Quasi cento posti attivi per la quarantena sicura a Piacenza

18 Aprile 2020 11:00

Sono 94 i posti disponibili per la “quarantena sicura” dei pazienti Covid che non hanno un’abitazione adeguata per svolgere il periodo conclusivo di isolamento. L’Asl di Piacenza ha infatti attivato le strutture di San Polo (fino a 40 ospiti autonomi in questa prima fase), Cortemaggiore e Piacenza (34 soggetti clinicamente stabili e parzialmente autosufficienti) e in due case-residenza per anziani (20 letti complessivi).

EMILIA-ROMAGNA – A livello regionale sono oltre un migliaio i posti disponibili, da Piacenza a Rimini, per offrire a queste persone una collocazione alternativa in cui trascorrere la quarantena o il periodo necessario alla completa guarigione, con doppio tampone negativo. Due gli ambiti su cui è emersa la necessità di intervenire con più incisività: quello di chi abita con conviventi in quarantena a domicilio perché positivi al coronavirus, e quello delle strutture residenziali sociosanitarie per anziani e disabili, dove in alcuni casi si è riscontrata la difficoltà a garantire un isolamento adeguato. 

“Le norme e le ordinanze che riguardano la sospensione delle attività e il distanziamento sociale fin qui adottate si sono mostrate indubbiamente efficaci nel ridurre i contagi a livello regionale – sottolinea l’assessore alla sanità Raffaele Donini -. Restano questi due ambiti in cui dobbiamo rafforzare le disposizioni già stabilite, in modo da consentire un’ulteriore flessione negativa all’andamento dei contagi”.

CARENZA DI PERSONALE NELLE CRA – Altro fronte sul quale la Regione si dice al lavoro da settimane è la ricerca di soluzioni al problema della carenza di personale nelle Cra: oltre ad aver sbloccato i corsi di formazione professionale per operatore sociosanitario e permesso di svolgere online l’esame finale, una circolare del 20 marzo aveva stabilito alcune specifiche disposizioni di sicurezza per i centri residenziali per anziani e disabili. Tra queste, la possibilità, per sopperire alla grave mancanza di personale, di inviare alle Aziende  Servizi alla Persona (Asp) parte delle nuove assunzioni fatte dalla Sanità regionale e alcune deroghe alle qualifiche professionali necessarie per ampliare la platea dei lavoratori all’interno delle strutture di ricovero per anziani e disabili a personale con la qualifica di Addetto all’assistenza di base (Adb) o di Operatore tecnico dell’assistenza (Ota) o ancora  in fase conclusiva del percorso di formazione oss, previa valutazione specifica sulle competenze del singolo operatore e garantendo l’affiancamento degli operatori sociosanitari. 

Il confronto con i sindacati e tutti i soggetti coinvolti ha portato a un ulteriore risultato: la possibilità di estendere la deroga anche a lavoratrici e lavoratori domestici (assistenti familiari) e caregiver per attività di supporto agli operatori oss, nelle strutture dove si registra una preoccupante mancanza di personale disponibile per l’assistenza alle persone anziane e per evitare che questa mancanza agevoli rischi di contagio. La circolare del 20 marzo chiedeva alle strutture anche di promuovere e incentivare contatti degli ospiti con i propri famigliari per via telematica e con videochiamate per attenuare il senso di isolamento degli anziani.

Nel frattempo, si rafforza il supporto sanitario alle residenze per anziani e disabili grazie all’intervento delle unità mobili (Usca) direttamente nelle strutture e continuano gli sforzi di screening di tutto il personale sociosanitario e dei casi sintomatici all’interno di queste strutture.

CONTAGI TRA LE MURA DOMESTICHE – Dall’analisi dei dati regionali da inizio epidemia è emerso che, per quanto riguarda le persone positive a Covid-19 che abitano con conviventi in quarantena a domicilio, i contagi rappresentano in media l’11,4% di quelli totali. Una percentuale che si alza al 18% considerando invece i dati dal primo aprile ad oggi; dato che dimostra come, nonostante una riduzione del numero dei contagi, la componente relativa a questa tipologia risulti sempre più rilevante.

Nel caso delle strutture residenziali sociosanitarie, la componente di contagi rilevata rappresenta il 7% di quelli avvenuti dall’inizio dell’epidemia. Anche in questo caso, nel periodo compreso fra il primo di aprile e oggi l’incidenza sul totale è aumentata, raggiungendo il 15%.

QUANDO LA QUARANTENA DIVENTA IMPOSSIBILE A CASA – Nella lettera indirizzata ai direttori generali delle Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, ai presidenti delle Conferenze Territoriali socio-sanitarie e ai direttori dei Dipartimenti di sanità pubblica, la Direzione generale Cura della Persona, Salute e Welfare della Regione, ha ribadito, e specificato ulteriormente, le indicazioni perchi non può trascorrere la quarantena a domicilio, o per chi occorre trovare una collocazione in strutture diverse, fino alla guarigione con la doppia negativizzazione del tampone.

Il problema della quarantena si pone se il domicilio è inadeguato a causa, ad esempio, dell’assenza di un bagno e/o camera separata da riservare a ciascuna persona posta in isolamento, oppure della presenza di numerose persone che ci vivono (più di 3, salvo abitazioni molto spaziose e confortevoli), oppure anche in presenza di condizioni igienico-sanitarie precarie.

Altra situazione per cui occorre scegliere una situazione alternativa, è quella in cui la persona non offre garanzie di affidabilità rispetto alla capacità – o volontà – di mettere in atto e rispettare le indicazioni per la corretta realizzazione dell’isolamento. Oppure, ancora, se si è in presenza di un nucleo familiare all’interno del quale ci sono uno o più soggetti, anche se negativi, non in grado di garantire il rispetto delle misure di quarantena.

Per affrontare in modo adeguato questi problemi, ai pazienti positivi che non necessitano di ricovero sarà proposto di trascorrere la quarantena in alberghi riservati. Chi non vorrà accettare questa indicazione, dovrà firmare una dichiarazione in cui formalizza il rifiuto.

Per quanto riguarda l’altra realtà su cui si concentra l’attenzione della Regione, le strutture residenziali sociosanitarie, sono previste diverse opzioni.

Nei casi in cui l’isolamento interno non possa essere garantito, in collaborazione con i gestori, le Aziende sanitarie dovranno individuare collocazioni alternative da definire sulla base del numero dei soggetti da trasferire e della loro tipologia (negativi, positivi, paucisintomatici). In particolare, per i pazienti positivi attualmente degenti nelle Cra si profilano tre percorsi: il trasferimento presso Cra esclusivamente dedicate a pazienti affetti da Covid 19; ricovero presso strutture sanitarie private convenzionate con il Servizio sanitario regionale della rete Aiop, come già avvenuto in casi critici; la permanenza nella stessa Cra, purché al suo interno vi sia la possibilità di garantire l’assoluto isolamento dei pazienti Covid rispetto agli altri degenti e l’impiego di personale dedicato solo al reparto isolato.

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