Guerra e prezzi fermano il green, incentivi raddoppiati gli impianti a carbone

02 Settembre 2022 05:00

Mentre la strada verso le rinnovabili pare essere l’unica soluzione possibile per contrastare il cambiamento climatico e raggiungere l’indipendenza dal gas russo, il mondo continua a sostenere – e lo fa sempre di più – la produzione di combustibili fossili.
A rivelarlo è l’Ocse che, insieme all’Agenzia internazionale per l’energia, ha analizzato il trend che “rallenta i progressi verso gli obiettivi climatici internazionali”.
In particolare, nel 2021 è quasi raddoppiato il sostegno alla produzione di carbone, petrolio e gas naturale nelle principali economie del mondo.
“Molti Paesi – dice l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – stanno lottando per bilanciare gli impegni di lunga data di eliminare gradualmente il ricorso ai combustibili fossili con gli sforzi per proteggere le famiglie dall’aumento dei prezzi dell’energia”.
Il sostegno complessivo dei governi ai combustibili fossili in 51 Stati del mondo è quasi raddoppiato, passando ai 697,2 miliardi di dollari nel 2021 dai 362,4 miliardi di dollari nel 2020. Nelle economie del G20 l’analisi mostra che il sostegno è salito a 190 miliardi di dollari nel 2021, dai 147 miliardi di dollari nel 2020.
“La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina – spiega il segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann – ha causato forti aumenti dei prezzi dell’energia e minato la sicurezza energetica. Tuttavia, aumenti significativi dei sussidi ai combustibili fossili non raggiungono necessariamente le famiglie a basso reddito”.
Ciò che serve, dice, è “adottare misure che proteggano i consumatori dagli impatti estremi del mercato mutevole e delle forze geopolitiche” in modo tale da “tenerci sulla strada della neutralità carbonica e della sicurezza energetica”, garantendo “l’accessibilità economica”.
Per il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol, “i sussidi ai combustibili fossili sono un ostacolo per un futuro più sostenibile”, ma in questo momento è evidente “la difficoltà che i governi devono affrontare per rimuoverli”, anche a causa dei “prezzi elevati e volatili dei carburanti”. Un aumento degli investimenti nelle tecnologie e nelle infrastrutture per l’energia pulita, dice, “è l’unica soluzione duratura all’odierna crisi energetica globale e il modo migliore per ridurre l’esposizione dei consumatori agli elevati costi del carburante”.

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