Gli scienziati cinesi hanno trovato il modo di coltivare nel deserto

13 Settembre 2021 06:00

In breve:

  • Gli scienziati cinesi stanno cercando il modo di rendere coltivabili i deserti e, stando agli esperimenti, potrebbero averlo trovato
  • Dal 1978 è attivo un programma per ripristinare le foreste al confine con la Mongolia
  • Le aree verdi cinesi stanno aumentando, in controtendenza rispetto al resto del mondo

Il deserto non ha una struttura adatta alla coltivazione, ma se qualcuno glielo fa dimenticare lo si potrà coltivare comunque. Potrebbe ridursi a questo detto rimaneggiato uno dei più ambiziosi progetti che la Cina sta tentando di realizzare negli ultimi decenni: rendere coltivabili i propri deserti per aumentare la capacità produttiva del Paese, ampliando l’agricoltura, e abbattere la CO2, piantando milioni di nuovi alberi ogni anno.

Coltivare dove la natura normalmente lo proibisce

Gli scienziati dell’università di Chongqing Jiaotong, un ateneo situato nella Cina centro-meridionale, hanno prodotto una speciale pasta ricavata dalla cellulosa in grado di incrementare la capacità delle sabbie del deserto di trattenere le sostanze nutritive necessarie alla crescita delle piante. Componenti essenziali per la vita come acqua, minerali, aria e microbi. Questa pasta è stata poi applicata ad un appezzamento del deserto di Ulan Buh, in Mongolia, riuscendo a rendere effettivamente coltivabile il terreno prima sabbioso e facendo crescere pomodoro, riso, anguria e mais. La ricerca è  stata pubblicata nell’ormai lontano 2016 e mostra, con tanto di fotografie, il progresso degli scienziati nel corso degli anni.

Fermare l’avanzata del deserto nel nord del Paese

Nel nord della Cina, al confine con la Mongolia, il deserto del Gobi sta avanzando minaccioso. Dagli anni ’50 la popolazione cinese sta infatti lottando contro la desertificazione del proprio territorio. Un fenomeno causato dalla deforestazione, dall’attività di pascolo super-intensiva (che non dà alla flora sufficiente tempo per rigenerarsi) e dallo spreco di acqua disponibile nel territorio. Nel 1978 il governo cinese ha inaugurato il “Three-north shelter forest program”, ovvero “Programma forestale dei tre rifugi del nord”. Traduzione letterale che richiede un minimo di esegesi. I “tre rifugi del nord” si riferiscono ai tre fronti della battaglia contro l’avanzata del deserto: il nord, il nord-est e il nord-ovest. Un programma che a definirlo ambizioso si approssimerebbe per difetto: i vertici cinesi contavano di far crescere 35 milioni di ettari di nuovi alberi entro il 2050. Se tutti quegli alberi fossero riuniti in una sola foresta raggiungerebbero l’estensione della Germania. Non sempre i nuovi alberi piantati riescono poi a crescere nel terreno arido del deserto, tuttavia le immagini del satellite confermano quanto effettivamente la Cina sia diventata uno dei leader mondiali dell’ampliamento delle aree verdi.

In Cina dal 1990 ad oggi le superficie delle foreste è aumentata del 40%

Mentre nel resto del mondo è allarme deforestazione, la Cina negli ultimi trent’anni ha portato avanti una poderosa campagna di recupero delle aree a rischio, allo scopo di rinverdire il proprio territorio. Le statistiche parlano da sé. La superficie coperta da foreste in Cina nel 1990 era quantificabile in 157,14 ettari, passati a 177 ettari nel 2000 e 200,61 ettari nel 2010. Nel 2020, il dato più recente, le foreste hanno toccato i 219,98 ettari. Tra il 1990 e il 2020 l’incremento percentuale è pari al 40%.

Il confronto tra la Cina e i dati provenienti dal resto del mondo mostra una chiara divergenza nell’andamento della superficie delle foreste. Se il mondo complessivamente tra il 1990 e il 2020 avrebbe perso il 7,5% delle foreste “naturali” (già presenti in natura senza un’opera di piantumazione da parte dell’uomo) e l’Asia da sola il 4,7%, in Cina la superficie si è estesa del 19,5%. Numeri in totale controtendenza.

Rilevante anche il confronto nelle foreste “piantumate”, ovvero create dall’uomo stesso per rinverdire zone che prima non prevedevano foreste. Globalmente la superficie delle foreste “piantate” è aumentato da 170 a 292,6 milioni di ettari, in Asia da 74,2 a 135,2 milioni di ettari. Secondo le stime della Fao la Cina sarebbe responsabile per un terzo dell’aumento della superficie di foreste piantumate in tutto il mondo e addirittura per due terzi di quello registrato in Asia.

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