Colombi (Uilpa). Smart working e produttività: narrazioni che non convincono

24 Ottobre 2022 10:43

Dopo mesi di intensa attività la Commissione tecnica dell’Osservatorio del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche ha partorito una Relazione di ben 10 pagine che si riducono a 7 tra copertina e presentazione dei 14 superesperti che compongono la Commissione stessa. Tuttavia il documento è ancora in attesa di trovare la giusta chiave di lettura.

E così i superesperti hanno predisposto un questionario per il “monitoraggio empirico del fenomeno così [da] raccogliere informazioni ed esperienze sull’effettivo stato di attuazione e funzionamento del lavoro agile all’interno delle pubbliche amministrazioni in modo da disporre di dati ed elementi fattuali utili a superare l’estrema (e sterile) polarizzazione oggi presente nel dibattito pubblico.” Traduzione: alla fine si terrà un bel convegno e poi si vedrà.

La Commissione ha anche effettuato una “ricostruzione del quadro normativo e istituzionale di riferimento”: documenti governativi, linee guida ministeriali e (sembra di capire) il CCNL Funzioni Centrali 2019-2021. Che secondo i 14 superesperti rappresentano un “chiaro segnale di come il lavoro pubblico possa davvero rappresentare un tassello non marginale e non in controtendenza rispetto alle grandi trasformazioni in atto per ripensare il lavoro nel nostro Paese.”

Dunque il lavoro pubblico non sarebbe “in controtendenza” con le trasformazioni atto. Tale riconoscimento vale anche per la Commissione visto che in larga misura è composta da dipendi pubblici? La domanda è lecita perché la Commissione non si è mai confrontata con i lavoratori, né ha raccolto le loro testimonianze. Per rilevare le criticità legate all’adozione diffusa del lavoro agile nelle amministrazioni pubbliche ha invece scelto la pista più facile: basarsi sui dati contenuti nel “Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche – risultati preliminari 2020” dell’ISTAT (del 15 dicembre 2021).

Certo, è singolare che studiosi di così chiara fama presentino a ottobre 2022 una ricerca basata su un documento uscito quasi un anno prima e riferito al 2020. Ma ecco cosa viene fuori:

assenza generalizzata di iniziative di informazione e formazione per addestrare il personale a questa nuova modalità di svolgimento del lavoro;
scarsa misurazione dell’impatto dello smart-working sui livelli di produttività;
diffusa soddisfazione dei lavoratori coinvolti per effetto del miglioramento dell’equilibrio fra vita lavorativa e familiare;
un impatto positivo sulla produttività si registra solo nel 44,8% dei casi dove è stato effettuato un monitoraggio ad hoc, mentre l’11,8% “ha asserito che vi siano stati effetti negativi.”
Messa in questa maniera sembrerebbe che lo smart-working nella P.A. sia stato svolto principalmente per il benessere degli impiegati. Pertanto è logico che si arrivi conclusioni del tipo: “Il lavoro da casa durante l’emergenza Covid non ha certamente consentito di avviare quei processi di trasformazione organizzativa da tutti auspicati, volti a riconoscere maggiore autonomia e responsabilità del dipendente, che invece dovrebbero essere al centro della adozione dello smart working.”

Cari superesperti, vi diamo una notizia: la trasformazione organizzativa c’è stata, eccome. Solo che è ricaduta sulle spalle dei dipendenti. Lo abbiamo spiegato in tutte le salse: solo la straordinaria capacità auto-organizzativa e il senso di responsabilità dei lavoratori pubblici hanno permesso alla P.A. e al Paese di non naufragare durante il caos dell’emergenza sanitaria. Non ve ne siete accorti?

Ma se ancora siete distratti vi diamo un’altra notizia: in piena emergenza PNRR, i lavoratori pubblici continuano a mandare avanti le amministrazioni, in presenza e da remoto. E le mandano avanti non grazie a questionari e modelli statistici, tanto meno grazie alla formazione o all’aggiornamento professionale ricevuti dal datore di lavoro pubblico, ma solo perché oggi possono finalmente contare sulle regole, sui criteri e sulle tutele fissate dalla contrattazione collettiva. Vale a dire, risposte concrete ai problemi concreti.

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

Roma, 24 ottobre 2022

La responsabilità editoriale e i contenuti di cui al presente comunicato stampa sono a cura di UILPA

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