Confagricoltura: “Cinghiali troppo numerosi”. In Regione danni per tre milioni di euro

12 Dicembre 2022 15:58

Danni all’agricoltura per tre milioni di euro all’anno a causa della fauna selvatica. Il risultato del report presentato da Confagricoltura Emilia-Romagna nei giorni scorsi. Un dato preoccupante che secondo l’associazione degli imprenditori agricoli serve per rimarcare “la necessità di rispettare gli obiettivi dei piani di prelievo annuali, specialmente per il cinghiale”. Nel 2020 infatti, su 30.000 capi di cinghiale assegnati ne sono stati realmente abbattuti 21.000; nel 2021, su 34.000 solo 26.000.

In questo contesto Confagricoltura Piacenza plaude al lavoro fatto sul territorio provinciale. “I cinghiali nella nostra provincia sono ancora troppo numerosi – sottolinea Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza -, ma apprezziamo il chiaro cambio di passo. Grazie al lavoro di squadra, sollecitato da Confagricoltura Piacenza, e condotto sapientemente dalla Polizia provinciale, in primis dal suo comandante Annamaria Olati e dal commissario Roberto Cravedi, insieme alle squadre di coadiutori con la disponibilità degli Atc e degli Enti Parco. Non ultimo, grazie anche al lavoro di regia svolto sino all’autunno dal consigliere provinciale delegato per la materia, Giampaolo Maloberti”.

“Mentre a livello regionale gli obiettivi di prelievo sono stati mancati, nel nostro territorio lo scorso anno sono stati abbattuti più di 850 capi” – la nota di Confagricoltura Piacenza -. “Il cinghiale è un animale pericoloso sia per l’uomo che per l’economia del territorio, per questo secondo aspetto va sottolineato che rappresenta il principale veicolo di diffusione della peste suina africana una minaccia per il comparto suinicolo”.

“Da parte degli agricoltori – afferma Gasparini – c’è massima disponibilità ed apertura, eventualmente anche prevedendo forme di aiuto ai cacciatori coinvolti negli abbattimenti. Lo dichiaro apertamente perché chi ci risolve il problema dei cinghiali in campo va incentivato. Purtroppo i cacciatori sono sempre meno e spesso si trovano di fronte a tali e tanti ostacoli che desistono dal porre in essere le azioni sistematiche rese necessarie dall’entità del problema. A loro dico: avete tutto l’appoggio degli agricoltori, perché non c’è indennizzo che ristori il danno che questi animali procurano. Sono un pericolo anche per l’incolumità delle persone. Lo abbiamo denunciato un’infinità di volte”.

Ungulati, lepri e fagiani, oche, picchi, cormorani popolano ormai anche i campi periurbani, per non menzionare i crescenti attacchi a bestiame e animali domestici da parte del lupo, un problema troppo sottovalutato. Per risarcire gli agricoltori, si legge nel report redatto dalla Confagricoltura regionale, sono stati spesi 1.790.000 euro di soldi pubblici nel 2021 – somma che include gli importi erogati dalla Regione Emilia-Romagna (1.140.000 euro) e dagli ATC-Ambiti territoriali di caccia per i danni arrecati dalla fauna cacciabile nel rispettivo territorio di competenza (circa 650.000 euro) -, ma ben superiore è stata la perdita di prodotto realmente subita dalle aziende agricole e zootecniche.

“Nell’ammontare dei risarcimenti il danno è ampiamente sottostimato – rimarca Gasparini – non si è tenuto conto delle produzioni agricole di particolare pregio, del danno di programmazione, dei rischi e dei danni biologici derivanti dall’eccesso di fauna selvatica”. Al totale calcolato, prosegue l’analisi, bisogna quindi aggiungere almeno un + 15% (268.500 euro). E non solo. Per avvicinarsi alla realtà, la cifra va ulteriormente maggiorata del 30% (617.550 euro), in considerazione del fatto che molte aziende non hanno potuto accedere al contributo a causa del superamento del limite “de minimis”.

“In sintesi, nel 2021, l’entità dei danni all’agricoltura regionale da fauna selvatica, cacciabile e protetta, è stata pari a 2.676.050 euro e per il 2022 – evidenzia Confagricoltura Emilia-Romagna – possiamo certamente confermare il trend di crescita annuale del periodo 2019-2021 (+25-30%), visto il costante aggravarsi della situazione e la presenza massiccia di animali selvatici non solo in collina e montagna ma anche in pianura”.

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