Allarme nelle case protette: quasi 30 decessi in due strutture. Vittorio Emanuele: “Servono 60 posti letto per bloccare il contagio”

10 Aprile 2020 11:31

La partita dei contagi ora si gioca nelle case protette del territorio e il risultato potrebbe essere catastrofico. Gli anziani rappresentano la categoria più debole e colpita dal Coronavirus. A Castell’Arquato è bufera per i decessi registrati all’interno della Casa residenza anziani “Vassalli Remondini”. Sono arrivati a 12 (su 80 ospiti) e le polemiche non si fermano. Proges, il gestore della Cra arquatese, ha già respinto le critiche ricevute per la presunta superficiale gestione dell’emergenza sanitaria. Proges ha anche dichiarato, a sua discolpa, di aver assunto nuovo personale e di aver investito circa 300mila euro nell’emergenza. Il sindacato Usb ha però presentato un esposto alla Procura della Repubblica per inadempienze del gestore nelle dotazioni di sicurezza e dei dispositivi di protezione previsti contro il rischio di contagio del Coronavirus. Sarà la magistratura a fare chiarezza intanto Emilio Castellana, presidente dell’Ipab Cra “Vassalli Remondini”, spiega che “i decessi aumentano e i campioni effettuati su pazienti con febbre hanno rivelato altri casi di positività al Covid 19, confermando il rischio del diffondersi dell’epidemia che ha investito anche il personale addetto, operatori sanitari e infermiere. Ad oggi risulta assente per malattia da un mese circa un terzo del personale”.

C’è allarme anche nella casa residenza per anziani non autosufficienti “Vittorio Emanuele II” di via Campagna, a Piacenza, dove si sono registrati quindici decessi a marzo per sospetto Covid a cui si aggiungono 12 morti per altre ragioni. Il presidente Eugenio Caperchione pensa a come si possa interrompere la catena del contagio, portando fuori dalla casa di riposo tra i 40 e gli 80 ospiti. Ci sono anche molti contagiati e tutte le famiglie sono state informate. “Siamo al 20-25 per cento degli ospiti contagiati – spiega il presidente – molti sono sotto il livello di preoccupazione alta, hanno qualche sintomo. Qualcuno è stato fortunato, c’è chi è guarito. I malati sono stati isolati ma certo gli operatori sociosanitari per muovere il paziente devono essere ancor più protetti con tutti i dispositivi rafforzati”. L’ideale sarebbe un isolamento vero e totale in camere singole, sia per chi non ha problemi sia per chi li ha. “Abbiamo 103 stanze per 193 ospiti. Se ho due persone in stanza e qualcuno è un caso sospetto, chi non ha nulla potenzialmente potrebbe essere in incubazione, vogliamo cercare di capire come bloccare la catena del contagio. La nostra proposta è cercare di recuperare ogni spazio in strutture disponibili, una caserma, un seminario, una scuola, un albergo”.

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