Scambio d’auguri tra vescovo e comunità islamica: “Dialogo oltre i pregiudizi”

22 Dicembre 2021 17:07

Favorire la conoscenza reciproca e far cadere i pregiudizi. Tutti d’accordo – vescovo e referenti della comunità islamica di Piacenza – su questo doppio obiettivo interreligioso. E’ stato detto in occasione dell’incontro natalizio che si è svolto stamattina, 22 dicembre, nella sala degli affreschi in piazza Duomo: uno scambio d’auguri tra monsignor Adriano Cevolotto, vescovo della diocesi di Piacenza e Bobbio, e il presidente provinciale della comunità islamica Yassine Baradai.

Presenti anche monsignor Pierluigi Dallavalle, direttore dell’ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, l’imam yemenita Yaseen Ben Thabit e Arian Kajashi, tra i fondatori della comunità piacentina e presidente, al suo interno, del collegio dei garanti.

“È stata l’occasione, come negli incontri dei mesi scorsi, per ribadire la vicinanza e la stima tra queste due realtà religiose – comunicano i partecipanti in una nota ufficiale – nello scambio di auguri ci si è confrontati su alcuni temi. Seduti attorno a un tavolo con al centro il presepe, il vescovo ha sottolineato il significato del Natale precisando il rischio che oggi questa festa, se privata del suo cuore spirituale – la nascita del Figlio di Dio – si trasformi in un involucro vuoto”. Per l’islam – come precisato da Baradai – Gesù è un messaggero divino, nato da Maria Vergine; la sua nascita è vista come un miracolo che il credente islamico riconosce come tale.

A partire da questi punti in comune si è auspicato di creare nei prossimi mesi momenti di dialogo e confronto coinvolgendo non solo i responsabili, ma anche la base delle due realtà religiose.

“In questo ambito – prosegue la nota – uno strumento importante è l’ora di religione a scuola a cui spesso, come raccontano gli stessi insegnanti, prendono parte anche credenti islamici. Conoscersi in modo non superficiale crea sempre rapporti nuovi. Di segno opposto al dialogo è, invece, l’opera del terrorismo che, sul piano internazionale, strumentalizza la religione per portare avanti una strategia del terrore”.

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