Nuove tecniche di formazione esperienziale e comportamentale

31 Agosto 2022 00:00

La formazione e l’addestramento in materia di sicurezza e salute sul lavoro sono sempre più intrinsecamente connessi con gli obblighi legislativi vigenti e sono altresì considerati importanti misure di prevenzione perché, “lavorando” sulla cultura e sulla sensibilizzazione dei lavoratori, li portano ad avere una sempre maggiore consapevolezza dei rischi presenti negli ambienti lavorativi e delle misure che possono e devono attuare, per non incorrere in incidenti o infortuni. Nell’approfondimento odierno parliamo di queste tematiche in un’intervista alla Dott.ssa Carola Liviotti, Responsabile organizzazione e pianificazione delle attività formative dell’Area Tecnica Sicurezza, Formazione ed Igiene nei luoghi di lavoro di Teco Srl.

E’ corretto affermare che la formazione è considerata sempre di più, anche dalla legislazione, una misura preventiva essenziale ed imprescindibile?

“Sì, è corretto perché molte leggi nell’ambito delle tematiche di sicurezza e salute sul lavoro contemplano l’aspetto formativo come strumento indispensabile per la riduzione degli incidenti, degli infortuni e delle malattie professionali, ma non solo perché i corsi sono obbligatori, ma anche perché sono una vera e propria misura di prevenzione. Sia le leggi di più recente emanazione sia anche la tendenza delle più recenti sentenze della Corte di Cassazione indirizzano sulla necessità dell’addestramento sul campo come misura di prevenzione ormai indispensabile. L’addestramento deve essere concreto, continuo, tracciato e verificabile così come deve essere verificabile l’apprendimento, per garantire l’efficacia della formazione.”

E sul nuovo Accordo Stato Regioni che avrebbe dovuto uscire a giugno 2022, ci sono novità in previsione?

“Non ancora, siamo in attesa di prossimi aggiornamenti. Al momento la regolamentazione della formazione risulta frammentata, fra più Accordi Stato Regioni per diversi ruoli o incarichi, successive circolari chiarificatrici oppure interpelli, oltre a diversi Decreti Ministeriali, specifici per alcune tematiche, come ad esempio il D.M. 388/03 per i corsi di primo soccorso o i decreti del settembre 2021, che entreranno in vigore il 04 ottobre 2022 regolamentando i corsi antincendio. Occorre considerare poi che ci sono ancora alcune lacune legislative, ad esempio per i corsi spazi confinati, il cui DPR di riferimento del settembre 2011 rimandava ad un successivo strumento legislativo di definizione di contenuti e durate dei relativi corsi di formazione ed addestramento, che però non è ancora uscito. Un nuovo Accordo, unico ed organicamente strutturato, sarebbe più che mai auspicabile. Nell’attesa di questo nuovo strumento, diciamo che però non mancano gli strumenti operativi e normativi per erogare una buona formazione, orientata a raggiungere in modo adeguato gli obiettivi che una formazione seria e continua in materia di sicurezza e salute si deve prefiggere.”

Con riferimento alla tipologia di formazione nota come formazione esperienziale, che cosa ci può spiegare in merito?

“La formazione esperienziale è una particolare branca della formazione, estremamente interessante perché prevede tecniche di apprendimento basate sulla sperimentazione di situazioni reali, con lo svolgimento in aula di compiti operativi, in cui il partecipante rimette in gioco i propri schemi mentali e comportamentali, a favore di nuove strategie di risposta, che vanno poi consolidate nel tempo. Una volta chiariti gli obiettivi formativi, questa metodologia mette al centro del processo di apprendimento l’individuo, consente di svilupparne le potenzialità, modificando anche il suo sistema di atteggiamenti e comportamenti personali ed anche quelli del gruppo in cui l’individuo è inserito. L’apprendimento esperienziale può essere utilizzato per acquisire una nuova competenza oppure per svilupparne una propria. Molto spesso offre un punto di vista diverso ed il porsi nella cosiddetta posizione di ascolto, il mettersi in gioco, il mettersi in discussione sono sempre atteggiamenti che portano ad un cambiamento interiore positivo, che poi nel tempo diventa intrinseco. E’ il concetto del cosiddetto miglioramento continuo, anche dell’individuo stesso.”

Ci può fare qualche esempio?

