Come recuperare la plastica dai fiumi e investire nell’economia circolare

11 Novembre 2022 05:00

L’idea è semplice e quasi banale ma – come spesso accade in questi casi – potrebbe essere vincente: creare sui fiumi degli sbarramenti “leggeri” in grado di deviare (e recuperare) 24 ore su 24 la plastica che galleggia nei nostri corsi d’acqua. È il progetto River Cleaning che è stato presentato nei giorni scorsi a Sarmato dal fondatore dell’omonima azienda vicentina Vanni Covolo: l’occasione sono stati gli “Stati locali della Circular economy” che sono stati organizzati nella sala polivalente Umberto I dal Comitato Culturale e storico della Val Tidone e da Francesco Marazzi, consulente ambientale dell’azienda TuttoAmbiente. Proprio quest’ultimo, in veste di moderatore, ha richiamato a Sarmato i migliori esempi (locali e non) di cosa significhi sfruttare i rifiuti per ottenere nuove risorse, seguendo appunto quella economia “circolare” che dovrebbe diventare in futuro una prassi automatica.
L’idea più innovativa della tavola rotonda è stata proprio quella dedicata alla bonifica dei corsi d’acqua e al progetto River Cleaning. “Si tratta di una barriera intelligente formata da una fila di boe galleggianti che ruotano su se stesse grazie alla corrente del fiume e che sono in grado di spostare così i rifiuti galleggianti verso la riva, perché possano essere raccolti – spiega Covolo -. “Così si può intercettare il 95% delle plastiche galleggianti, consentendo al tempo stesso la navigabilità e il passaggio di barche. Se dotate di spugne, poi, queste boe possono intercettare anche gli sversamenti oleosi”. E chissà che anche a Piacenza qualcuno non voglia sperimentare questa opportunità.
Intanto, si spera che le aziende siano le prime a voler risolvere la situazione “a monte” e a sposare una nuova idea di “circolarità”. “Sempre più spesso i clienti ci chiedono materiali compostabili o ecosostenibili per gli imballaggi” sottolinea Anna Paola Cavanna, vicepresidente di Confapi Industia e presidente della ditta Laminati Cavanna di Calendasco. “È nata così la Fondazione Carta Etica del Packaging che fissa dei principi precisi per chi vi aderisce. Serve un approccio nuovo e un codice etico diffuso anche ai dipendenti delle aziende: nella nostra azienda di famiglia, ad esempio, sono loro i primi testimonial di comportamenti ambientali virtuosi”.
A Sarmato ci sono due aziende che puntano tutto sul riciclo. “È dal 1997 che la Braghieri Plastic è impegnata nel recupero della plastica per prolungarne il ciclo vitale e riutilizzarla” spiega il responsabile commerciale Giovanni Buttafuoco. A Berlasco, invece, l’impianto di compostaggio di Maserati Energia non si è accontentato di recuperare gli scarti della frazione organica dei rifiuti domestici per trasformarla in concime ma dal 2019 produce biometano. “Così – sottolinea il nuovo direttore generale Andrea Mazzon – all’anno si producono dai rifiuti 5 milioni di metri cubi di metano per l’autotrazione e 10mila tonnellate di compost”. Poco distante, a Castelsangiovanni, il fondatore di Poplast Alessandro Stragliati si è sempre occupato di imballaggi ma si è inventato il brevetto di un impianto in grado di trasformare plastica e gomma in idrocarburi, polvere di carbone, gasolio e gas. “Mi ero stancato di sentir parlar male della plastica» ha precisato Stragliati. «Così sono passato dalla produzione di imballaggi al suo esatto opposto, il riciclo”.

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