Padre e figlio sistemano strada Farosa, antica via tra Ponte dell’Olio e Veleia

23 Febbraio 2022 04:20

Una collaborazione tra pubblico e privato ha fatto sì che l’ultimo tratto di strada Farosa di Ponte dell’Olio, una delle vie del paese che risalgono all’epoca romana, tornasse ad essere percorribile. Strada Farosa è una via che congiunge il centro abitato del comune della Val Nure a Veleia attraverso la collina, passando al Mistadello di Castione, e risulta essere una delle strade alternative alla via Francigena che porta a Roma.

L’iniziativa è di Roberto Guglielmetti, originario di Pradovera, autista in pensione, che, previa autorizzazione da parte del comune, l’ha sistemata con le sue mani: impiegandoci due anni, zappandola, togliendo “montagne” di fango, mettendo sassi e ghiaia, rendendola percorribile, realizzando una cunetta di regimazione delle acque e muretti a secco. Chi frequenta quella strada per le passeggiate (la strada è ripida e si inerpica sulla collina tra un bosco e i campi) ringrazia Guglielmetti per il suo lavoro perché ha valorizzato un antico percorso. Suo figlio Diego e la sua ragazza Ambra, attenti all’ambiente hanno poi provveduto a pulire il bosco circostante.

“Farosa – come scriveva Silvio Cravedi su Libertà nel 1951 – potrebbe riferirsi al fatto che Pontedellolio sorge su una pianura menzionata anche nella tavola traiana, dove era posto il Pago Faraticano”: da qui l’origine della “Farosa” il cui rio omonimo scende a valle nei pressi del paese. Il “pago” era un insieme di villaggi e di borghi dei quali sono rimaste oggi pochissime tracce. Silvana Ratti, memoria storica di Ponte dell’Olio, riferisce che fosse una delle strade che mettevano in comunicazione Ponte con Veleia e Luni (in Toscana) attraverso l’Appennino.

Per Silvana “la toponomastica è di difficile interpretazione. Qualcuno fa riferimento al farro. Da lì, alla base della collina, partivano le processioni per le pestilenze e quella di sant’Anna, protettrice della buona morte, perché lì c’era il cimitero degli appestati. E’ sempre stata una zona che “tende verso il cielo” dove c’è il percorso del “Paradiso”, del “Purgatorio” e dell’ “Inferno”. Già prima dell’800 e fino al ‘900 la strada accoglieva piante di gelso e arrivava a San Bono dove c’era la filanda della seta di proprietà della famiglia Ghizzoni”.

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