“Fuochi d’artificio molto inquinanti”. A Milano portano il 6% delle Pm10

17 Agosto 2022 05:00

Molti li trovano suggestivi, ma per le associazioni ambientaliste e gli scienziati sono solo causa di ulteriore inquinamento nell’aria, nel terreno e nell’acqua.
Sono i fuochi artificiali, evento clou di ogni Ferragosto sulle spiagge o nelle sagre paesane.
La Onlus Plastic Free ha diffuso sul proprio profilo Twitter alcune immagini di materiale plastico disperso nell’ambiente dall’uso di fuochi artificiali: “Tappi in polietilene utilizzati nella preparazione dei fuochi d’artificio dispersi nell’ambiente dopo la loro esplosione, l’inquinamento da plastica non ha mai fine”.
Anche le amministrazioni comunali invitano a prestare attenzione a questa forma di intrattenimento: “È bene sapere – spiega la Regione Lombardia sul proprio sito istituzionale – che nelle ore immediatamente successive all’utilizzo di fuochi d’artificio si registra un peggioramento dei valori della qualità dell’aria, anche con elevati picchi in atmosfera, in particolare di polveri sottili (Pm10). La tipologia degli inquinanti prodotti dagli scoppi è nociva e contiene tra l’altro valori non trascurabili di potassio (K), stronzio (Sr), bario (Ba), magnesio (Mg), alluminio (Al), zolfo (S), titanio (Ti), manganese (Mn), rame (Cu), bromo (Br), piombo (Pb)”.
A Milano i botti sono responsabili del 6% del Pm10 dell’intero anno.

Uno studio del 2019 pubblicato sulla rivista scientifica Nature ha analizzato le concentrazioni di particolato fine in atmosfera prima e dopo i festeggiamenti di Capodanno tra il 1995 e il 2012 nei Paesi Bassi.
Tra il 27 e il 30 dicembre il livello medio nazionale era di 29 μg/m3 , valore che decuplicava nelle prime ore del nuovo anno raggiungendo una media di 277 μg/m3. Nelle zone maggiormente abitate il valore medio è salito addirittura a 598 μg/m3, con picchi di 1.132 μg/m3: si tratta di valori simili a quelli che vengono raggiunti mediamente nel quartiere più inquinato di Nuova Delhi.
In estate, grazie alle migliori condizioni atmosferiche rispetto al periodo invernale, i valori sono più bassi, ma sono ugualmente dannosi per l’ambiente e la salute dell’uomo.
Venendo alla composizione dei “botti”, il materiale pirotecnico è un insieme di comburente (il carburante), ossidante (che permette di fornire ossigeno utile per la combustione), coloranti (elementi chimici che producono colore), cloro (per enfatizzare i colori) e ovviamente il pacchetto contenitore. I colori che tanto affascinano vengono emessi dal fenomeno di eccitazione-diseccitazione degli elettroni degli elementi metallici. Ogni metallo emette una luce con una lunghezza d’onda precisa, da cui dipende il colore che emette al momento dell’esplosione. Il sodio emette luce gialla, lo stronzio emette luce rossa, il bario il verde, il rame il blu, magnesio e titanio il bianco, il ferro emette luce dorata.
Non va poi dimenticata l’enorme quantità di rifiuti generati dagli stessi, soprattutto per quei fuochi che vengono detonati in mare. L’alluminio, a contatto con l’acqua salata del mare, può modificarsi e rilasciare sostanze nocive. Inoltre, il contenitore, generalmente costituito da cartone e alluminio si disperde nell’ambiente e in mare, costituendo un vero e proprio problema ambientale e alimentando l’inquinamento già esistente. Per realizzare i fuochi d’artificio vengono utilizzati anche metalli pesanti ed altamente tossici quali piombo, cromo, antimonio per questo il loro utilizzo è stato vietato in America ed Inghilterra.
“Anche l’ozono (O3) – spiega Luca Tortora, docente di Chimica Inorganica del Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi Roma Tre – rientra tra i potenziali inquinanti prodotti durante l’utilizzo di fuochi d’artificio. L’ozono è una molecola molto reattiva formata da 3 atomi di ossigeno e la sua presenza a terra in elevate quantità può portare gravi problemi respiratori. Si genera a partire dall’ossigeno atmosferico molecolare (O2) per aggiunta di un ulteriore atomo di ossigeno. La reazione può avvenire grazie alla presenza dei famosi inquinanti NOx (NO, NO2 etc.), ma anche grazie all’energia generata dalle emissioni luminose prodotte dallo scoppio dei fuochi”.

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