La storia di “M”, “invisibile” difficile da aiutare per colpa della burocrazia
06 Febbraio 2025 02:12
La vita di M. è comune a quella di tanti di noi, più o meno. Dentro quel “più o meno” però c’è tutto quello che non c’è. Una casa, un lavoro, una vita “normale” come comunemente la si intende.
M. è uno degli “invisibili” anche se invisibile non lo è per quasi nessuno: lo si vede in centro a chiedere l’elemosina, molti sono i commercianti che lo conoscono e che – ognuno a modo suo – lo aiutano, a volte passandogli un pezzo di focaccia o anche semplicemente con un saluto cordiale.
una casa vicino ai binari
La casa di M. è invisibile come lui: non la si vede immediatamente, ma è facile da raggiungere, molti sanno che abita lì a due passi dai binari, con la rete su cui stende il bucato perché al pomeriggio lì picchia un bel sole, anche in inverno.
Aveva una stufa M., regalata da una persona che da anni lo conosce: ma qualcuno gliela ha rubata. “Le cose, a lasciarle lì, a volte spariscono” spiega laconicamente. Per questo lui la casa non la lascia: “Dove non vanno i miei cani non vado neppure io” spiega. Appena arriviamo ci mostra una borsa di plastica: dentro ci sono alcuni pezzetti di carne fresca, “me li ha dati un macellaio del centro, sono i rimasugli dei tagli e adesso li cucino” spiega M. soddisfatto. Quel pasto sfamerà tutta la famiglia.
difficoltà per l’assistenza sociale
M. è papà e suo figlio, arrivato in Italia per fare il muratore in nero e poi caduto da un’impalcatura e infortunato a una gamba, vive con lui. In Romania, che è il Paese da cui è arrivato una decina di anni fa, ha ancora dei familiari. È proprio in virtù della sua origine – di cittadino comunitario – che dai servizi sociali fanno sapere che per aiutarlo, M. – ma soprattutto suo figlio – dovrebbe rispondere ad alcuni requisiti: “Il tema è che per l’iscrizione anagrafica occorre dimostrare di avere un reddito di circa 6.900 euro lordi annui, corrispondente all’importo dell’assegno sociale – spiega l’assessora Nicoletta Corvi – a questo si aggiunge la copertura sanitaria che è passata da 400 euro a 2 mila: per loro significherebbe 4 mila euro, che è una cifra veramente altissima. Purtroppo M. e suo figlio non rientrano in nessuno dei requisiti previsti per intervenire e in questi anni non sono stati in grado di rientrarvi: le regole però sono queste e sia i servizi sociali sia il servizio sanitario non possono fare praticamente nulla in una situazione che non presenta elementi di regolarità. Negli anni scorsi attraverso la Caritas era stato pagato loro il tesserino sanitario con cui hanno potuto accedere gratuitamente alle cure. Ma risulta difficile oggi riuscire ad aiutarli in altro modo”.
una situazione difficile da risolvere
Ognuno forse ha le sue ragioni: da una parte il Comune che per intervenire ha bisogno di requisiti specifici da poter incasellare, dall’altra M. che di incasellato non ha nulla se non l’affetto per i suoi cagnolini. Un mese fa uno è scappato, è stato portato al canile ed M. è stato multato: lui non pagherà la multa (come potrebbe, del resto?) e il cane, in sequestro amministrativo, è destinato a stare in canile o magari a essere adottato da qualcun altro. Quando lo ha saputo M. ha pianto, poi ha cercato una soluzione. La sta cercando ancora, anche se non è detto che la trovi. Intanto tira avanti.
FOTO MARCO ZANELLA – CESURA
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