Nazionalizzazione di Edf:
il colosso energetico francese è di nuovo tutto dello Stato

09 Giugno 2023 14:00

Électricité de France lascerà oggi il mercato azionario, a un anno dalla decisione del governo francese di riprendere completamente il controllo del destino del colosso energetico per rilanciare il nucleare in Francia e reindustrializzare il Paese decarbonizzando la sua economia.
A fine maggio l’Autorità per i Mercati Finanziari aveva annunciato la scadenza dell’8 giugno, data in cui gli azionisti titolari del 2% dei titoli ancora in circolazione sarebbero stati costretti a vendere le proprie azioni, consentendo così allo Stato di detenere il 100% di capitale e quindi di nazionalizzare completamente Edf.
Questo “ritiro obbligatorio” dalla Borsa costringe gli ultimi azionisti a disfarsi dei propri titoli per 12 euro netti ciascuno. Un prezzo ritenuto troppo basso dai piccoli azionisti, alcuni dei quali avevano scommesso gran parte dei loro risparmi sul futuro del gruppo. Tanto da spingerli ad avviare numerosi ricorsi – tutti respinti – per arrivare ad almeno a 15 euro.
“Questa operazione è stata un successo”, ha dichiarato il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire. “Era essenziale consentire a Edf di realizzare in maniera accelerata diversi progetti decisivi: l’aumento della produzione della flotta nucleare esistente, in un contesto di crescente fabbisogno di energia elettrica, e il programma di costruzione di sei reattori nucleari con tecnologia Epr2”, ha aggiunto.
“Quando ci avviciniamo a un periodo con tante sfide energetiche, il fatto di avere un unico azionista, ovviamente, permette di avere un completo allineamento su una visione a lungo termine”, ha osservato il nuovo capo di Edf, Luc Rémont, durante il congresso annuale dell’Unione elettrica francese.
Stimata in 9,7 miliardi di euro, l’acquisizione di Edf era stata annunciata a luglio 2022 dal primo ministro Elisabeth Borne. Con questa scalata lo Stato, che deteneva l’84% della società, vuole riprendere il controllo dell’azienda elettrica francese, per accelerare il rilancio del nucleare, con la costruzione di almeno sei nuovi reattori.
In attesa della messa in servizio di queste nuove unità, nel migliore dei casi nel 2035-2037, governo ed Edf dovranno lavorare sodo per sviluppare le energie rinnovabili e mettersi al passo con gli altri Paesi europei.
La posta in gioco è cruciale per la sovranità energetica del Paese: mercoledì il gestore della rete ad alta tensione Rte (che è l’operatore del sistema di trasmissione dell’elettricità) ha notevolmente rivisto al rialzo le proprie previsioni sui consumi elettrici entro il 2035, tenendo conto dell’aumento degli obiettivi climatici europei e della reindustrializzazione voluta dal governo. Di conseguenza, la Francia dovrà raddoppiare la sua produzione di energia solare e di energia eolica entro il 2035, sottolinea Rte.
C’è, però, un problema: i margini di manovra finanziari di Edf sembrano inesistenti. Durante la presentazione dei risultati annuali 2022 a metà febbraio, la società energetica ha annunciato un indebitamento netto record di 64,5 miliardi di euro. E’ la conseguenza della produzione di energia elettrica che lo scorso anno è stata storicamente bassa a causa della scoperta di un fenomeno di corrosione in alcune centrali nucleari. Ma l’azienda paga anche il suo forzoso contributo allo “scudo tariffario” deciso dal governo.
Per contenere le bollette di famiglie e imprese, lo Stato ha costretto il gruppo a vendere più elettricità a prezzi bassi nel 2022 ai suoi concorrenti. Una misura dal costo esorbitante per l’operatore, pari a 8,34 miliardi di euro.

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