Dal riscaldamento a legna il 17% delle Pm10: “Colpa di stufe e camini vecchi”

03 Ottobre 2022 14:00

Con l’emergenza energetica in atto e i prezzi del gas schizzati alle stelle, gli italiani si muovono sempre più verso il riscaldamento con stufe a pellet.
Ma, al di là dei costi, quanto impatta questo tipo di sistema sull’ambiente e sulle emissioni?
La risposta arriva dal Libro Bianco sul futuro del riscaldamento a legna e pellet, stilato da Aiel, Associazione italiana energie agroforestali.
Il riscaldamento domestico, in Italia come negli altri Paesi europei, rappresenta una fonte significativa di polveri sottili, la cui concentrazione risulta particolarmente critica in alcune zone, come il bacino padano. E a Piacenza lo sappiamo bene. Nel nostro Paese, contribuisce per il 54% delle emissioni primarie di Pm10, risultando la sorgente principale, come confermato dai dati Ispra.
Tali emissioni, nel periodo invernale, sono principalmente generate dalla combustione domestica di biomassa, legna da ardere e pellet in primis. Considerando il Pm10 primario e secondario misurato in atmosfera emerge che il riscaldamento domestico, con il 17%, rappresenta la terza fonte di emissioni, dopo il trasporto su strada e l’agricoltura.
Il motivo principale di emissioni così alte è dato da stufe e caminetti datati e caratterizzati da tecnologie di combustione superate, che producono la parte prevalente delle emissioni di polveri fini.
Gli apparecchi a legna e pellet installati in Italia da più di 10 anni rappresentano il 70% del totale, circa 6,3 milioni, e contribuiscono all’emissione dell’86% del Pm10 derivante dalla combustione domestica della biomassa.
I moderni apparecchi a biomasse, invece, sono caratterizzati da emissioni da 4 a 8 volte inferiori rispetto alle tecnologie più datate. Comunemente una stufa a legna installata da più di 10 anni ha un fattore di emissione pari a 480 mg/Nm3, mentre una moderna stufa o un moderno inserto emettono dai 20 ai 30 mg/Nm3. Ma i veri nemici della qualità dell’aria sono i camini aperti, che hanno un fattore di emissione pari a oltre 860 mg/Nm3.
Secondo il Libro Bianco, la qualità dell’aria è in miglioramento e in Italia le emissioni della combustione del legno sono diminuite del 23% dal 2010 al 2018, passando da 123.000 a 95.000 tonnellate.
In Lombardia, dove si consuma oltre il 10% della biomassa legnosa impiegata nel settore residenziale, i dati evidenziano che nell’arco di otto anni le emissioni di particolato attribuite al settore del riscaldamento domestico a biomassa si sono ridotte del 30% circa, a fronte di un numero di apparecchi domestici installati pressoché invariato e pari a circa 600.000 unità. In Veneto, sulla base di quanto emerge dell’indagine statistica condotta nel 2018 dalle Regioni del Bacino Padano nell’ambito del progetto PrepAIR, le emissioni si sono ridotte del 35% dal 2006 al 2018, ossia di circa 5.000 tonnellate di Pm10.
In sintesi, la soluzione più “green” è quella di promuovere la sostituzione degli apparecchi obsoleti con sistemi di riscaldamento a legna e pellet moderni ed efficienti, caratterizzati da emissioni di polveri fini da 4 a 8 volte inferiori rispetto alle tecnologie più datate. Diverse Regioni si stanno muovendo in questo senso, come per esempio il Veneto, per spingere i cittadini a convertire i propri sistemi di riscaldamento per renderli più sostenibili a livello ambientale. Ma già a livello nazionale è possibile accedere al Conto Termico, incentivo propulsore del turn over tecnologico che sostiene gli investimenti di sostituzione di vecchi generatori con nuovi dotati di tecnologie moderne a basse emissioni.
Marco Paglione, ricercatore del Cnr-Isac, invita a fare attenzione alle dinamiche che si sviluppano nella nostra zona con l’arrivo della brutta stagione: “Nei mesi invernali la Pianura Padana raggiunge concentrazioni elevate di Pm10. Da un lato questo dipende da motivazioni di dinamica dell’atmosfera, dall’altro da sorgenti attive nel periodo. Dalle nostre ricerche è emerso che una delle sorgenti più attive in inverno è la combustione dovuta al riscaldamento domestico a legna, ma anche dai caminetti. Per anni l’uso delle stufe è stato incentivato perché potevano portare beneficio dal punto di vista climatico rispetto all’uso dei combustibili fossili, ma questo è relativo, visto che le emissioni da combustione di legna, o pellet, inquinano di più non solo perché emettono anidride carbonica ma anche particolato atmosferico”.

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