“La transizione di sesso è un processo collettivo”. La testimonianza

13 Marzo 2021 00:11

“La transizione, o cambiamento di sesso, non è un processo individuale, bensì collettivo”. Parte da qui Gianmarco Negri, avvocato penalista, primo sindaco transgender d’Italia, a Tromello (Pavia), per compiere un viaggio che intreccia l’esperienza personale e la prospettiva dell’uomo di legge. Intervenuto al Caffè letterario del liceo Gioia nell’incontro dal titolo “Il diritto di essere se stessi – Diritto e diritti di genere”, introdotto dalla docente di storia e filosofia Cristina Bonelli, l’avvocato ha tracciato un percorso complesso alimentato dalla curiosità degli studenti che hanno posto diverse domande.

“Per 35 anni la mia identità di genere non era nota ai più, poi ho scelto di farla emergere e mi sono posto il problema degli altri – racconta Negri – perché la collettività ci influenza. Mi chiamavo Maria e ogni volta che dopo la transizione continuavano a chiamarmi così, oppure usavamo per me il pronome “lei” anziché “lui”, mi riportavano indietro rispetto al mio percorso”. “Il linguaggio – avverte – può farti sentire invisibile”.

Negri ha poi toccato l’aspetto giuridico. “La suprema corte di cassazione ha abrogato la necessità di intervento chirurgico per la rettifica dei dati anagrafici. L’Italia è creduta arretrata dal punto di vista del diritto che regola la materia, ma la prima legge a riguardo è la 164 del 1982, siamo stati il terzo Paese in Europa. Oggi la legge è però obsoleta”. Il sindaco ha ricordato inoltre come obbligare una persona a intervenire sui propri genitali, se non è una decisione dell’interessato, sia riconosciuto oggi alla stregua della tortura.

Sollecitato sulla legge contro l’omotransfobia approvata il 4 novembre, Negri spiega come non sia solo punitiva, ma anche propositiva. “Tra l’altro – spiega ai ragazzi – l’obiettivo è che la punizione prevista possa generare nel tempo comportamenti differenti”.
Decisive nell’educazione all’identità di genere sono la famiglia e la scuola. “Il migliore modo in cui la scuola può educare su questi temi è organizzando giornate come questa – dice Negri – facendo dialogare le persone”.
Tanti i temi affrontati: il senso di colpa, la difficoltà di accettarsi ed essere accettato, la relazione con i colleghi. “Uno di loro reagì malissimo quando lo avvertii del mio cambiamento. Puoi fare quello che vuoi, mi disse, ma se nasci femmina resti femmina. Gli risposi: “Perché non andiamo a bere un caffè? Parlammo e capì, si domandò se una situazione simile potesse capitare ai suoi figli”. Sapere ascoltare e confrontarsi, si torna sempre lì.

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