli infermieri e tutti gli operatori in prima linea ci chiedono di perseverare, di restare in casa perché la situazione di grave emergenza che stiamo vivendo possa migliorare. Pur consapevole delle gravi difficoltà del tessuto economico (che stiamo prendendo in serissima considerazione cercando di mettere in campo tutte le azioni possibili a sostegno delle aziende e dei lavoratori piacentini) ho quindi chiesto al governo e alla Regione di provvedere ad escludere il ricorso al “silenzio assenso” per consentire alla prefettura di valutare le istanze caso per caso e di concedere l’apertura in deroga solo per situazioni di reale necessità e per servizi essenziali per la popolazione”.

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