Capossela entusiasma il pubblico di Veleia cantando la storia. Stasera Barbero

24 Luglio 2022 16:53

Recensione di Donata Meneghelli

“L’amore apre i cancelli allo zoo interiore che ci portiamo dentro. Attiva in noi il lupo, il coccodrillo e la sirena, ci rende parenti stretti del licantropo, del corvo e dell’asino selvaggio, ci rende credibili la fenice e l’unicorno. Mette in moto e rivela un intero bestiario d’amore, perché l’innamorato è un mostro, sopraffatto dalla necessità di mostrarsi. Non potendo evitare l’amore lo celebreremo quindi in forma di bestiario usando tutte le allegorie che la natura animale offre”.

E’ la promessa di Vinicio Capossela, pienamente onorata sabato sera al Festival del teatro antico di Veleia, dove ha portato il suo concerto teatrale “Bestiario d’amore”, conducendo il pubblico in un viaggio straordinario. L’eclettico e raffinatissimo cantautore era in scena con i suoi musicisti fidati e un parco strumenti straordinario. Questa sua opera in musica (con gli arrangiamenti di Stefano Nanni) si compone di brani di ambientazione trobadorica, ad ideale prosecuzione del suo viaggio nel medioevo fantastico di “Ballate per uomini e bestie” (2019).

Capossela è come l’aedo della sua canzone (dall’indimenticabile album “Marinai, profeti e balene”): “Canta la storia come ci fosse stato come se avesse visto prima di essere nato”. In lui confluiscono spiriti dionisiaci, parole di antichi poeti, corpi dei chierici vaganti, ironie di artisti di corte, fantasie dei trovatori medioevali. Per il “Bestiario d’amore” riprende un testo letterario minore, scritto da un alchimista del ‘200: Richard de Fournival, che usò gli animali non come allegorie di virtù e vizi umani, ma per convincere la donna amata ad amarlo, cosa per la quale tutte le canzoni amorose che le aveva scritto non erano servite. Perché lo faceva, allora? “Perché anche nella sofferenza gli dà piacere per la bellezza che sta nel cantare”.

Ed il piacere del canto, del movimento, del corpo, il pubblico lo vive con canzoni che restano nella memoria: “Come una rosa”, “Troia Brucia”, “Che coss’è l’amor”, “Il ballo di San Vito” e “Maraja”, Generoso, per il bis, Capossela infila la testa animale e ci offre “Il testamento del porco” (da “Ballate per uomini e bestie”). Prima di congedarsi, ci fa assaggiare un inedito che anticipa il suo prossimo progetto: una lettera politica di Ariosto da lui musicata. Vi ripete: “Se il senno è sulla luna, vuole dire che in terra non è rimasta che follia”.

Questa sera, nella meravigliosa cornice dell’area archeologica di Veleia, sarà Alessandro Barbero l’ultimo protagonista dell’apprezzata rassegna culturale. Il docente di storia medioevale guiderà il pubblico tra le curiosità e i miti che avvolgono la figura dell’imperatore Costantino.

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