Alla Calvino il ricordo di Dalla Chiesa, della moglie
e di Marcella Di Levrano

12 Gennaio 2023 10:31

È il 3 settembre del 1982 quando il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie, Emanuela Setti Carraro, vengono crivellati di colpi sulla macchina su cui viaggiavano a Palermo, in via Carini. Vittime di un attentato mafioso.

Quarantuno anni dopo, alla scuola Calvino di via Boscarelli, davanti a una folta platea di ragazzi, il fratello di Emanuela, Paolo Setti Carraro, ha ricordato e raccontato sua sorella. Insieme a lui anche Marisa Fiorani, la mamma di Marcella Di Levrano uccisa nel 1990 dalla Sacra Corona Unita. A invitarli, accompagnandoli poi all’Isii Marconi per incontrare gli studenti della scuola e dei licei Colombini e Gioia, è stata la referente di Libera Piacenza Antonella Liotti. “Lui era una persona che aveva una particolare attenzione per la giustizia sociale – va avanti Setti Carraro – in questo erano uguali, lui ed Emanuela: l’attenzione ai fragili della società e ai problemi sociali li univa”. Nell’aprile del 1990 è una giovane mamma a morire: si chiama Marcella Di Levrano, ha 26 anni, una bambina di cinque.

“La storia di Marcella appartiene a tutti noi – spiega la mamma di Marcella, Marisa Fiorani – è il 24 giugno 1987 quando Marcella entra in questura a Lecce e racconta tutto di quel mondo: fa nomi e cognomi, fa la scelta che tutti avrebbero dovuto fare. Sceglie di raccontare tutto, ma di non firmare nulla: eppure quello che dice viene registrato, a sua insaputa, e poi trascritto dopo tre anni e usato al primo maxi-processo alla Sacra Corona Unita fatto nel 1990”. A quel procedimento Marcella avrebbe dovuto essere una delle testimoni, ma non va così: la ragazza viene ammazzata con una pietra e solo l’anno scorso, dopo 32 anni dalla sua morte, lo stato ha riconosciuto Marcella vittima innocente di mafia.

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