CRV – “Il Milite Ignoto… al combattente senza i fiori del ritorno…”

23 Novembre 2021 16:43

E’ stato presentato a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il libro di Antonio Guglielmi e Paolo Volpato, “Il Milite Ignoto … Al combattente senza i fiori del ritorno…”, edito da Agorà Factory, con l’introduzione dello storico Paolo Pozzato. Si tratta del decimo volume delle serie dedicata alla Grande Guerra, con il Patrocinio del Consiglio regionale del Veneto, di Confartigianato Vicenza e della Fondazione Monte di Pietà di Vicenza.

Il Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha introdotto la presentazione, portando i saluti istituzionali e ricordando che si tratta “di una impresa editoriale non marginale, complessa e articolata, affidata a studiosi di grande rilevanza, un’opera con la quale abbiamo celebrato il Centenario di quel conflitto che segnò in maniera profonda il nostro Veneto e che idealmente si potrebbe chiudere appunto con l’anniversario di quest’anno, 1921 – 2021. Tuttavia, proprio la vicenda del Milite Ignoto mi porta a dire che questa storia non è ancora chiusa. Ci sono troppi interrogativi aperti. Questo volume dà alcune risposte ma, come capita sempre con gli studi seri e la vera ricerca, pone nuovi interrogativi”.

“Potremmo chiederci il perché delle grandi assenze di quei giorni tra ottobre e novembre del 1921 – ha aggiunto il Presidente – Perché, ad esempio, Gabriele D’Annunzio declinò ogni invito? Questo studio cerca di dare qualche risposta, ma io credo che nelle grandi assenze si possano leggere delle profonde contraddizioni che ancora oggi persistono: Luigi Cadorna, applaudito dalla folla, ossequiò la salma a Firenze, ma a Roma non c’erano, oltre a D’Annunzio, neanche Mussolini, che abilmente si tenne in disparte, ma nemmeno il generale Diaz, in quei giorni impegnato in missione negli Stati Uniti. Sorge il sospetto, e forse più di un sospetto, di una cerimonia studiata nei minimi particolari non per celebrare un soldato a nome di tutti i soldati, una vittima a nome di tutte le vittime, non solo militari ma anche civili che quella guerra aveva fatto, un italiano a nome di tutti gli italiani, ma per erigere un monumento a casa Savoia e a Vittorio Emanuele III, nel bel mezzo di una vera e propria guerra civile che stava dilaniando il paese e che, di lì a un anno, avrebbe visto il sovrano non firmare lo stato d’assedio proposto dal Primo ministro Luigi Facta, aprendo così la parentesi del Ventennio”.

“Ma in quel mese di ottobre del 1921 era accaduto anche dell’altro – ha ricordato Ciambetti – Pur in uno scenario di autentica guerra civile, il popolo italiano, donne, bambini vecchi, reduci, indipendentemente dal credo politico e dal ceto sociale, si trovò commosso a piangere e salutare quel milite senza nome, preso a simbolo di tutte le sofferenze passate dai nostri soldati e dai cittadini che avevano sopportato grandi sacrifici e grandissime privazioni, a maggior ragione nel nostro Veneto, attraversato dalla prima linea per l’intero corso del conflitto e trasformato in una immensa retrovia carica di contraddizioni e non priva di dolore, paure  e rischi, come vediamo ancor oggi nelle ferite di questa città che ci ospita, Venezia, la prima ad essere bombardata già il 24 maggio del 1915”.

“Ancora oggi, la contrapposizione tra la sabauda cerimonia ridondante del 4 Novembre 1921 a Roma e la composta pietà popolare nel tragitto da Aquileia alla Capitale, lascia attoniti ma segna una divaricazione su cui dovremmo riflettere – ha evidenziato il Presidente del Consiglio – Forse è anche per questa divaricazione se in Italia non si è ancora provveduto a restituire dignità e l’onore sottratto a quei soldati ingiustamente fucilati nelle tragiche decimazioni, o a seguito di ingiusti processi sommari, se non persino per improvvisi inalberamenti di questo o quel generale. Sono più di un migliaio i soldati italiani che da cento anni attendono la loro riabilitazione ufficiale e la restituzione dell’onore che fu loro rubato. Ho presentato una Proposta di legge per sanare quel ‘vulnus’ indegno di uno Stato democratico. Le ferite della Grande Guerra sanguinano ancora e l’omaggio tributato in Veneto quest’anno alla memoria del Milite Ignoto, le iniziative che si sono moltiplicate nel territorio, lo stesso spettacolo “Il figlio ritrovato”, basato sui monologhi del tenente Augusto Tognasso, proposto dal Comando Forze Operative Nord di Padova dell’Esercito Italiano e sostenuto dal Consiglio regionale, la folla che nelle stazioni si è raccolta attorno al Treno della memoria, dimostrano che una gran parte dell’opinione pubblica italiana prova un sentimento profondo per le vittime di quel conflitto, ribadendo il concetto sintetizzato in maniera perfetta da Francis Scott Fizgerald, ‘Odio la Guerra, ma amo coloro che l’hanno fatta’”.

