Crescono gli immigrati, nel piacentino sono al 15.3%. Vaghini: “Necessari al lavoro”

24 Febbraio 2023 18:32

Con oltre 43mila residenti stranieri Piacenza si conferma, al 31 dicembre 2021, la provincia della regione Emilia-Romagna con la più alta percentuale rispetto ai residenti totali, al 15,3% a pari merito con Parma. Un numero in crescita dell’1,9% rispetto all’anno precedente. La media regionale è del 12,8%. Equa la distribuzione tra maschi e femmine.

I dati sono stati forniti dal dossier statistico Immigrazione elaborato dal Centro studi e ricerche Idos, elaborato su base Istat e presentato giovedì 23 febbraio 2023, presso la sede regionale della Cisl.

I soggiornanti non comunitari sono invece poco meno di 29mila, in calo rispetto al 2019 del 3,1%. Tra le motivazioni principali ci sono quelle familiari (al 46,6%) e quelle di lavoro (31,7%). La percentuale di soggiornanti non comunitari titolari di protezione è del 7,1%, mentre i richiedenti asilo sono il 6,9%. Nel 2021 ci sono stati 2mila nuovi permessi di soggiorni rilasciati di cui il 57% per motivi di famiglia e il 17% per lavoro.

LAVORO – In Emilia-Romagna gli stranieri occupati nel 2021 sono 258.000 (su un totale di stranieri residenti di 566mila, rappresentano il 13,0% dell’occupazione totale e producono il 10% del Pil regionale che ammonta in totale a 16 miliardi di euro. Al 75%sono occupati nei servizi alla persona e attività domestiche.

Nello scorso anno (2022) nel Piacentino le assunzioni di stranieri sono state 13.602, di cui 2.200 a tempo indeterminato, 5.500 a termine e 4.300 in somministrazione.

ANALISI  – Fin qui i numeri. “Ma quello che emerge – spiega Michele Vaghini, segretario Cisl per Parma e Piacenza – sono quattro aspetti che devono far riflettere”.

Il primo è un errore in partenza sull’analisi delle motivazioni che spingono queste persone a venire in Italia: “Si pensava, sbagliando, che fossero ospiti temporanei, mentre i fatti dimostrano che la loro intenzione è quella di vivere, lavorare e mettere su famiglia”. Da qui la necessità di un cambio di approccio e di pensiero.

“In secondo luogo è necessaria una costante e attenta verifica delle loro condizioni di lavoro – prosegue Vaghini -, per evitare che si ripetano situazioni di lavoro sommerso e di caporalato come scoperto nel Piacentino anche di recente”.

Il terzo punto da prendere seriamente in considerazione è in relazione alla denatalità del popolo italiano. “La presenza degli stranieri è necessaria per coprire le attività produttive scoperte, dall’agricoltura all’edilizia – spiega il segretario sindacale – ed è fondamentale creare le condizioni affinché siano regolarmente inseriti nel tessuto produttivo”.

L’ultima analisi riguarda i giovani studenti: “ Nelle scuole dell’Emilia Romagna ci sono 100mila bambini nati in Italia ma senza cittadinanza italiana. Questa situazione deve far riflettere – conclude Vaghini, non solo a pivello provinciale o regionale, ma a livello delle istituzioni nazionali”.

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