“Mangiare un pesce pescato negli Usa è come bere per un mese acqua contaminata”

19 Gennaio 2023 05:00

Secondo un allarmante studio reso noto nei giorni scorsi, mangiare un pesce d’acqua dolce pescato nei laghi e nei fiumi degli Stati Uniti equivale a bere un mese di acqua contaminata dai cosiddetti inquinanti “eterni”, noti come Pfas.
Questi prodotti chimici sono stati sviluppati negli anni ’40 per resistere all’acqua e al calore. Si trovano nei rivestimenti antiaderenti, nei tessuti e negli imballaggi alimentari. Ma la natura indistruttibile di questi Pfas fa si che si siano accumulati nel tempo nell’aria, nel suolo, nell’acqua di laghi e fiumi, negli alimenti e persino nel corpo umano. Sono aumentate le richieste di una regolamentazione più severa dell’uso dei Pfas, che sono dannosi per la salute, con conseguenze sul fegato, colesterolo alto, riduzione della risposta immunitaria e diversi tipi di cancro.
I ricercatori hanno voluto misurare la contaminazione dei pesci d’acqua dolce analizzando 500 campioni prelevati da laghi e fiumi americani tra il 2013 e il 2015. Secondo lo studio pubblicato su Environmental Research, il livello mediano di contaminazione era di 9,5 microgrammi per chilogrammo. Di tutti i campioni contaminati, tre quarti erano Pfos, uno dei più comuni e dannosi tra le migliaia di contaminanti che compongono i Pfas.
Mangiare un pesce d’acqua dolce equivale a bere per un mese acqua contaminata da 48 parti di Pfos per miliardo. L’acqua è considerata potabile se non contiene più di 0,2 parti di Pfos per miliardo, secondo le nuove linee guida dell’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa). I livelli di Pfas trovati nei pesci d’acqua dolce catturati in natura sono risultati 278 volte superiori a quelli identificati nei pesci d’allevamento disponibili in commercio. “Non riesco più a guardare un pesce senza pensare alla sua contaminazione da Pfas”, ha dichiarato David Andrews, scienziato dell’Environmental Working Group, che ha condotto lo studio. Il dato è “particolarmente preoccupante per l’impatto sulle comunità svantaggiate che consumano il pesce come fonte di proteine o per motivi socio-culturali”, ha proseguito. “Questa ricerca mi fa arrabbiare molto perché le aziende che hanno prodotto e utilizzato i Pfas hanno contaminato il mondo senza assumersi la responsabilità”.
Patrick Byrne, ricercatore sull’inquinamento ambientale presso la Liverpool John Moores University del Regno Unito, ha affermato che i Pfas sono “probabilmente la più grande minaccia chimica per la specie umana” nel 21° secolo. “Questo studio è importante perché fornisce la prima prova di una diffusa trasmissione dei Pfas direttamente dai pesci all’uomo”, ha aggiunto.
Lo studio arriva dopo che Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia hanno presentato venerdì scorso all’Agenzia europea per le sostanze chimiche una proposta per vietare l’uso dei Pfas. La proposta si basa sulla constatazione dei cinque Paesi che l’uso dei Pfas non era sufficientemente controllato.

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