Piano regionale da 180 milioni di euro per riorganizzare gli ospedali post Covid

17 Giugno 2020 18:28

Più posti letto in terapia intensiva. Riqualificazione delle aree semi-intensive, riorganizzazione e ristrutturazione dei pronto soccorso – per rendere strutturale la separazione dei percorsi all’ingresso e garantire così la sicurezza di pazienti e personale – e potenziamento del trasporto inter-ospedaliero dei pazienti. Ma anche strutture mobili per rispondere a eventuali picchi temporanei di fabbisogno di posti letto e percorsi specifici per seguire i pazienti Covid in fase di guarigione clinica. L’epidemia di Coronavirus ha segnato un vero e proprio spartiacque: molti aspetti all’interno del sistema sanitario, a partire dagli spazi e dai flussi dei pazienti, non potranno essere più come prima e vanno ripensati.

A disposizione, per l’intero territorio regionale, ci sono 183 milioni di euro, per riqualificare nel complesso l’offerta ospedaliera, rendendo così strutturale la risposta all’aumento della domanda di assistenza nelle successive fasi dell’emergenza Covid, ad un eventuale secondo picco epidemico e a fronteggiare ulteriori emergenze epidemiche. La somma messa a disposizione dallo Stato per la realizzazione del piano comprende: 33,3 milioni di euro per la terapia intensiva; 44,4 per le aree semi-intensive e i letti da riconvertire; 15 milioni per i pronto soccorso; 2,3 milioni destinati al potenziamento del trasposto in ambulanza con personale specializzato, 88 milioni per il personale necessario ad affrontare l’emergenza in essere, una manovra che interessa circa 4mila persone.

“In nemmeno trenta giorni abbiamo definito un piano di riorganizzazione straordinario che qualifica ulteriormente la nostra sanità- affermano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, nell’illustrare oggi, 17 giugno, in videoconferenza l’intervento alla stampa-. Fin da subito abbiamo detto che la ripartenza si doveva basare su alcuni pilastri, fra cui il sistema sanitario pubblico, e di fronte a uno stanziamento straordinario come questo, in Emilia-Romagna ci siamo messi nelle condizioni di partire immediatamente.

La terapia intensiva: +196 posti letto in Emilia-Romagna: 
Prima dell’epidemia di Coronavirus, il Servizio sanitario regionale contava su 449 posti letto di terapia intensiva, tra pubblici (371) e privati (78). Ora lo standard ministeriale prevede, per ciascuna regione, un incremento strutturale pari a 0,14 posti letto per mille abitanti; per l’Emilia-Romagna si traduce in un aumento di 192 posti letto di terapia intensiva, di cui 177 già realizzati, alcuni in corso di realizzazione e, solo in minima parte, in fase di progettazione – a cui se ne aggiungono ulteriori 4 da parte del servizio sanitario regionale che, sommati ai 449 di partenza, portano a 645 le unità disponibili.

Focus Piacenza e provincia:
Dai 17 posti letto di terapia intensiva in dotazione prima dell’emergenza, si è passati a 45 durante il picco epidemico. Il piano prevede di rendere strutturali 52 posti letto, così suddivisi: 36 posti letto di terapia intensiva, a cui se ne aggiungono 16 di semintensiva, già attrezzati con la dotazione impiantistica che ne permette l’immediata conversione in posti letto di terapia intensiva al bisogno.
Strutture mobili per terapia intensiva

Aree semi-intensive: da Piacenza a Rimini:
Sono 312 i posti letto da riconvertire. Per almeno il 50% dei posti letto di semi-intensiva si prevede la possibilità di un’immediata conversione in posti letti di terapia intensiva, mediante l’integrazione delle singole postazioni con la necessaria strumentazione di ventilazione e monitoraggio.Per fronteggiare eventuali picchi temporanei di fabbisogno di posti letto in area critica, il Piano prevede la creazione a livello nazionale di altri 300 posti letto di terapia intensiva in quattro strutture movimentabili (75 posti per ognuna). La Regione ha già individuato quattro possibili collocazioni, e precisamente nei pressi dell’Ospedale di Vaio (Fidenza), dell’Ospedale Bellaria (Bologna), del plesso ospedaliero Arcispedale Sant’Anna di Cona (Ferrara), dell’Ospedale Santa Maria delle Croci (Ravenna).

