Più di un italiano su dieci ha comprato criptovalute almeno una volta

27 Gennaio 2022 06:00

I risultati dell’Osservatorio blockchain del Politecnico di Milano: in Italia il settore procede a rilento ma comincia ad interessare una fetta sempre più ampia della popolazione, nel resto del mondo invece il numero dei progetti continua ad aumentare

Discussa, dibattuta e (spesso) fraintesa. La tecnologia blockchain continua ad evolversi in tutto il mondo, perfezionando i protocolli e diventando una soluzione sempre più apprezzata da un ampio insieme di realtà imprenditoriali. La Scuola di management del Politecnico di Milano ha pubblicato i risultati dell’ultimo Osservatorio sulla blockchain.

L’Italia procede a rilento

In Italia la blockchain c’è ma fatica a decollare. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio blockchain del Politecnico di Milano gli investimenti in questo settore sono rimasti pressoché stabili nel corso degli ultimi anni, sebbene con cifre non trascurabili. Nel 2021 gli investimenti sono stati stimati in 28 milioni di euro, superiori ai 23 milioni del 2020 (che però rappresenta un anno eccezionale) e in linea con i 30 milioni del 2019.

Il 50% di queste risorse è stato messo in campo dal settore finanziario e assicurativo, seguito dalla Pubblica amministrazione (15%), dall’agroalimentare (11%) e dalle utility (10%).

Le aziende stanno ancora sondando questa tecnologia mentre gli utenti italiani l’hanno ormai abbracciata. Oltre un italiano su dieci (il 12% degli intervistati) ha già acquistato Bitcoin o criptovalute nel corso della sua vita. Il 17% si dice interessato a farlo in futuro mentre il 58% le conosce ma non è interessato a possederle. Il 13% ne è totalmente estraneo, dichiarando di non conoscerle affatto.

Nel mondo un’ altra velocità

Nel resto del mondo la tecnologia blockchain non conosce invece alcuna sosta. Nel 2021 a livello globale sarebbero 370 le iniziative sviluppate da aziende e pubbliche amministrazioni, con un incremento del 39% rispetto al 2020. Dal 2016 ad oggi sono 1.615 i progetti messi in camp. La maggior parte delle aziende tradizionali, stando alle rilevazioni del rapporto, punterebbero sugli strumenti di “timestamping” della blockchain. Cosa significa? La blockchain, tradotta in italiano, è una “catena di blocchi”. Significa che è possibile realizzare un registro di informazioni in cui ogni nuovo dato si lega “in coda” al precedente. Le informazioni passate quindi sono immutabili, perché costituiscono una sorta di struttura precedente per le nuove informazioni.

Il 59% ha poi creato piattaforme di coordinamento per le relazioni e solo il 4% ha sfruttato a pieno anche la programmabilità, portando processi valutati come complessi sulla catena di blocchi.

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