Stefano Bonaccini: “I tagli del Governo faranno chiudere diverse scuole in regione”

20 Febbraio 2023 16:05

Sulla riorganizzazione della rete scolastica, la Regione Emilia-Romagna fa ricorso alla Corte costituzionale contro la norma del Governo. Per il presidente Stefano Bonaccini si ratta di “tagli inaccettabili, ridimensionamento che porterà a chiusure di istituti nelle aree interne e nei comuni di montagna. Un grave attacco alla scuola pubblica”.
Nell’ultima legge di bilancio è stato deciso l’innalzamento a 900 della soglia minima di studenti per poter avere una autonomia scolastica con un proprio dirigente: in questo modo in Emilia-Romagna ne verranno cancellate almeno quindici. Il sottosegretario Baruffi: “Non rispettate Costituzione e competenze regionali”

La Giunta regionale ha quindi formalizzato la costituzione in giudizio davanti alla Consulta contro le parti della Legge statale di Bilancio sulla riorganizzazione della rete scolastica, nelle quali si alza a 900 studenti la soglia minima per poter avere una autonomia scolastica con un proprio dirigente, col rischio, di fatto, di accorpamenti e riduzione del numero delle autonomie, e quindi delle scuole gestite dalle stesse, in particolare nelle aree interne, periferiche e nei comuni montani. (Tecnicamente, il ricorso riguarda l’articolo 1, comma 557, e l’articolo 1, commi 558-561, della Legge 197 del 29 dicembre 2022 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025”).

Sostanzialmente, la Regione solleva una questione di legittimità costituzionale perché ritiene che le norme del provvedimento deciso dal Governo siano lesive delle competenze regionali in materia di dimensionamento della rete scolastica. Oltre che dei principi di leale collaborazione e sussidiarietà e di rispetto delle procedure di coordinamento Stato-Regioni in materia di scuola. Altro elemento che induce la Regione a ricorrere al giudizio della Corte è la valutazione secondo cui non possa essere un obiettivo dello Stato la riduzione del numero delle istituzioni scolastiche, perché questo è in contrasto con i principi di ragionevolezza e di buon andamento dell’amministrazione, così come sono indicati dalla Costituzione.

“Il provvedimento del Governo – sottolineano il presidente Bonaccini e l’assessore alla Scuola Paola Salomoni – taglia le autonomie scolastiche per risparmiare sul costo dei dirigenti scolastici e dei direttori dei Servizi generali. Un intervento che colpisce un servizio fondamentale e un bene pubblico come la scuola in una regione, va ricordato, nella quale si è già lavorato alla razionalizzazione della rete scolastica in collaborazione con Enti locali e Ufficio scolastico regionale, cercando di mettere studenti e famiglie al primo posto. Tagliare in questo modo, come vuol fare invece il Governo, mette a rischio le scuole in montagna e nelle aree interne periferiche”. Quali le conseguenze? “Secondo quanto previsto dal Governo, in Emilia-Romagna il taglio previsto sarà di 15 posizioni di dirigenti scolastici e direttori dei Servizi generali e amministrativi in tre anni. E questo comporterà la necessità di riorganizzare la rete scolastica, accorpando istituzioni scolastiche che già hanno una media di più 1.000 studenti per autonomia scolastica, con punte di quasi 1.200 studenti di media nelle scuole superiori di II grado”.

“Porsi come obiettivo la riduzione graduale del numero delle istituzioni scolastiche è inaccettabile – sottolinea il sottosegretario Davide Baruffi– e chiediamo alla Corte costituzionale di intervenire perché questo articolo della Finanziaria è in contrasto con tutti i principi del diritto allo studio e con l’articolo 3 della costituzione. Oggi in Giunta daremo quindi formalmente incarico a un giurista e costituzionalista di istruire e presentare ricorso alla Consulta”.

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