Ambiente e Società. Il giurista piacentino nel volume della Treccani

Stefano Maglia e Amedeo Postiglione presenti nella pubblicazione con l'intervento "Ambiente tra diritti e doveri"

Leonardo Chiavarini
|4 ore fa
Stefano Maglia- © Libertà/Leonardo Chiavarini
Stefano Maglia- © Libertà/Leonardo Chiavarini
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"Ambiente e società. Quale pianeta per le future generazioni?”. È una domanda importante quella che correda il titolo del nuovo volume curato da Bruno Carli e Paola Bonfante per Treccani Libri. Un fisico e una biologa vegetale, entrambi di fama internazionale, hanno provato a rispondere al quesito in un presente storico in cui, spiegano, «I cambiamenti ambientali causati dall'attività umana hanno raggiunto livelli tali da compromettere la fruibilità delle risorse naturali da parte delle future generazioni». Insomma, la Terra, avvelenata dalla voracità dell'uomo, si trova oggi in uno stato emergenziale. Una condizione che rischia di aggravarsi al punto da minacciare la sopravvivenza delle generazioni più giovani e di quelle che ancora devono nascere.
LE VOCI DEGLI ESPERTI
Parlare di ambiente in modo serio implica uno sguardo interdisciplinare: l'ecologia si interseca con la chimica, con la biologia, con la fisica, con le geoscienze, ma anche con l'economia, con la medicina, con il diritto, con la sociologia, eccetera. L'ambito scientifico deve dialogare con l'ambito umanistico. Così , la pubblicazione di Treccani, uscita proprio nel centenario dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana, ha messo insieme le voci di esperti comprovati provenienti da vari settori di studio. I contributi, diversi per tematica e ambito, riflettono sulla relazione tra sistemi naturali e attività umana e lo fanno, provando a immaginare le prospettive future. Sono tre le sezioni principali: "Le tipologie di ambiente”, che «esplora i principali ecosistemi (terra, acqua, suolo), spiegandone le dinamiche e le interazioni tra esseri viventi e ambiente abiotico»; "Le emergenze ambientali”, che approfondisce cinque problematiche («qualità dell'aria, riduzione dell'ozono stratosferico, cambiamento climatico, perdita di biodiversità e dispersione della plastica»); "Le risposte della società”, che «analizza infine come l'umanità sta affrontando l'aumento dell'impronta ecologica, considerando aspetti demografici, etici, economici, sanitari e giuridici».
UN CONTRIBUTO DA PIACENZA
Per la prospettiva di carattere giuridico è stato coinvolto il piacentino Stefano Maglia, giurista ambientale, fondatore e presidente di Tuttoambiente e anche dell'Associazione Italiana Esperti ambientali (Ass.I.E.A), nonché autore del primo Codice dell'Ambiente italiano (1989). L'intervento di Maglia all'interno del volume miscellaneo si intitola "Ambiente tra diritti e doveri” ed è stato scritto a quattro mani con Amedeo Postiglione, presidente aggiunto onorario della Corte suprema di Cassazione, vicepresidente del forum europeo dei giudici per l'ambiente, fondatore e direttore della fondazione ICEF (International Court of the Environment Foundation), già docente universitario di Diritto ambientale.
PARTIRE DAI DIRITTI UMANI
Il valore della vita umana e la sua tutela possono fungere da perno su cui incentrare anche la tutela dell'ambiente. Maglia e Postiglione fanno riferimento ai diritti umani. «Occorre partire da lì – spiega il professore piacentino –. Quei diritti insiti negli esseri umani, come il diritto alla salute o il diritto a respirare in un ambiente sano e pulito, possono essere la base scientifica e giuridica per invertire la rotta». Nel volume, Maglia e Postiglione spiegano: «Il diritto internazionale, costruito storicamente come diritto per gli Stati, tende a spostare il suo baricentro sulla comune garanzia dei diritti umani delle persone e dei popoli, con un ruolo di riconoscimento e servizio delle istituzioni. Sembra utile – continuano gli autori – tenere conto della possibilità di una protezione più rigorosa, a opera delle istituzioni, dei diritti e doveri umani nei sistemi giuridici internazionali, comunitari e nazionali». Quindi, un diritto, quello relativo all'ambiente e al clima, non solo per gli Stati, ma in grado di farsi interprete dei diritti umani più fondamentali. Per dirla con le parole dei due giuristi, «un diritto umanitario delle persone e dei popoli».
