Monito PoliMi: “Italia lenta sulle rinnovabili, nonostante 400.000 occupati potenziali”

23 Maggio 2023 05:00

Il ritmo con cui l’Italia sta installando nuovi impianti a fonte rinnovabile “è troppo lento rispetto a quanto servirebbe per raggiungere gli obiettivi di 125-150 Gw al 2030 e nel frattempo l’elettrificazione dei consumi corre, e porterà al raddoppio del fabbisogno elettrico (+126%) entro il 2050”.
È quanto emerge dal Rapporto sulle energie rinnovabili 2023 (Rer) realizzato dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano (PoliMi).
Raggiungere i target 2030, secondo il rapporto, comporterebbe investimenti per le nuove installazioni tra i 43 e i 68 miliardi di euro, genererebbe tra i 310.000 e i 410.000 nuovi posti di lavoro e consentirebbe una riduzione delle emissioni di CO2 annuali da produzione di energia tra 39 e 51 milioni di tonnellate a partire dal 2030. Il tempo che rimane fino al 2030 “è poco – osserva Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy – e senza un’accelerazione ci troveremo con una copertura del fabbisogno elettrico da rinnovabili di solo il 34%, contro il 65% richiesto dal Fit-for-55 e i target ancora più alti di RepowerEu, che arrivano all’84% sulla generazione elettrica nazionale. Quello che manca – rileva – sono soprattutto i grandi impianti, con un coefficiente di saturazione per le aste che negli ultimi 4 bandi non ha mai superato il 30%. Il ritardo con cui avanziamo – aggiunge – ci ha impedito di sfruttare l’effetto calmierante delle Fer sul prezzo dell’elettricità salito alle stelle”.
Il rapporto spiega che “i poco più di 3 Gw aggiunti nel 2022 (526 Gw di eolico e 2,5 Gw di fotovoltaico), benché rappresentino una crescita del 125% sul 2021 e abbiano portato la capacità Fer installata a 63,6 Gw, sono appena un terzo dei circa 10 Gw (tra 8,6 e 10,7 Gw) che dovremmo aggiungere annualmente per tenere il passo, al pari degli effettivi 10,7 Gw della Germania, 5,9 della Spagna e 5 della Francia (la quale però nel mix aggiunge l’energia nucleare)”.
Gli investimenti, più in dettaglio, verrebbero suddivisi tra 34-42 miliardi per il fotovoltaico e 14-21 per l’eolico, indica la scuola di Management Politecnico di Milano.
Chiaroni rimarca che “l’incertezza normativa non accenna a migliorare: l’inefficienza delle aste Fer e le lungaggini degli iter autorizzativi sono tra i principali ostacoli alle installazioni da rinnovabili nel Paese. C’è – aggiunge – un evidente disallineamento tra la velocità normativa europea e quella italiana: il mese scorso gran parte dei provvedimenti nazionali attesi per il 2022, tra cui decreti attuativi di recepimento della RedII e il Decreto Fer II, non erano ancora stati promulgati, così come risultano in attesa di autorizzazione circa la metà dei progetti fotovoltaici ed eolici onshore presentati nel 2019 e il 60-65% di quelli presentati nel 2020. Le percentuali sfiorano il 100% se si considerano i progetti del 2021 e del 2022, con un backlog complessivo di richieste che a inizio 2023 superava i 300 Gw”.
Nel rilevare che per le installazioni “mancano quasi completamente all’appello i grandi impianti (sono appena 6 quelli con taglia superiore ai 10 Mw, l’11% della potenza totale)”, il rapporto osserva che sul fronte delle aste e dei registri il quadro “è desolante” soprattutto per gli impianti di grande taglia, “la saturazione del contingente non ha mai superato il 30% negli ultimi 4 bandi e dopo 10 bandi risultano non ancora assegnati 1.412 Mw. Non va meglio sul fronte del revamping e del repowering”.

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