Giornata del diabete: “Per ogni paziente affetto, due non sanno di esserlo”

13 Novembre 2021 14:13

Il 14 novembre ricorre la giornata mondiale del Diabete e l’International Diabetes Federation (IDF), organizzazione internazionale che raccoglie più di 200 associazioni nazionali per sensibilizzare i governi alla migliore qualità di vita nelle persone con diabete, per il triennio 2021-2023 ha posto come obiettivo della campagna quello di migliorare l’accesso alle cure e di promuovere maggiori azioni per prevenire la malattia e le sue complicanze.

Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue e dovuta a un’alterata quantità o funzione dell’insulina, l’ormone che ne consente l’utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno.

Il diabete di tipo 1 riguarda circa il 10% delle diagnosi e in genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza. In questi soggetti il pancreas non produce insulina: è quindi necessario che essa venga iniettata ogni giorno e per tutta la vita. Il diabete di tipo 2 è invece la forma più diffusa e rappresenta circa il 90% dei casi di questa malattia. In genere, si manifesta in età più matura e l’insorgenza è spesso associata a numerosi fattori di rischio.

La metà delle persone che vive con il diabete non sa di averlo. Entro il 2045 si stima che nel mondo se ne conteranno oltre 700 milioni. La prevenzione del diabete è il tema cruciale della giornata di sensibilizzazione. Per ridurre il rischio, bastano poche e semplici azioni, promuovendo un corretto stile di vita a ogni età. Una sana alimentazione e un regolare esercizio fisico sono i pilastri per tenere lontano il diabete.

“Sappiamo – evidenzia il dottor Maurizio Bianco, responsabile di Diabetologia a Piacenza – che per un paziente affetto da diabete mellito ce ne sono almeno due che non sanno di esserlo. Per un non diabetico conoscere le cause della malattia potrebbe aiutarlo a prevenirla. Per un paziente diabetico, invece, conoscere meglio la malattia di cui è affetto, aiuta a prenderne consapevolezza, quindi gestendola meglio prevenirne le complicanze”.

“Nel mondo – prosegue l’esperto – la qualità, l’accesso e il tipo di cure erogate ai pazienti diabetici non sono le stesse: ci sono ancora troppe differenze soprattutto nei paesi meno sviluppati e questo incide in modo negativo sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza a lungo termine. Ecco perché nei prossimi tre anni si vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di un equo accesso per tutti i pazienti ai farmaci e alla terapia innovative per il diabete, ai device tecnologici per il supporto alla cura, al supporto psicologico ed all’educazione terapeutica per i pazienti sottolineando l’importanza di stili di vita salutari e all’adeguata formazione degli insegnanti dei bambini con il diabete.

Quest’anno ricorre anche il centenario della scoperta dell’insulina da parte di due scienziati canadesi: Frederick G. Banting e il suo allievo Charles H. Best. Gli studiosi per primi isolarono l’estratto di insulina, cambiando la storia della medicina e la cura del diabete. “Grazie a questa scoperta la persona con diabete ha la possibilità di condurre una vita normale; le grandi innovazioni della tecnologia nella cura di questa patologia sono in continuo cambiamento, così come le terapie innovative; purtroppo, però, soprattutto in alcune zone del mondo, l’accesso equo ed omogeneo non è permesso”.

Le persone con diabete sono spesso colpite da complicanze acute e croniche, con un aumento da 2 a 6 volte dei ricoveri per problemi cardiovascolari, cerebrovascolari, renali, vascolari periferiche e amputazioni. Nella nostra provincia è attivo da alcuni anni un percorso specifico, che vede lavorare insieme il team diabetologico, i vari specialisti ospedalieri, i medici di base e le altre professioni sanitarie del territorio. La pandemia ha ovviamente condizionato, soprattutto nel 2020, lo sviluppo di questo programma. “Ma rimaniamo convinti che questa sia la strategia migliore per rispondere sia ai bisogni specifici della malattia sia alle necessità della persona: autogestione, stile di vita, accessibilità ai servizi, personalizzazione degli schemi di terapia e continuità delle cure”.

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