Pomodoro, Confagricoltura: “Trattativa in stallo, prezzi fuori contesto”
29 Aprile 2023 16:23
“Ancora fumata nera per l’accordo quadro del pomodoro da industria mentre gli agricoltori stanno in queste ore procedendo comunque alle necessarie operazioni di campagna”. Lo rende noto Confagricoltura Piacenza.
“La trattativa si è arenata non certo per la mancata responsabilità della parte agricola – commenta Marco Casagrande, direttore di Confagricoltura Piacenza -; il mondo agricolo, che in questa trattativa è unito e concorda su considerazioni assolutamente concrete, non comprende l’attuale atteggiamento della parte industriale che rifiuta di considerare che a questo punto non ha più senso parlare di prezzo di riferimento dato che, di fatto, è già stato fissato sia a livello italiano che a livello mondiale dai due paesi nostri maggiori competitor, California e Spagna, a 150 euro la tonnellata”.
L’associazione degli imprenditori agricoli ricorda inoltre che tale quotazione è la medesima ratificata e presa a riferimento per la campagna 2023 anche da parte di anche una delle più importanti realtà italiane di trasformazione del pomodoro, con oltre 500mila tonnellate di pomodoro lavorato.
“La parte industriale ha invece più volte interrotto le trattative proponendo prezzi di riferimento fuori dal contesto – prosegue Confagricoltura Piacenza -, che non tengono conto né dell’incremento dei costi produttivi né delle altre quotazioni fissate a livello mondiale”.
“Non sono comprensibili le remore – spiega Casagrande – nel considerare una base di trattativa a 15 euro al quintale nel momento in cui la Spagna ha fissato un siffatto prezzo di riferimento. Gli agricoltori del bacino del nord Italia mostrano già una mano tesa se si dichiarano disponibili a ragionare attorno a questa quotazione, dato che da sempre le quotazioni spagnole sono inferiori ai prezzi italiani e la Spagna non ha le invise e aleatorie tabelle qualitative che in corso di campagna, al lato pratico, si sono sempre dimostrate uno strumento a disposizione dell’industria per piegare ulteriormente il prezzo a proprio favore”.
“Quello che ci si aspetta ora – conclude Casagrande – è che venga riconosciuto il prezzo già ratificato del mercato, ci auguriamo infine che non si voglia screditare la qualità di un prodotto eccellente e che per essere tale richiede capacità produttive, know-how e investimenti unici al mondo”.
Sul mancato accordo per la gestione dalla prossima campagna di trasformazione del pomodoro nel bacino Nord Italia interviene anche Anicav, l’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali. “In considerazione dell’attuale distanza negoziale che potrebbe incrinare il modello virtuoso di relazioni di filiera, la delegazione industriale che ha partecipato all’ultimo incontro tra le parti ha proposto importanti novità in termini di ammodernamento contrattuale, proprio con l’obiettivo di raggiungere un accordo nel più breve tempo possibile” spiega la nota dell’associazione, che prosegue: “La proposta prevede un contratto biennale (2023 e 2024) con l’intento di sostenere la stabilità del settore, assicurando un equo compenso per i produttori agricoli, e al contempo, una migliore ed efficace programmazione delle produzioni. Il prezzo medio di riferimento proposto, fisso per i due anni, è di 135€/t, superiore del 24% rispetto allo scorso anno. Questa cifra comporterebbe un esborso, per le sole Imprese associate ad ANICAV, di circa 50 milioni di euro, collocando il pomodoro da industria tra le colture più remunerate. L’industria, pur consapevole di una maggior esposizione ai rischi derivante dalla durata biennale dell’accordo proposto, si è dunque resa disponibile a fornire nuovi e concreti elementi negoziali. In un mercato caratterizzato dalla grande volatilità dei prezzi delle colture, l’accordo biennale rappresenta una importante novità per il settore agricolo, garantendo certezze e continuità delle produzioni. E ancora, al fine di riuscire a trovare comunque un’intesa, la delegazione trattante di ANICAV, in modo chiaro, certo e trasparente, come di consuetudine, ha proposto anche un’alternativa: un contratto annuale con un prezzo medio di riferimento ancora maggiore, anche in considerazione dell’incognita siccità, pari a 140€/t e superiore del 29% rispetto al 2022. Si auspica che le proposte vengano valutate con determinazione, senso di responsabilità e forte spirito collaborativo, per la tenuta di un comparto che rappresenta certamente il fiore all’occhiello della produzione e della trasformazione alimentare italiana”.
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