CRV – Covid: confronto-scontro in Quinta commissione su gestione pandemia in Veneto

05 Maggio 2021 15:36

Lungo e serrato confronto in commissione Sanità del Consiglio veneto sulla gestione regionale della pandemia da Covid 19 tra il presidente Luca Zaia, affiancato dall’assessore e dai tecnici della sanità, e i consiglieri regionali. Un confronto sollecitato dai consiglieri delle opposizioni, per fare chiarezza sui contenuti della trasmissione di RaiTre ‘Report’ di lunedì 26 aprile, e svolto in commissione anziché in Consiglio (anche se il teatro è stata sempre l’aula consiliare e ha impegnato l’intero pomeriggio, facendo slittare la seduta consiliare) per dare modo di intervenire anche ai tecnici regionali.

“Non ho nulla da nascondere, io e miei tecnici in questi 15 mesi ci abbiamo messo la faccia ogni giorno, e posso accettare che qualcuno accosti i numeri della mortalità in Veneto a incuria – sono state le conclusioni di Zaia – Chi pensa che ci siano state illegalità o gestione maldestra denunci alla Procura”.

Nella sua relazione a braccio (‘non ho nulla di scritto, ma ho chiesto alla presidente Sonia Brescacin di trasmettere tutto in Procura”) – iniziata dopo oltre mezz’ora di tensione tra maggioranza e opposizione sulla gestione delle modalità e dei tempi del confronto, stemperata dallo stesso Zaia –  il presidente della Regione ha ripercorso le diverse fasi della pandemia in Veneto e le strategie adottate dal 31 gennaio 2020, dall’approvazione del piano pandemico regionale (‘unica regione in Italia’) alle future tappe della campagna vaccinale, mettendo sempre l’accento sull’imprevedibilità del virus.

Sostanzialmente ‘inspiegabile’ – per il presidente del Veneto – la violenza dell’ondata di contagi registrata in Veneto negli ultimi due mesi del 2020, così come risultano inspiegabili i numeri relativamente bassi in Veneto della prima ondata, “quando – ha detto – mentre Codogno era in ginocchio, il Veneto con il Carnevale di Venezia in corso (sospeso solo per l’ultimo giorno) registrava pochi contagi”. “Nella terza fase dell’epidemia, invece, sono morti più ‘nonni’, almeno 7 mila, rispetto alla prima fase quando non avevamo a disposizione mascherine, strumenti diagnostici e protocolli di cura”.

Nell’aula del Ferro-Fini Zaia ha difeso a spada tratta il lavoro fatto, il metodo di squadra e le decisioni assunte: dalla prima ‘zona rossa di Vò”, alla scelta di potenziare la diagnostica affiancando ai tamponi molecolari i test antigenici rapidi, dall’acquisto di mascherine e respiratori in proprio, alla decisione di non riaprire le scuole a gennaio. “Siamo stati i primi ad istituire la ‘zona rossa’, i primi a fare i tamponi a tutti gli asintomatici, a spingere al massimo le nostre microbiologie per fare i test molecolari (2400 al giorno) e a fare gli screening di massa con i test rapidi, ad utilizzare i monoclonali, a sequenziare il virus individuando la variante inglese. E ora siamo i primi a livello nazionale per numero di vaccinati ogni 100 mila abitanti: prima dell’estate riusciremo a vaccinare anche i 50enni”.

La gestione del Covid 19 in Veneto – ha ricordato Zaia – ha richiesto una spesa straordinaria di 700 milioni e l’assunzione nel servizio sanitario di 5.068 operatori in più, tra medici, infermieri e Oss, incrementando l’organico del 10 per cento.

“Forse in questi 15 mesi abbiamo avuto una colpa, quella di esserci preoccupati”, ha detto, rivolto ai consiglieri di palazzo Ferro-Fini. ”Non sono qui per cercare giustificazioni o per farmi processare – ha aggiunto – io e i miei tecnici abbiano adottato decisioni sempre codificate, sancite dalla legge, condivise con l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute. Non accetterò mai che qualcuno associ me e i miei collaboratori ad una presunta incuria e mancanza di rispetto per le persone. Speravo che in questa tragedia, che ci è costata sinora oltre 11 mila morti, scattasse una sorta di ‘no fly zone’, invece per alcuni non c’è nulla che abbia funzionato. Se siete convinti che ci sia stato qualcosa di illegale o una gestione maldestra – ha chiuso Zaia rivolto ai consiglieri di minoranza, tra gli applausi della maggioranza– abbiate le ‘palle’, finita questa seduta, di presentare una denuncia alla magistratura”.

