Da una scritta parte l’allarme: sempre più giovani chiusi in casa, cresce il disagio

19 Febbraio 2022 05:04

In giapponese sono gli “hikikomori”. In pratica chi decide di scappare fisicamente dalla vita sociale, confinandosi in una condizione di autoisolamento. E sempre più spesso è giovane. A volerli contare, questi ragazzi “ritirati dal mondo sociale”, non si riesce. A Piacenza in un anno sono state 43 le famiglie in “carico semi-leggero”, ossia che al Servizio minori e famiglie del Comune hanno chiesto un aiuto economico ed educativo per i loro ragazzi. Eppure gli “hikikomori” sembrerebbero molti di più. Se ne parla dopo che sotto il ponte Paladini, in strada Gragnana, un piacentino ha notato la scritta: “Penso al suicidio ogni giorno, ma giuro che domani la smetto”. L’ha fotografata, postata su Facebook e lanciato un messaggio rivolto direttamente all’autore del graffito: “Hai ragione, ogni giorno solo brutte notizie e tutti tacciono le mille piccole e belle che ci circondano – scrive il piacentino – ogni giorno con l’ansia di un futuro sempre meno roseo, ma non impossibile se lo affrontiamo assieme un problema alla volta. Non contare i likes, ma le volte che hai fatto quattro chiacchiere davanti una birra o cantato una canzone in auto con un amico. Se sei l’autore del graffito o leggendo ti riconosci nella stessa situazione scrivimi in privato, magari sei te che puoi aiutare me. Non aspettare domani per cercare di smettere”.

Il messaggio, partito da una pagina personale di Facebook, ben presto è stato condiviso a macchia d’olio: anche su altri gruppi social di Piacenza e di San Nicolò è apparso, suscitando numerosi commenti. E colpendo tutti.

Del resto a Piacenza sono tante le realtà e le attività di prevenzione e contrasto al disagio giovanile: dal progetto “Exit” appena avviato dal Comune con l’associazione La Ricerca e la cooperativa “L’Arco” alle attività dei centri educativi delle cooperative Eureka, Oltre e Casa del Fanciullo, fino a quelle degli Educatori di strada, presenti al pomeriggio in centro con un’ape car dotata di calciobalilla, due lampade esterne per scaldare e uno stereo per trasmettere musica.

“Il progetto si chiama Apecart – spiega l’educatore Lorenzo De Carli – è nato dall’idea di poter vivere la strada in modo propositivo e aggregativo sia per i ragazzi sia per gli adulti. In pratica con questa apecar portiamo in giro un calciobalilla e un po’ di musica: in sei mesi abbiamo incontrato 100-150 ragazzi. Sono loro che vengono da noi e questo è importante”.

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