“Con questo stesso spirito e in perfetta adesione al dettato Costituzionale per cui l’Italia ‘ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali’ – ha concluso Roberto Ciambetti – oggi presentiamo questo volume che mi auguro possa avere larga circolazione e lettura. E credo che sia doveroso celebrare la figura del Milite Ignoto, che rappresenta tutti i caduti, anche oltre il Centenario 1921/2021, perché il nostro Veneto è stato protagonista di quel conflitto e ha pagato un prezzo elevato”.

Lo storico e membro della Società Italiana di Storia Militare, Paolo Pozzato, ha sottolineato “la capacità degli autori, da una parte di contestualizzare in chiave europea il Milite Ignoto, dall’altra di valorizzare l’originalità e la specificità della proposta italiana, nonché il contribuito fornito dal Veneto”.

Paolo Volpato ha ricostruito la storia della vicenda del Milite Ignoto in Europa e in Italia, “a partire dai Cenotafi eretti a Parigi e Londra nel luglio 1919, all’indomani dal Trattato di Pace di Versailles, che sancì la fine del Primo conflitto mondiale”. L’autore ha ricordato che fu “il generale italiano Giulio Douhet, nell’estate 1920, ad avanzare per primo la proposta del Milite Ignoto da seppellire al Pantheon, a Roma, dove riposavano i Re d’Italia”. “Il senatore e generale Armando Diaz ottenne che la proposta di legge del giugno 1921, ‘Sepoltura della salma di un soldato ignoto’, venisse votata all’unanimità, dopo i 35 voti contrari ricevuti alla Camera dei Deputati – ha proseguito Volpato – Importante fu l’intervento del Senatore veneziano Antonio Fradeletto, già segretario della Biennale. Il Milite Ignoto avrebbe dovuto essere un soldato semplice, per caratterizzare e rappresentare tutta la popolazione italiana. Inoltre, avrebbe dovuto spiccare la figura femminile, simboleggiata, da una parte dalle mamme, capaci di sacrificare i propri figli per la salvezza della Nazione, dall’altra dalla Madre Patria, che unita seppe soffrire e lottare. La figura del Milite Ignoto era chiamata a unificare l’Italia, lacerata da gravi conflitti politici in quel 1921”. Nel suo intervento, Paolo Volpato ha anche ricordato “il ruolo da protagonista svolto dal Veneto che, d’altra parte, ha vissuto in prima linea il conflitto mondiale. Sei delle undici salme, tra le quali sarebbe poi caduta la scelta del Milite Ignoto da parte di Maria Maddalena Bergamas, provengono dal Veneto, in particolare dal Pasubio, dall’Altopiano di Asiago, dal Monte Grappa, dal Montello, dalle foci del Piave e dalle Dolomiti Ampezzane”.

“A unificare l’Italia, fu proprio il lungo viaggio in treno del Milite Ignoto, tra il 29 ottobre e il 2 novembre 1921, da Aquileia a Roma, presso l’Altare della Patria: milioni di persone resero omaggio alla salma, in rappresentanza dell’Italia rurale, con in prima fila mamme, vedove, orfani, associazioni d’arma. Fino all’apoteosi del 4 novembre, quando nacque il vero e proprio Culto del Milite Ignoto – ha concluso Volpato – E vi è un pezzo di Veneto all’Altare della Patria: un masso proveniente dal Monte Grappa”.

L’altro autore, Antonio Guglielmi, ha contribuito alla stesura del volume mettendo a disposizione pezzi preziosi della sua collezione, come “le medaglie ricordo, dorate, d’argento e di bronzo, fronte retro, che rappresentano il Milite Ignoto e l’Altare della Patria con la Dea Roma. Ho fatto un sunto del Milite Ignoto del Tognasso che ho dato a Paolo Volpato”.

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