“Certamente, queste tecniche già da tempo erogate in Teco in diversi percorsi formativi, sono particolarmente interessanti già a partire dal punto di vista di chi progetta i corsi, perché, una volta chiari gli obiettivi formativi di un progetto formativo, portano il docente a migliorare anche riorganizzando la modalità espositiva anche attraverso strumenti innovativi. Esistono tecniche di role playing, in cui vengono create delle ambientazioni, delle situazioni, assegnando ai partecipanti determinati ruoli, che il partecipante deve rivestire, indipendentemente dalle proprie caratteristiche personali. Deve svestirsi, in un certo senso, dei propri panni o delle proprie sovrastrutture mentali, indossandone altri, che possono anche essere molto inusuali per lui, ma si deve calare nella parte. Esistono tecniche di team building, che creano affiatamento fra i lavoratori di uno stesso comparto aziendale. Esistono molti esercizi sensoriali, in cui vengono esercitati tutti e cinque i nostri sensi oppure esercizi di gamification, in cui si utilizza l’aspetto più propriamente ludico, per avvicinare e coinvolgere anche i partecipanti più “difficili”, trasmettendo sempre dei concetti e dando sempre loro un valore.”

Come si conciliano tali attività nell’ambito di un’aula di formazione?

“Molte di queste attività possono essere svolte in un’aula formativa classica, nell’ambito di corsi in presenza; alcuni esercizi invece sono proprio specificatamente studiati per essere svolti nelle sessioni formative in videoconferenza. Nell’ambito dei corsi pratici riteniamo ci debbano essere possibilità aggiuntive, ad esempio in Teco abbiamo a disposizione un Campo Prove e Addestramento per esercitazioni pratiche ad esempio di recupero dei lavoratori da uno spazio confinato, oppure di posizionamento segnaletica di sicurezza su un tratto di strada, la simulazione nella galleria del fumo e altro. Così come abbiamo i simulatori di macchine operatrici speciali (gru, carrelli elevatori, mezzi movimento terra) che permettono esperienze formative particolarmente coinvolgenti e sicure in quanto appunto su simulatori e non mezzi d’opera.”

Qual è il ruolo del formatore in tutto questo?

“E’ essenziale, perché l’aspetto ludico o giocoso è solo una forma di approccio e la professionalità del formatore sta proprio nell’utilizzarlo come strumento, per sciogliere schemi comportamentali, per smuoverne altri, per toccare corde più o meno sensibili, per generare la consapevolezza della necessità del cambiamento. La capacità del formatore, o del cosiddetto facilitatore in alcuni tipi di esercizi, risiede nella sua bravura nella progettazione del percorso, aspetto essenziale, così come anche nello svolgimento delle attività, in un perfetto equilibrio tra azione e riflessione. Portando da un lato i partecipanti a sperimentare i nuovi comportamenti, ma anche generando, dall’altro lato, un’intrinseca consapevolezza, che, nel tempo, esercitando queste tecniche con una certa continuità, porta anche a dei cambiamenti comportamentali.”

 Ed invece in merito alla tecnica BBS?

“BBS è un acronimo che sta per Behavioral Based Safety, ed è un protocollo scientifico di eccellenza usato da anni nelle aziende per ridurre al minimo possibile gli infortuni e le malattie professionali, agendo sui comportamenti delle persone, che, considerando le statistiche, il comportamento è la causa di almeno l’80% degli infortuni. Il protocollo è basato sulla tecnica dell’osservazione e dell’analisi degli atteggiamenti e dei comportamenti; si lavora sui concetti di rinforzo positivo e di rinforzo negativo, prediligendo uno o l’altro, oppure alternandoli, a seconda delle situazioni. L’obiettivo è quello di costruire nei partecipanti dei comportamenti di sicurezza e fare in modo che tali comportamenti vengano mantenuti nel tempo. Il tutto sempre con un approccio scientifico e professionale.”

Potremmo quindi dire che psicologia e scienza e tecnica possono essere a servizio della sicurezza?

“Indubbiamente, perché i risultati della sicurezza rappresentano l’esito delle azioni umane e quindi è necessario iniziare proprio dai comportamenti, ovvero lavorare sul fattore umano. Lo scopo finale è quello di realizzare un ambiente di lavoro sicuro, in cui ognuno collabori e si prenda cura di se stesso e dei propri colleghi, creando un ambiente di condivisione di valori e sicurezza, una cultura partecipativa e condivisa.”

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