L'ETICA NON BASTA
Diritti, ma anche doveri. Maglia e Postiglione credono nella guida dell'etica. Tuttavia, la virtù da sola non basta: occorre supportarla continuamente e incentivarla, sia sul piano personale, sia sul piano politico e sociale. «Ritengo che la guida debbano sempre darla le leggi – spiega il giurista – e credo anche nell'efficacia degli incentivi e dei disincentivi. In sostanza, tutti noi cittadini dovremmo essere educati ad andare in certe direzioni. Invece, oggi, veniamo sviati. Questo vale nel quotidiano delle nostre vite, dove la normalità è vedere auto lasciate accese in doppia fila per portare i figli a scuola oppure assistere a un utilizzo sempre più fuori misura degli e-commerce e dei loro pacchi (di cui molti ignorano l'impatto ambientale); ma, vale anche in ottica Paese e istituzioni. Con l'Italia che ha esaurito già a maggio la sua quota di risorse globali per il 2025 e con l'ormai acclarata debolezza degli organismi nazionali e internazionali». Maglia sceglie di fare alcuni esempi per mostrare l'inefficacia dell'operato di questi organismi, oggi, nella tutela dei diritti umani e ambientali. «Si pensi – dice – a certi Capi di Stato e di Governo, giudicati come criminali dalla Corte Penale internazionale, che girano impunemente negli aeroporti. Oppure, si pensi alla recente Cop30, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, svoltasi in Brasile, dove non hanno partecipato Paesi responsabili di enormi quote di emissioni».
AMBIENTE E GUERRA
L'instabilità del contesto globale è poi aggravata dai numerosi conflitti in corso. La guerra miete vittime ogni giorno, ma crea anche danni ambientali di proporzioni inimmaginabili. «L'inquinamento dell'aria, causato dalle polveri e dalle munizioni, e poi l'inquinamento delle acque e del suolo, la devastazione della flora e della fauna. A Gaza, in Ucraina e in tutti gli altri territori di guerra – dice Maglia – il disastro si somma all'orrore quotidiano delle tante vittime». E così , per molti civili salvatisi dalle bombe o dagli spari, l'appuntamento con la morte è solo rinviato di qualche tempo. Un territorio resta ferito anche dopo la fine di un conflitto e a pagarne il prezzo sono, come sempre, le persone innocenti che lo abiteranno.
PENSARE AL FUTURO
La tutela dell'ambiente ha a che fare anche con l'attenzione nei confronti di chi abiterà la terra in futuro. Una direttiva fondamentale secondo i due giuristi e ricorrente in tutto il volume Treccani, che si interroga proprio su questo punto. «Pensare al bene delle nuove generazioni è fondamentale – dice Maglia –. Parlando con i miei nipoti, mi capita di cercare di guardare al futuro attraverso di loro. Lo scenario in cui abiteranno gli esseri umani del domani rischia di essere catastrofico, a causa dei cambiamenti climatici, un male di cui l'uomo stesso è colpevole». Per invertire la rotta, evitando di consegnare un mondo in rovina, alle azioni concrete deve anche affiancarsi un cambio di mentalità e di valori. «L'atteggiamento dei negazionisti non solo va contro ciò che dice la scienza – spiega il giurista – ma è anche l'attitudine egoista di chi dimostra di non saper guardare a un centimetro dal proprio naso. Lasciare nelle mani delle nuove generazioni un mondo migliore (o quantomeno non compromesso) è un diritto da tutelare e al contempo un dovere da assolvere. Alcuni capi indiani delle tribù nordamericane suggerivano di pensare alla natura come a qualcosa che ci è stato dato in prestito. Un concetto – dice – che ha espresso molto bene anche Papa Francesco quando parlava dell'importanza di essere "custodi della natura”. E infatti, non a caso, sto citando la figura che più di tutte, negli ultimi anni, ha saputo parlare di ambiente. Oggi, la sua è una mancanza forte anche per tutti gli ambientalisti».
UNA POLITICA DEBOLE E COMPLICE
Una tendenza, però, quella della tutela dell'ambiente per le nuove generazioni, che non riesce a fare breccia nella coscienza di tanti. «Di ambiente, in modo serio, si parla poco e male – nota Maglia –. E la politica non fa abbastanza, tanto che, ancora oggi, nonostante tutti i disastri che vediamo, l'ambiente non è considerato una priorità ed è percepito come un problema rinviabile. Addirittura, in questo momento, sembra vincente chi per anni ha fatto ostruzionismo, opponendosi alle politiche ambientali. Ma, la verità – conclude Maglia – è che ci troviamo su un piano inclinato e chi sta fermo senza fare nulla per mitigare la situazione offre la sua complicità al disastro del pianeta e della specie».