“La resistenza della cultura”, protesta dei lavoratori dello spettacolo e del cinema

23 Febbraio 2021 17:54

I lavoratori dello spettacolo e del cinema sono scesi in piazza, oggi 23 febbraio, in diverse città italiane per protestare contro le restrizioni dovute ai provvedimenti anti-Covid. A Piacenza gli addetti del mondo culturale, si sono dati appuntamento sia virtualmente, che sul Pubblico Passeggio. “La resistenza della cultura” è il titolo dello striscione che ha campeggiato sul Facsal. Le attività sono ferme praticamente da un anno. “Torniamo a fare spettacolo” è il titolo della manifestazione. “Non siamo qui per raccontarci quanto è bello lo spettacolo, ma per ribadire che siamo lavoratori come tutti gli altri. Che dopo un anno senza eventi, un anno senza reddito, i luoghi dello spettacolo dal vivo restano chiusi e noi siamo giunti al limite”.

Ha tanti volti la manifestazione organizzata in 19 città d’Italia, e anche a Piacenza, da SiCobas, con Rete Inter Sindacale Professionist* dello Spettacolo. Una settantina di partecipanti, tra cui artisti, sarte, tecnici, attori, maschere, promotori culturali – tutti “autonomi”, precari, partite iva, contratti a chiamata e così via – ma anche alcuni studenti e liberi cittadini solidali alla causa che si sono alternati al “microfono aperto” per chiedere a gran voce “la presa in carico da parte delle istituzioni competenti dello sblocco immediato dei ristori rimasti in sospeso e la tempestiva convocazione di un tavolo che coinvolga i lavoratori del settore insieme al Ministero del lavoro, dello Sviluppo economico e Mibact”. Chiedono “una riforma strutturale del settore, che tuteli realmente non solo i grandi enti e aziende ma anche e soprattutto gli individui.

Ad esprimere solidarietà al comparto è l’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi: “Voglio esprimere la mia vicinanza e quella dell’amministrazione comunale ai lavoratori di questo settore, che in questo anno di pandemia hanno pagato molto più di altri professionisti le pesantissime disposizioni. Essere vicini ai lavoratori dello spettacolo – dice – significa avere contezza del fatto che fino a oggi teatri e cinema sono ancora completamente chiusi. Gli aiuti sono stati pochi, insufficienti, discontinui e spesso del tutto assenti. Non si parla solo di attori, ma di figure specializzate come tecnici del suono, delle luci, macchinisti, operatori, maschere, truccatori, sarti, insomma un indotto produttivo che ha dovuto arrendersi di fronte al fatto che nessun organismo politico ha deciso di prendere in considerazione seriamente i teatri, i cinema e il mondo della cultura che anzi, paiono esser stati più la vittima sacrificale di questa durissima pandemia, siccome ripartire saprebbe stato possibile, come per altre attività, con le giuste precauzioni”.

Prosegue: “Mi auguro che le parole pronunciate qualche giorno fa dal ministro della per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschini, secondo il quale è necessario ritornare alla normalità con le dovute accortezze anche in questo settore, non siano ancora una volta promesse che cadono a vuoto. Come Amministrazione coi pochi mezzi a disposizione, abbiamo dimostrato per quanto possibile, la nostra sensibilità verso le realtà territorio comunale, ma occorre che siano disponibili immediatamente adeguati ristori”.

 

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