Montella: “Non prendo colpe di altri. Eravamo tutti d’accordo”

09 Settembre 2020 13:01

“Alla Levante eravamo tutti d’accordo”. Dopo aver inizialmente negato le pesanti accuse che l’hanno trascinato in carcere (violenze, torture, rapine ai danni di alcuni spacciatori e il traffico di droga nella caserma di via Caccialupo a Piacenza) l’appuntato Giuseppe Montella, considerato la mente della banda di carabinieri arrestati nell’ambito dell’operazione Odysseus, avrebbe coinvolto i colleghi che hanno scaricato le colpe su di lui.

Lo riferisce il Corriere della Sera. Montella, nel corso dell’interrogatorio, avvenuto il 5 agosto al cospetto dei pubblici ministeri Matteo Centini e Antonio Colonna, avrebbe poi affermato: “Ho perso tutto, l’unica cosa che mi porta la coscienza è quella di dire la verità. Vi chiedo scusa se ho omesso qualcosa. Oramai ho toccato il fondo”.

Sempre secondo il Corriere, Montella avrebbe raccontato di aver negato “per un senso di fratellanza, perché preferivo prendermi io le colpe per non scaricarle”.

Montella avrebbe quindi confessato di aver sottratto denaro agli arrestati, “ma solo poche decine di euro da dare agli informatori”, e giura di non essersi “mai messo soldi in tasca”. Con gli altri ha sì picchiato i fermati, appena “qualche schiaffo”. Per l’accusa, invece, di soldi ne sono spariti tanti, migliaia di euro, e i pestaggi a sangue erano una consuetudine.

In uno degli interrogatori fiume a cui è stato sottoposto Giuseppe Montella ha ammesso di avere redatto personalmente i verbali d’arresto per spaccio compiuti dalla stazione Levante.
Verbali che secondo gli inquirenti sarebbero stati in più occasioni falsificati.
Nei lunghi colloqui con i magistrati, Montella dice esplicitamente che tutti all’interno della caserma di via Caccialupo sapevano che cosa stava accadendo e della droga sequestrata che secondo la Procura sarebbe stata consegnata agli spacciatori per convincerli a collaborare. Ma l’indagato aggiunge di non avere intascato soldi. Ammette però di avere picchiato uno dei fermati, ma, incalzato dai pubblici ministeri, riferisce solo di schiaffoni.
“Nel corso dei lunghi interrogatori, Montella ha risposto a tutte le domande che gli sono state fatte e i fatti contestati vanno ridimensionati” avevano riferito gli avvocati Emanuele Solari e Giuseppe Dametti che lo assistono.
Ma gli altri indagati non ci stanno e respingono la tesi di Montella del massimo coinvolgimento di tutto il personale negli illeciti.

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