Cerignale, i giovani e la scelta di vivere in Appennino: “Ottimismo e fiducia”
23 Agosto 2021 10:32
Cerignale, nella cornice della rassegna “Transumanza libri e lettori in movimento”, ieri pomeriggio, 22 agosto, ha ospitato l’iniziativa conclusiva del contest #vivalappennino2021 realizzato dall’Associazione piacentina Nuovi Viaggiatori durante l’estate, in quattro borghi della provincia: Marsaglia, Bobbio, Travo e Cerignale.
“Appennino: nuovi viaggi, mestieri e stili di vita”, questo il titolo dell’incontro moderato da Adele Boncordo e Anna Leonida, che ha visto la partecipazione di Giuseppe Magistrali, esperto di turismo sociale e direttore del distretto Asl ponente e Greta Bernardi, (Progetto Youth Worker) oltre ad alcune giovani imprenditrici e imprenditori che in Appennino vivono e lavorano. Greta Bernardi, 24 anni, animatrice del progetto Youth Worker, una rete che unisce vari soggetti (istituzioni, associazioni ecc.), voluto dall’Unione Alta Valtrebbia e Luretta, ha illustrato le iniziative in corso: “”Contate su di me, posso essere la vostra bussola.” Giuseppe Magistrali ha delineato lo scenario collocandolo nel momento attuale: “Dopo le ferite inferte dal covid il viaggio non si ferma, ma si trasforma, trovando, in Appennino (col turismo di prossimità ed esperienziale) il suo luogo di elezione. Qui, dove, nel frattempo, i giovani stanno scrivendo un vocabolario nuovo: si fermano qui, tornano, arrivano. Donne e uomini, con i loro progetti di vita e di lavoro”.
Nella seconda parte dell’evento, la voce dei giovani, un messaggio di ottimismo e fiducia.
Giovanni Tavelli e Tommaso Groppi, 20 anni ciascuno, in Alta Val Nure, a Prato Grande (Ferriere), con altri tre amici riaprono un rifugio sul Monte Ragola, a 1400 metri, luogo prezioso per i viandanti d’Appennino.
A Pey (Val Boreca), arriva, invece, dalla Bretagna Anais Rio, con la sua competenza e passione per la musica per perfezionarsi e costruire qui progetti culturali e sociali. Con lei, Fabio Degli Antoni, che a Pey è tornato a vivere e a lavorare nel negozio e ristorante dei genitori e a prendersi cura del territorio come cantoniere.
A Bobbio si sviluppa il sogno di Elisa Monfasani, 26 anni, nata a Bergamo, ma cresciuta nel borgo appenninico. Un sogno condiviso con Emanuela Fistos, di un anno più grande, che dalla Romania va a studiare a Milano. Le unisce la passione per il restauro e per la conservazione dei tessuti (tappeti, arazzi ecc.), un’arte preziosa che altrimenti rischierebbe di scomparire.
Sara Montuori non ha potuto esserci, ma ha inviato la sua testimonianza. Da Piacenza questa giovane donna di 22 anni individua in Cattaragna (Ferriere) il luogo in cui vuole vivere. Apre un negozio di alimentari, prezioso presidio per la montagna.
Anche Elisa Pisotti (20 anni) è presente con un messaggio perché i lavori nei campi le impediscono di partecipare di persona. Tecnico specializzato nella trasformazione del latte, finiti gli studi Elisa è tornata a Barchi di Ottone per fare l’allevatrice e la casara, coniugando vecchi processi produttivi con nuove competenze. E coltivando il sogno di aprire un caseificio con annesso spaccio a km zero.
Voci e testimonianze che si alternano a comporre un mosaico affascinante: “Abbiamo scelto l’Appennino perché qui c’è ancora memoria viva; c’è la libertà e ciò non ha prezzo; c’è comunità, identità, natura”.
Anche Marco Labirio, imprenditore della Gamma Spa di Bobbio, non potendo essere presente fisicamente, ha inviato un saluto di ammirazione e incoraggiamento: “Qui, in Appennino, la terra è bassa; occorrono sacrifici, ma ne vale la pena perché quello che trovate qui non lo troverete da nessuna altra parte. In questi luoghi, dove i vostri avi hanno lasciato queste ricchezze, inventatevi un lavoro per rimanere a goderle”.
“Questi giovani giorno dopo giorno aggiornano un vocabolario obsoleto, fatto quasi solo di marginalità. Con il loro impegno, essi sottolineano le opportunità di questi luoghi e degli stili di vita che essi offrono” afferma Adele Boncordo, presidente dell’Associazione Nuovi Viaggiatori. “Consapevoli delle difficoltà, ma determinati a raggiungere i loro obiettivi, essi coniugano tradizione e innovazione. E così restituendo a questi luoghi e alla gente che qui vive l’orgoglio che meritano”, aggiunge Anna Leonida del direttivo associativo. “Le loro storie sono l’esempio di un’Italia bella dentro, che non si rassegna, anzi ci indica la via per ricominciare”.
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