Gli studenti: “Siamo al punto di partenza, ma ci adatteremo”

05 Marzo 2021 16:58

Sono le 13.30. Nelle scuole della città il suono della campanella appare però diverso dal solito. Dopo avere sperimentato la scuola a metà – 50% da casa e 50 in aula – entrando probabilmente in zona rossa per tutti gli studenti e gli insegnanti le lezioni torneranno a essere a distanza.

I ragazzi sono pronti ad adattarsi una volta di più.

Fuori dal Liceo Gioia, Flavia lo ammette candidamente. “Non voglio tornare in Dad – dice – ma siamo pronti ad adeguarci se dovrà essere così”.

Per questi ragazzi è come se ci si trovasse al punto di partenza. “Molti dovrebbero essere più responsabili – continua – facendo parte di una famiglia di medici avverto in modo particolare il problema della responsabilità, che a volte manca ai miei coetanei”. Dispiacere condiviso dalla compagna Nancy. “Anche a me spiace molto – spiega quest’ultima – d’altronde è un sacrificio forse necessario, almeno in questo modo  sarà possibile uscire prima da questa situazione. È così meglio restare a casa subito, piuttosto che posticipare ancora. La pandemia dura ormai da un anno”. Dodici mesi in cui, oltre alle lezioni, è mancato spesso il contatto diretto con gli amici. “È senz’altro stato penalizzato – dice Nancy – come dicono tutti è più difficile socializzare, ritrovarsi non è semplice”.

I ragazzi sembrano andare incontro a un déjàvù  del quale avrebbero fatto volentieri a meno. “Sembra non sia cambiato nulla rispetto allo scorso anno – dice Leonardo Bassanini – entravamo in lockdown totale l’8 di marzo 2020, quest’anno invece diventiamo rossi il 6 di marzo. È francamente un po’ destabilizzante”.

La speranza, in tempi non troppo lontani, è di potere tornare a una parola cui i ragazzi ormai agognano: normalità. Su quest’ultimo punto insiste Tommaso Draghi. “Se entreremo in zona rossa almeno la metà dei miei compagni non la vedrò più – dice – è una brutta sensazione, così come sarà più complicato stare attenti con la Dad, meno efficace rispetto alla scuola in presenza. Comunque ci adattiamo”.

La presenza mancherà anche agli insegnanti. “Mi auguro – dice Antonia Sassi, docente di inglese del Gioia – che nelle prossime settimane si agisca tutti assieme affinché la decisione sia solo temporanea e si possa così tornare il prima possibile in sicurezza a lavorare in presenza con i ragazzi”.

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