Oltre al presidente ha preso la parola l’assessore alla sanità e sociale Manuela Lanzarin, che si è soffermata sulla gestione delle 330 case di riposo in Veneto e sul lavoro del Dipartimento regionale di Prevenzione: “Il Veneto sta coordinando tutti i tavoli nazionali in virtù dell’esperienza maturata e delle competenze in campo– ha scandito- e ha scritto le linee guida nazionali per la riapertura delle case di riposo che domani la Conferenza delle Regioni consegnerà all’Istituto superiore di Sanità, in attesa che il governo corregga il Dpcm del 6 marzo scorso”. “Ben venga la ricomposizione e la ripartenza della commissione regionale d’inchiesta sulle case di riposo – ha aggiunto – perchè ci consentirà di fornire materiali utili per un settore strategico e vulnerabile, che manca di una programmazione nazionale e necessita di una riforma a livello centrale”.

Lo studio del prof. Crisanti sulla scarsa efficacia dei test antigenici rapidi, al centro delle critiche mosse dalla trasmissione Report, è stato oggetto degli interventi dei tecnici. Il dg dell’area sanità e sociale del Veneto Luciano Flor, che ha portato in aula copia dello studio, così come pubblicata solo pochi giorni fa nella piattaforma di pre-print: la piattaforma scientifica premetta che tale studio “non dovrebbe essere usato per la pratica clinica”. La direttrice dell’istituto Zooprofilattico delle Venezie Antonia Ricci, dopo aver denunciato la tardiva condivisione della sequenza del virus di Vo’ “rimasta nel cassetto per almeno 12 mesi sottraendo così un patrimonio prezioso per la comunità scientifica”, ha spiegato la validità e l’affidabilità dei test rapidi per la frequenza di utilizzo, la rapidità e l’accessibilità. “I test antigenici sono i migliori per monitorare le case di riposo – ha aggiunto il direttore delle Microbiologie del Veneto, Mario Rassu – nonché per la popolazione scolastica”.

Sull’affidabilità della banca dati della Regione Veneto nel classificare i pazienti Covid presi in carico tra sintomatici e asintomatici – altro elemento di criticità evidenziato dalla trasmissione Report – ha offerto dettagliate spiegazioni la responsabile del Dipartimento di prevenzione Francesca Russo. “Nessuna forzatura del data-base dei monitoraggi – ha riassunto – anzi l’andamento appiattito della curva dei contagi da gennaio in poi testimonia che è stato fatto il massimo per contenere l’epidemia, individuando ed isolando il maggior numero possibile di soggetti positivi”.

Ulteriori elementi di ricostruzione dell’operato veneto nel contenimento della pandemia sono arrivati dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico Mario Saia, direttore del governo clinico dell’Azienda Zero (che ha fornito i numeri sulla partecipazione del professor Crisanti all’attività del Cts), nonché dall’ingegner Paolo Fattori della struttura di progetto di potenziamento della rete ospedaliera e da Paolo Rosi, direttore del dipartimento Suem 118, in merito alla disponibilità di 1016 posti di letto di terapia intensiva attivabili in Veneto nell’arco di 48 ore. “Nel picco dell’emergenza pandemica, il 31 dicembre scorso – ha ricordato Rosi – i posti di terapia intensiva utilizzati sono stati 700, non abbiamo quindi mai raggiunto la capacità massima, target da scenario apocalittico, disegnata con il piano regionale di attivazione o riconversione progressiva”.

Roberto Toniolo, direttore generale dell’Azienda zero, ha illustrato costi, spesa ed impiego dei test diagnostici, tra molecolari e antigenici. In merito a quanto diffuso dai media, Toniolo ha specificato: “Non ho fatto nessuna denuncia o esposto nei confronti del professor Crisanti: Azienda Zero ha solo inviato una relazione informativa alla Procura di Venezia che ricostruisce la cronologia delle attività svolte”. Infine il dg dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, Francesco Benazzi, è intervenuto sulla riorganizzazione dell’ospedale di Montebelluna a dicembre, nel corso della terza ondata del virus, in replica alle affermazioni della trasmissione ‘Report’.

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