Il boom dell’eolico fa crollare il prezzo dell’elettricità
in Germania e Danimarca

17 Gennaio 2023 05:00

Più eolico, uguale meno carbone e soprattutto meno gas.
Ecco perchè l’ormai famigerato Ttf, il contratto future di riferimento del metano in Europa, è in caduta libera: per gran parte della giornata di ieri è stato scambiato a 56 euro/Mwh, in calo del 13% rispetto alla chiusura di venerdì scorso.
A determinare gran parte del prezzo è la Germania, prima potenza industriale e ovviamente primo Stato europeo per consumo di energia.
Solo ieri, secondo i report quotidiani di Wind Europe, l’80% dell’energia elettrica tedesca è stata prodotta da pale eoliche. Un’attività che domenica aveva fatto crollare il prezzo della luce a soli 9,3 euro per megawatora, contro i 145,5 euro pagati in Italia per il fatto che da noi l’eolico pesa invece solo per il 13,6%. La Danimarca, grazie all’eolico, produce addirittura il 138% della elettricità di cui ha bisogno. La Penisola iberica si ferma al 50%, mentre l’Austria è al 26,8% e la Francia (forte nel nucleare) al 23,6%.
In virtù di tali percentuali, restando ai prezzi di domenica, possiamo vedere che l’energia elettrica è costata appunto 9,3 euro/Mwh a Berlino, 11 a Copenhagen, 22,1 a Madrid e Lisbona, 34,9 a Parigi e 83,1 a Vienna.
Alle 11.00 di ieri mattina, secondo i dati di energy-charts.info, nell’Unione Europea su 317.160 Mwh di energia elettrica prodotta, ben 78.500 derivavano dall’eolico, 62.300 dal nucleare, 38.655 dal gas, 27.424 dal fotovoltaico, 24.621 dal carbone, 21.600 dall’idroelettrico e 20.400 dalla lignite tanto usata in Germania e tanto contestata da Greta Thunberg.
In pratica il gas, terrore dell’Europa per gran parte del 2022, sta dietro solo a un decimo della produzione di energia elettrica, per giunta in pieno inverno.
Il clima mite, ventoso soprattutto nei Paesi baciati da Mare del Nord e Oceano Atlantico, e un maggiore utilizzo di materie prime ultra-inquinanti come carbone e lignite hanno spinto gran parte della Ue a trovare alternative al metano, il cui flusso dalla Russia è crollato di oltre l’80%.
Inoltre la Germania in tempi record ha messo in piedi due rigassificatori, mentre dagli Usa e non solo arriva Gnl in abbondanza, il tutto condito da stoccaggi pieni per oltre l’80% nel Vecchio continente. Questi i motivi alla base della forte e continua discesa del prezzo del Ttf che nell’ultimo mese ha perso il 50% del suo valore, arrivando a una quotazione che non si vedeva da inizio autunno del 2021.
La discesa potrebbe comunque non essere infinita. C’è una sorta di pavimento minimo, sotto il quale il gas non dovrebbe calare. Una settimana fa Julien Hoarau, capo di Engie EnergyScan, su Twitter aveva scritto: “I prezzi TTF continuano a scendere sotto 70 euro/MWh. Anche se dovremmo essere vicini all’intervallo di commutazione del carbone, la produzione eolica per lo più elevata sta già limitando la produzione solo delle centrali a carbone più efficienti in Germania, il che potrebbe abbassare il limite di prezzo a 40-50 euro per megawattora”. Per cui, c’è un prezzo minimo intorno ai 60-65 euro sotto il quale le centrali riprendono a bruciare gas, che comporta inoltre una minore spesa in termine di acquisto certificati legati alle emissioni. Prezzo minimo che, tuttavia, se il clima mite e ventoso lo permette, può calare appunto addirittura a 40-50 euro, grazie a una maggiore produzione di energia eolica.
Una soglia che rimane comunque ancora due volte il prezzo del 18 gennaio di 2 anni fa, cioè 17 euro per megawattora.

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