“Non sei una brava donna musulmana”. Marocchino a processo per violenze

25 Maggio 2023 19:07

“Non sei una brava donna musulmana, prima di uscire devi chiedere il permesso, e per tua fortuna siamo in Italia, perché se eravamo in Marocco ti avrei già fatta a pezzi”. Questa le minacce che sarebbero state rivolte ad una donna marocchina dall’allora marito marocchino quarantenne, oggi detenuto nel carcere di Forlì.
Giovedì 25 maggio l’uomo è arrivato in tribunale a Piacenza per rispondere dell’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti della moglie. Violenze sessuali che – sempre secondo l’accusa si sarebbero ripetute nel tempo fino al 2021.

I fatti ricostruiti in aula hanno tratteggiato una situazione di una famiglia seguita dai servizi sociali, con l’uomo che rientrava spesso tardi la sera ubriaco, la vittima: donna delle pulizie, secondo il marito non sarebbe stata una scrupolosa donna musulmana, come ha raccontato in aula un agente di polizia accorso nella casa di questa famiglia nel luglio del 2021. La lite era scoppiata perché lei era tornata a casa alle 21.45. La donna però si era ribellata al marito dicendogli: ”Io sono stata da mia sorella che fa parte della mia famiglia e quando sono da lei non devi chiamarmi. Lui in effetti, come ricostruito in aula l’aveva chiamata 13 volte quel giorno, senza ottenere risposta. Ha poi deposto una collega della donna: “aveva un marito molto geloso che le ordinava di non indossare la gonna. Non mi ha mai riferito di abusi sessuali e di essere stata picchiata”.

Un’altra collega: “La moglie dell’imputato mi ha detto che lui tornava a casa ubriaco e che la voleva e ogni volta era una lite. Una volta in cui lui era particolarmente aggressivo, la mamma aveva gridato alla figlia adolescente di chiudersi in camera e la ragazza, per non sentire quello che stava accadendo, era scappata da una finestra”.

Ha poi deposto un assistente sociale che ha ricordato le confessioni di violenza sessuale patite dalla vittima a lei confidate, la quale vittima nonostante tutto aveva accolto agli arresti domiciliari il marito per evitargli il carcere.

Il processo è stato rinviato a novembre per sentire altri teste.

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