Il progetto Covid Intensive Care: 
Articolato su sei strutture ospedaliere e ospedaliero-universitarie del territorio, a Bologna, Modena, Parma e Rimini, rafforza il sistema sanitario regionale aumentando la dotazione complessiva di 146 nuovi posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva: è l’Hub regionale e nazionale per la Terapia intensiva, a disposizione dell’Emilia-Romagna e dell’intero Paese. Il progetto di Regione e ministero della Salute, annunciato nemmeno due mesi fa, a metà aprile, è già realtà, grazie a un lavoro di squadra e a un investimento di 26,5 milioni di euro (tra fondi statali e donazioni), che rientra nello stanziamento di 33,3. Una rete territoriale sviluppata all’interno dei nosocomi esistenti, e dunque all’Ospedale Infermi di Rimini (34 nuovi posti letto), al Policlinico Sant’Orsola (14) e all’Ospedale Maggiore di Bologna (34), al Policlinico di Modena (30) e all’Ospedale Civile di Baggiovara (18), sempre a Modena, e all’Ospedale Maggiore di Parma (14).

Posti letto di area medica:
In Emilia-Romagna 1.471 posti letto su 3.678 da identificare come “immediatamente destinabili”. L’obiettivo è di garantire una quota di posti letto di area medica (con previsione di un tasso di occupazione al 40%) immediatamente destinabili a pazienti Covid, per fronteggiare eventuali recrudescenze: lo prevede un altro decreto ministeriale, del 30 aprile scorso, relativo al monitoraggio dei posti letto. In Emilia-Romagna, 1.471 su 3.678 posti letto sono da identificare come “immediatamente destinabili”: questi letti, messi in conto per persone affette da Coronavirus, potranno essere identificati nell’ambito dei posti letto pubblici delle malattie infettive, medicina interna e pneumologia,a cui si aggiungono – sulla base dell’esperienza condotta a livello regionale – i posti letto afferenti alla medicina d’urgenza.

Malati di Covid in via di guarigione: 
Un altro obiettivo è quello di seguire i pazienti Covid in fase di guarigione clinica, e spesso non ancora “negativizzati”. Occorre pertanto identificare diversi “setting” (e cioè dalla riabilitazione intensiva ospedaliera fino al domicilio) adeguati alla complessità del paziente e alla situazione post infezione. In casi complessi, bisognerà individuare Unità di Medicina riabilitativa, in casi non complessi percorsi riabilitativi definiti dai reparti di area medica. Per i pazienti non ricoverati, verranno messi a punto percorsi riabilitativi tramite i servizi territoriali.

I Pronto soccorso: riorganizzazione e ristrutturazione: 
Nella fase di picco epidemico, hanno rappresentato uno dei punti del sistema sanitario dove c’è stata maggiore pressione. Pertanto, dovranno essere riorganizzati e ristrutturati con l’obiettivo prioritario di separare i percorsi e creare aree di permanenza dei pazienti in attesa di diagnosi che garantiscano i criteri di separazione e sicurezza, rendendo definitive soluzioni già adottate in modo provvisorio.Da Piacenza a Rimini sono 49 i Pronto soccorso generali e specialistici da riqualificare, con i lavori già iniziati in circa 15 di essi. La stima del costo complessivo è di circa 15 milioni di euro.

Potenziamento della rete dell’Emergenza territoriale:
Le Regioni sono autorizzate a potenziare la rete dei mezzi di trasporto, anche con personale strutturato, nel servizio di emergenza territoriale, in particolare per i trasferimenti tra strutture Covid, le dimissioni protette e i trasferimenti inter-ospedalieri di pazienti no Covid. La Regione Emilia-Romagna potenzierà in particolare il trasporto secondario, cioè inter-ospedaliero, di pazienti Covid. E questo sarà possibile mettendo in servizio un’ambulanza h 24 con infermiere e autista soccorritore per ogni centrale operativa 118, due infermieri per centrale operativa dedicati all’ambito “Disaster Recovery”, più medici rianimatori, e una maggiore disponibilità oraria delle ambulanze con infermiere e autista soccorritore anche per l’emergenza territoriale. In concreto, serviranno 17 ambulanze, 85 infermieri, 85 autisti, 6 infermieri per “Disaster Recovery”, 4 medici rianimatori. Anche in questo caso sono previsti finanziamenti statali per l’acquisto delle 17 autoambulanze, per un importo pari a circa 2,3 milioni di euro.

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