Madonna al cinema, dallo schermo esce puro fascino anni ’80
“Cercasi Susan disperatamente” oggi è una pellicola cult: musica, moda e libertà individuale si intrecciano senza confini
Matteo Prati
|3 giorni fa

Madonna in “Cercasi Susan disperatamente” (1985)
Sono passati quattro decenni da quando “Cercasi Susan disperatamente” (1985) invase le sale cinematografiche, segnando non solo il vero debutto sul grande schermo di Madonna in un ruolo da protagonista, ma anche affermandosi come fenomeno culturale in grado di catturare in pieno lo spirito e le contraddizioni degli anni Ottanta. Il film, tra commedia brillante e avventura urbana, restituiva un ritratto di New York elettrica e in continua trasformazione, dove musica, moda e libertà individuale si intrecciavano senza confini, dando vita a un’opera che ancora oggi conserva fascino e modernità. Diretto da Susan Seidelman, il film mescolava commedia degli equivoci, spionaggio, thriller, romanticismo e avventura, creando un mix che oggi appare vintage eppure straordinariamente contemporaneo. Miss Ciccone interpreta Susan, spirito libero, icona di stile e ribelle per natura; Rosanna Arquette interpreta Roberta, una donna borghese che, annoiata dalla routine, scopre una nuova dimensione della vita grazie a Susan. Jim (Robert Joy), innamorato della misteriosa Susan, finisce per coinvolgere Roberta in un gioco pericoloso e irresistibile fatto di false identità e contaminazioni, come quando Roberta compra la giacca d’oro di Susan o cerca risposte negli annunci personali. Uno degli elementi che più risalta, anche a distanza di anni, è il modo in cui Seidelman e Madonna lavorarono insieme per costruire un personaggio che fosse autentico. Madonna venne scelta non tanto per la recitazione, all’epoca poco esperta, ma per la sua energia, il suo carisma, la sua capacità di incarnare uno stile, un atteggiamento. La regista disse: «Madonna aveva una grande consapevolezza di sé e una grande sicurezza: faceva sì che la gente la guardasse. Quando entrava in una stanza, non potevi fare a meno di fissarla». Il film non è soltanto storia, è estetica pura. I costumi, la scenografia, i locali underground, le camminate nell’East Village, le scarpe punk con borchie, la giacca luccicante disegnata da Santo Loquasto, presero ispirazione anche dal guardaroba personale di Madonna. La giacca d’oro, uno dei simboli visivi più riconoscibili, divenne un elemento narrativo centrale, oltre che un oggetto cult. Madonna stessa, ripensando al film, ha ammesso che si prese il ruolo puntando sulla convinzione nei propri mezzi. «Farò qualsiasi cosa per ottenere questa parte», disse quando Madonna quando si presentò per l’audizione. Una sicurezza che si riflette nel modo in cui Susan vive ogni scena, come se il film fosse non solo finzione, ma anche un manifesto personale di autodeterminazione. Al di là della parte di costume, “Desperately seeking Susan”, questo il titolo originale, mette al centro il desiderio di identità. Roberta, con la sua vita ordinata, cerca di emulare Susan: compra la giacca, assume pose, imita stili.
Il film mostra quanto sia fragile e affascinante quel passaggio tra essere e diventare, tra ciò che ci viene imposto e ciò che scegliamo per noi stessi. È una riflessione sul gioco delle apparenze, sull’ambiguità di come veniamo percepiti dagli altri e sul sottile confine tra ciò che mostriamo come finzione e ciò che esprime il nostro autentico desiderio. Poi c’è il contesto, la New York degli anni ’80, i club, i locali alternativi, graffiti, negozietti vintage, il Danceteria. Un luogo e un periodo in cui la moda e la cultura giovanile erano in fermento, dove la strada era palcoscenico e la scena underground dettava stile e linguaggio. Susan è figlia di quel mondo, non perfetta, a volte disordinata, ma intensa, viva. Al contempo, dietro le risate e lo humor, c’è una riflessione leggera ma non banale sulla libertà individuale. Susan non vuole essere salvata, non desidera essere sistemata, vuole sperimentare, cambiare, sfuggire. Roberta la insegue, la ammira, la confonde con se stessa, e in quel confronto emerge la lotta tra chi sceglie la comodità e chi accetta l’incertezza per vivere con più autenticità. Anche le ricorrenze recenti dimostrano il potere duraturo del film. Per il 40° anniversario, Madonna ha indossato pubblicamente la giacca iconica del film, celebrando non solo il passato ma il presente del suo simbolo.
«Sapevo che Madonna era speciale», disse Susan Seidelman anni dopo. Una frase che riecheggia oggi, quando guardiamo all’impatto visivo e culturale che la pellicola ha avuto. Non è solo nostalgia, è la constatazione che certi corpi, certi stili, certi atteggiamenti costruiscono simboli, plasmano sguardi, generano desideri. “Cercasi Susan disperatamente” resta uno specchio degli anni ’80, certo, ma anche di ciò che siamo diventati. Un film che insegna che l’arte del costume può essere politica, che l’identità è anche scena, e che la libertà spesso richiede il coraggio di essere se stessi.

