Per soddisfare la “fame”
di legno servono 33 milioni nuovi di ettari di foreste

05 Ottobre 2022 14:00

Il vecchio slogan “Il futuro è nella plastica”, va cambiato e attualizzato con il momento storico che ormai da anni stiamo vivendo, in particolare con la sempre più diffusa volontà di sostituire i materiali più inquinanti con quelli biodegradabili ed ecosostenibili.
Quindi, si può dire: “Il futuro è nel legno”.
Entro il 2050 il consumo di materie prime in legno lavorato (segati, compensato, truciolare, fibra e pasta) dovrebbe crescere del 37%, raggiungendo un totale di 3,1 miliardi di metri cubi di tondame equivalenti.
È quanto stima la Fao nel rapporto “Le prospettive del settore forestale globale 2050″. Considerando uno scenario di bioeconomia in cui legno massiccio e fibre di cellulosa sostituiranno alcuni materiali non rinnovabili, l’aumento sarà del 45%.
In una transizione ecologica più spinta, invece, l’aumento del consumo di materie prime in legno potrebbe addirittura essere del 60%.
Il legno è rinnovabile, riciclabile, rispettoso del clima e versatile e viene sempre più utilizzato per sostituire i materiali non rinnovabili.
È un prodotto fondamentale per affrontare le minacce che riguardano il clima, la biodiversità e l’ambiente causate dall’uso eccessivo di materiali non rinnovabili, si legge nel documento. “Il settore forestale è fondamentale per economie resilienti e sostenibili. Garantire la sostenibilità del settore forestale richiede innovazione e investimenti, ma anche coerenza politica”, ha affermato Ewald Rametsteiner, vicedirettore della divisione forestale della Fao.
Per soddisfare la domanda futura di legno sostenibile saranno necessarie due azioni combinate: una maggiore produzione nelle foreste temperate e boreali – che sono rigenerate naturalmente – e nelle foreste “gestite” nel sud del mondo.
Il rapporto spiega che se la produzione forestale rigenerata naturalmente rimanesse stabile, sarà necessario piantare almeno 33 milioni di ettari di foreste. Gli investimenti necessari per mantenere ed espandere la produzione industriale di legno potrebbero richiedere un totale di circa 40 miliardi di dollari all’anno entro il 2050, secondo le prospettive del settore forestale globale per il 2050. Potrebbero essere necessari altri 25 miliardi di dollari di investimenti all’anno nella modernizzazione e nella creazione di industrie.
L’occupazione totale nel settore forestale nel 2019 era stata stimata in 33,3 milioni di posti di lavoro. La stima media del rapporto suggerisce che l’occupazione nel 2050 sarà simile a quella di tre anni fa o potrebbe addirittura diminuire. Il motivo è chiaro: servirà una manodopera sempre più specializzata, con una solida istruzione e formazione per affrontare le nuove tecnologie. Fino a 1 milione di nuovi posti di lavoro, molti dei quali nei paesi in via di sviluppo, potrebbero essere creati facendo crescere il mercato del legno come sostituto dei materiali non rinnovabili.
Ma il futuro del legno è strettamente legato anche all’energia. Nel 2050, il consumo globale di legna da ardere proveniente dalle foreste sarà compreso tra 2,1 miliardi e 2,7 miliardi di metri cubi, rispetto a 1,9 miliardi di metri cubi nel 2020, con un aumento compreso tra l’11 e il 42%. Nel 2020 c’erano ancora 2,3 miliardi di persone che facevano affidamento sul legno come fonte primaria di energia per cucinare e riscaldarsi.

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