“Sul Pendolino deragliato trovai il finimondo. Da allora sono volontario”

03 Febbraio 2025 15:51

Il ricordo di quel giorno fa ancora tremare le mani anche se sono passati 28 anni. La data che ha cambiato la vita al ferroviere Ettore Costa è domenica 12 gennaio 1997. Era in servizio al primo binario ovest della stazione di Piacenza, doveva consegnare i documenti al treno in arrivo, ma all’improvviso un boato ha interrotto il suo cammino.

Quando la nube di polvere si è dissolta davanti ai suoi occhi ha visto la carrozza di un treno squarciata da un palo: era il Pendolino ETR 460 deragliato a pochi metri dalla stazione di Piacenza.

“Quando ho realizzato quanto accaduto, sono salito sul vagone e lì ho visto il finimondo. C’erano feriti, morti e detriti. Poi ho notato una donna viva, era una signora russa ed era incinta, non parlava italiano e non era ferita. Poco dopo ho visto un volto amico, un vigile del fuoco che era salito dall’altra parte della carrozza e insieme abbiamo condotto fuori la donna incinta. Per le persone ferite in modo grave non sapevo cosa fare. I soccorritori sono arrivati in pochi minuti e io dato una mano a portare fuori i feriti che si reggevano sulle loro gambe. Il mio volto era diventato una maschera di sangue”.

Un pomeriggio rimasto indelebile nella memoria e che ha segnato uno spartiacque nella vita del piacentino allora 50enne e volontario di Protezione civile in qualità di sommozzatore. “Dal punto di vista lavorativo non sono più riuscito a fare i turni sul binario ovest. Per il tempo libero ho invece scelto di diventare volontario del soccorso e così ho seguito il corso della Croce Bianca. Da allora non ho più lasciato l’associazione”.

Innumerevoli gli scenari drammatici che il volontario ha affrontato ma, grazie ai corsi di formazione, non ha più avuto la sensazione di non sapere cosa fare, come quella maledetta domenica del Pendolino. Ogni 12 gennaio, Costa partecipa alla commemorazione. “Quella tragedia sconvolse tutta la città che ancora oggi partecipa, la cerimonia con i familiari delle vittime è sempre molto sentita” commenta.

Dopo due decenni di servizio come autista soccorritore, Ettore Costa da alcuni anni è una colonna portante della cucina dell’associazione che ogni settimana prepara un centinaio di pasti per i volontari in servizio e lancia l’appello: “Abbiamo bisogno di cuochi, l’impegno è di un giorno alla settimana dalle 9 alle 14”.

Marito, padre e nonno, sono molte le soddisfazioni avute nella vita, e quella del volontario ne ha aggiunte tante altre. “Sono riuscito a portare in associazione diversi amici, lo consiglio a tutti. Si torna a casa felici di aver fatto qualcosa per gli altri”.  

IL SERVIZIO DI NICOLETTA MARENGHI

 

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