Caldo record, il Canada sfiora i 50 gradi e gli incendi divorano interi paesi

07 Luglio 2021 13:30

Un paese ridotto in cenere nel giro di venti minuti e oltre settecento vittime per il caldo estremo. Non ha precedenti ciò che è accaduto negli ultimi sette giorni in Columbia Britannica, la provincia occidentale del Canada che confina direttamente con gli Stati Uniti. Un fenomeno chiamato “cupola di calore” (in inglese “heat dome”) ha causato un vertiginoso aumento delle temperature, che il 29 giugno hanno toccato i 49,6 °C nel paese di Lytton, 150 chilometri a nord-est di Vancouver. Mai in Canada si era registrata una temperatura così elevata. Per comprendere la portata dell’evento basti pensare che il record precedente risaliva addirittura a 84 anni fa, quando il 5 luglio 1937 vennero registrati 45 °C a Midale e Yellow Grass (un’ora di auto di distanza dal confine con il Nord Dakota). Le alte temperature hanno favorito la nascita di incendi che, spinti dal forte vento, hanno dato il via alla furia ardente delle fiamme, dirette proprio verso il paese di Lytton. Gli effetti sono stati devastanti: il 30 giugno il paese è stato letteralmente raso al suolo dalle fiamme nel giro di una ventina di minuti.

La strada principale di Lytton prima (a sinistra) e dopo l’incendio (a destra)

In cosa consiste la “cupola di calore”

Come descritto dall’Amministrazione nazionale Usa per l’osservazione oceanica ed atmosferica La causa principale di questo fenomeno è da ritrovare nella temperatura dell’Oceano Pacifico. La temperatura del Pacifico occidentale (verso l’Asia) è salita in misura maggiore rispetto a quella dell’area orientale (verso l’America). Si è creata così un’ampia differenza tra le due “metà” dell’oceano che a sua volta ha generato una differenza di pressione atmosferica. Questa differenza di pressione fa sì che il vento caldo, scaldato dalla superficie dell’oceano, si muova dall’Asia verso l’America del Nord. Il problema sorge quando questa corrente calda incontra La Niña, il soprannome della corrente fredda proveniente dal Nord che attraversa il continente americano. Quest’ultima agisce come una barriera impedendo alla corrente calda di proseguire nel suo viaggio verso Ovest e intrappolandola in una specifica area geografica. Esatto, proprio la Columbia Britannica e gli Stati Usa del nord-ovest. Si forma così l’heat dome, la “cupola di calore” all’interno della quale l’aria calda tende a ristagnare, comprimendosi e rilasciare ancor più calore. La presenza di questa particolare condizione, inoltre, non permette alle nuvole di accedere all’area a causa della differenza di pressione, ostacolando l’effetto filtro nei confronti dei raggi solari. Il risultato è un caldo infernale (purtroppo) amico delle fiamme.

Abbandonate Lytton, abbandonatela subito

Sono le ore 18.00 del 30 giugno 2021 (le 3.00 di notte in Italia). Jan Polderman è il sindaco di Lytton, paese di 250 anime ad un centinaio di chilometri da Vancouver, e per tutta la vita ha sperato che questo momento non arrivasse mai: ordina l’evacuazione immediata di tutti gli abitanti del paese, suoi concittadini. Per “immediata” si intende istantanea. Scappano in un migliaio, considerando anche i residenti delle aree limitrofe. Polderman racconta che “ci sono voluti circa 15 minuti in tutto per passare dai primi segni di fumo al vedere fiamme ovunque, all’improvviso”. Le raffiche di vento hanno raggiunto i 71 chilometri all’ora, una velocità che abbinata al caldo e all’area completamente asciutta ha portato le fiamme a muoversi dai 10 ai 20 chilometri all’ora.

Un video girato durante l’incendio di Lytton: “Dopo 4 giorni di caldo storico (fino a 49,6 °C), il piccolo comune di Lytton nel sud-est del Canada è preda di violenti incendi. Tutti gli abitanti sono stati evacuati e le case vanno in fumo”

Due le vittime che hanno perso la vita nell’incendio, cittadini di un paese che oggi non esiste più. Perlomeno non come lo si conosceva prima del disastro.

Oltre 700 decessi a causa del caldo estremo

A mietere più vittime è stato però il caldo torrido, dalle temperature mai così elevate in quell’area geografica. Il capo medico legale della Columbia Britannica, Lisa Lapointe, nel pomeriggio di domenica 4 luglio ha dichiarato che sono stati 719 i casi di morte improvvisa durante i sette giorni precedenti: “Una cifra senza precedenti, tre volte superiore alla media dei decessi in questo periodo”, ha dichiarato Lapointe sul Toronto Star. Il bilancio è destinato ad aggravarsi nel caso in cui l’alta temperatura dovesse permanere ancora a lungo. Per avere un’idea del caldo estremo di cui si parla è sufficiente recuperare le località del Nord America che hanno mai registrato temperature paragonabili. La lista è breve: attorno al deserto del Mojave e di Sonora, luoghi come la Death valley (Valle della morte del Nevada) o Palm springs, vicino a San Diego. Decisamente qualcosa di straordinario e allarmante.

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