Un mese intubato, pensava di non farcela. Pilotti: “Nessuno può sentirsi al sicuro”

09 Ottobre 2020 04:00

Ha trascorso due mesi esatti ricoverato in ospedale, dal 16 marzo al 16 maggio, di cui un mese intubato nel reparto di Rianimazione, senza sapere se si sarebbe mai risvegliato. “Nessuno può sentirsi al sicuro”, sono le parole del comandante dei vigili del fuoco di Piacenza, Danilo Pilotti, tornato in attività il 24 settembre scorso presso la caserma in strada Valnure, dopo oltre 6 mesi e mezzo di stop. Il comandante si è infatti ammalato di Covid il 9 marzo scorso, durante il picco della pandemia. “All’inizio avevo la febbre a 38°C, poi ho chiamato il medico e mi sono chiuso in casa per una settimana”. La situazione però ha iniziato a peggiorare e il saturimetro è sceso sotto la soglia di sicurezza. “A quel punto si è reso necessario il ricovero – racconta Pilotti – non dimenticherò mai la sala d’attesa del pronto soccorso di Piacenza. Eravamo in tantissimi e i letti non erano sufficienti. Io sono stato sottoposto a una tac di controllo e poi subito attaccato a una bomboletta dell’ossigeno. Sono rimasto seduto su una sedia per molte ore, prima che si liberasse un letto in corridoio e, il giorno seguente, una camera. Le mie condizioni continuavano ad aggravarsi e i medici mi hanno dovuto intubare – prosegue il comandante – mi hanno sedato il 21 marzo e ho riaperto gli occhi il 25 aprile. Non ero più a Piacenza ma all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Pilotti ha pensato di non riuscire più a riabbracciare la moglie e il figlio, sono stati momenti davvero drammatici: “Quando ho riaperto gli occhi, non riuscivo nemmeno a parlare , solo due giorni dopo, grazie all’aiuto dei logopedisti ho proferito qualche parola. Prima di essere intubato mi sentivo molto male e avevo fame di aria, ho pensato che non ce l’avrei fatta”.
Il comandante ha perso peso e per recuperare la forma fisica si è sottoposto a sedute di fisioterapia: “Quando sono tornato a casa mi sono messo sulla bilancia e ho visto che avevo perso 17 chili. Si sento fortunato, perché nonostante tutto, mi è stata regalata una seconda vita”. La famiglia di Pilotti come tante altre è stata condannata alla lontananza dal proprio caro: “Non mi hanno più visto da quando sono andato via il 16 marzo e sono tornato due mesi dopo, è stata molto dura sia per me che per loro. Quando mi sono risvegliato i medici mi hanno dato la possibilità di effettuare una videochiamata. E’ stato emozionante, ma anche molto dura perché non riuscivo nemmeno a parlare e ad esprimermi”.
Alla notizia della risalita dei contagi da Coronavirus nella provincia di Piacenza e, in generale, nel mondo, Pilotti spiega che non si può abbassare la guardia: “Bisogna fare attenzione, io non capisco i negazionisti che dicono che il Covid non esiste, io l’ho vissuto sulla mia pelle e dico che nessuno può pensare di essere al sicuro. Ci sono persone asintomatiche o che hanno sintomi leggeri ma chi può dire a chi toccheranno conseguenze gravi? E’ una roulette russa, io ho 61 anni e non avevo nessuna patologia. Qui avevamo un collega, uno dei migliori, 52 anni ed esperto del nucleo SAF, con un fisico sano, che non ce l’ha fatta. Perché rischiare?”.  

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