Rincari, cosa controllare per capire se le bollette scenderanno in primavera

03 Febbraio 2022 06:00

L’andamento delle aste dell’energia elettrica può aiutare a comprendere come si evolveranno le tariffe nei prossimi mesi. Guardando i valori di gennaio non emergono buone notizie ed è meglio non attendersi miracoli in primavera.

C’è un modo di prevedere l’andamento delle prossime bollette energetiche? Sì, ma solo a breve termine. Nessun astruso calcolo o metodo complicato: è sufficiente osservare i dati pubblici sull’andamento delle aste all’ingrosso. Ecco perché dal prossimo aggiornamento di aprile è meglio non attendersi miracoli, anzi.

I prezzi all’ingrosso “prevedono” le bollette

Nessuno ha la sfera di cristallo e le previsioni a lungo termine sono spesso un azzardo. Sulle bollette energetiche però non mancano gli elementi per prevedere quanto onerosa sarà la spesa che le famiglie si troveranno a pagare nei prossimi mesi. Uno di questi, forse il più determinante, sono i prezzi delle aste all’ingrosso. Qui è infatti dove i produttori di energia vendono “corrente” alle aziende che poi a loro volta la distribuiscono a famiglie e imprese (le cosiddette utilities).

Osservando il Prezzo Unico Nazionale (PUN), ovvero il prezzo medio pagato da queste società all’asta, è possibile prevedere come varieranno i prezzi nel corso dei trimestri successivi.

Il prezzo all’ingrosso dell’energia (linea blu) infatti anticipa di almeno un trimestre il prezzo indicato da Arera, Autorità per energia reti e ambiente. Una dinamica facilmente osservabile nell’aggiornamento del primo trimestre 2022, in cui Arera ha annunciato un aumento delle bollette del 55%. Nel quarto trimestre 2021 il prezzo medio all’ingrosso si era attestato al record di oltre 241 euro al Megawattora. Un aumento senza precedenti che infatti si è poi riflettuto nelle tariffe applicate alle famiglie, salite a oltre 37 centesimi per kilowattora.

Il confronto viene effettuato con il prezzo della “materia energia” e non con la bolletta nel suo complesso, perché in quest’ultimo caso oneri di sistema, spese accessorie e imposte potrebbero portare a conclusioni differenti: il governo ha ridotto le imposte e azzerato gli oneri proprio per contenere l’aumento della materia energia, variabile responsabile del caro bollette.

A gennaio come è andata?

C’è una risposta in termini assoluti che consola e una in termini relativi che preoccupa. In termini assoluti il prezzo medio di gennaio (239,50 euro) è stato nettamente inferiore a quello di dicembre 2021 (281,24 euro). Il problema è che l’andamento delle aste di gennaio ha comunque confermato un netto aumento dei prezzi dell’energia elettrica, quattro volte più alti rispetto alla primavera del 2021. La discesa in effetti c’è stata, ma solo perché il metro di paragone è il livello record di dicembre.

Per la cronaca, la seconda metà di gennaio è tornata a mostrare valori paragonabili a quelli visti a dicembre. Ciò è particolarmente apprezzabile negli orari di “peakload”, ovvero quelli in cui il sistema è maggiormente sotto carico e il prezzo della corrente elettrica è più elevato, ovvero le 19 e le 9 del mattino.

Visto l’andamento dei prezzi è auspicabile quindi che febbraio e marzo continuino la parabola discendente, portando ad un sollievo per le bollette primaverili (rispetto ai prezzi invernali del 2022). Questo scenario è tutt’altro che scontato, mentre è tecnicamente impossibile che le bollette tornino ai livelli del 2020 entro la fine dell’anno (perché anche a gennaio il prezzo dell’energia si è attestato su cifre record). Il caro bollette è entrato nelle case degli italiani per restare e l’uscita da questo stato di crisi energetica richiederà diverso tempo.

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