Dolcetto, scherzetto o... fumetto?

I racconti dell'orrore narrati con le vignette ci intrattengono, ci affascinano ed esorcizzano i nostri timori irrazionali

Alessandro Sisti
|1 mese fa
L'orrido Zio Tibia, popolare dal 1964 senza aver interpretato una sola storia- © Libertà/Alessandro Sisti
L'orrido Zio Tibia, popolare dal 1964 senza aver interpretato una sola storia- © Libertà/Alessandro Sisti
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Affrontiamo un tema divisivo. La geopolitica internazionale? Robetta! PNRR, manovre e riforme? Quisquilie, il vero busillis è Halloween, voi siete tra i favorevoli o fate parte dei contrari? Ciascuno schieramento ha le sue ragioni, per chi lo gradisce è un’occasione di festa radicata addirittura nella millenaria ricorrenza celtica di Samain, durante la quale i confini fra il mondo dei vivi e l’aldilà si facevano incerti e permeabili, mentre per chi non lo apprezza è solo una carnevalata importata da oltreoceano a fini meramente commerciali. A zombie, spettri e vampiri l’ardua sentenza, perché ciò che conta in questa pagina è che Halloween ha non poco a che spartire con i comics, iniziando dal fatidico invito “dolcetto o scherzetto”, versione italiana dell’originale “trick or treat” coniata da Elisa Penna, scrittrice, giornalista e all’epoca vicedirettrice di “Topolino”.
Dampyr a Grazzano Visconti, illustrato da Nicola Genzianella
Dampyr a Grazzano Visconti, illustrato da Nicola Genzianella

Lo segue il desiderio comune a tutte le età di mascherarsi e impersonare un ruolo, per il quale nella notte stregata orde di mummie, zucche animate e mostri di Frankenstein sciamano nelle strade… che durante fiere ed eventi del mondo del fumetto sono invase dagli appassionati di cosplay. Se non è proprio la stessa cosa poco ci manca e ancor di più Halloween e i fumetti condividono il piacere della paura. Il genere horror in tutte le sue declinazioni, da quelle più cupe e inquietanti alle parodie, è – parlando da autore – una risorsa garantita, che per di più vanta precedenti illustri: da Edgar Allan Poe a Joseph Sheridan Le Fanu, a secoli di folklore popolare, ma senza guardare tanto indietro, anche per la letteratura disegnata è già una tradizione. Fra gli antenati relativamente recenti (nonché più fumettati rispetto ai romanzi ottocenteschi), un posto di riguardo spetta alle riviste “Tales from the Crypt”, ovvero “I racconti della cripta”, “The Vault of Horror”, cioè “Il sotterraneo dell’orrore”, e “The Haunt of Fear” o “La maledizione della paura”, dai titoli cui non occorrono spiegazioni, pubblicate dal 1950 alla metà di quel decennio dall’editrice statunitense “EC – Entertaining Comics”, alle quali, oltre al merito d’aver inaugurato il filone, va quello d’aver lanciato il classico formato spillato degli albi a fumetti nonché l’onore d’aver suscitato un terremoto socio-editoriale. La società farisaica e moralista dell’America degli anni Cinquanta paventava infatti l’influenza che simili pubblicazioni potevano esercitare sui lettori più giovani, timore sfociato nel 1954 nel saggio “La seduzione dell’innocente” dello psichiatra Frederic Wertham. Il testo, che si spingeva a indicarle fra le cause della delinquenza giovanile, riletto oggi fa quantomeno sorridere e suscita qualche dubbio sulla salute mentale dello stesso Wertham, per la sua ossessione nel riconoscere ovunque immagini licenziose nascoste, ma all’epoca spinse gli editori a chiudere diverse testate oltreché a istituire un pittoresco codice di autocensura. Valido – è da notare – soltanto per quel formato, nel quale nel 1964 non rientrava la nuova rivista “Creepy”, ossia “raccapricciante”, dell’editore Warren. Fra successi, cali di popolarità e controversie legali la sua epopea proseguì fino al 1983, ma di maggior interesse è lo stratagemma narrativo che prese in prestito dalla televisione. “Creepy” era una testata-contenitore di quelle che ospitano storie non allacciate da un filo conduttore e con personaggi e autori differenti, il che ne riduceva la personalità facendone una sorta di miscellanea un po’ casuale. Occorreva un legante per unificarla e da quell’esigenza nacque Uncle Creepy, o Zio Tibia nelle versioni italiane, un vecchietto segaligno, sarcastico e cadaverico (o direttamente cadavere?), che con la tecnica di scrittura detta “incorniciatura”, apparendo in apertura di ogni racconto lo introduceva e in chiusura ne faceva una sorta di morale. Più o meno come Alfred Hitchcock nella serie televisiva “Alfred Hitchcock presenta” e con altrettanta efficacia, così che Zio Tibia tornò in svariate produzioni fino a un programma televisivo nostrano del 1989-90 e lo stesso espediente venne (e viene tuttora) sfruttato in salse diverse. Zio Tibia a parte tuttavia le trame di “Creepy” si rifacevano ai cliché o perfino replicavano quelle più conosciute, laddove uno dei principali pregi del genere è invece la possibilità di rimodellarlo con l’introduzione di nuovi elementi. Come “Vampirella”, creata nel 1969 dallo sceneggiatore e giornalista Forrest J. Ackerman insieme alla disegnatrice Trina Robbins. Vampirella, nome sia della testata sia del personaggio, è una fascinosa sexy-vampira proposta inizialmente come aliena, che in seguito, con un’agile giravolta per accompagnare la trasformazione dei gusti del pubblico, si rivela per un’autentica creatura infernale. Eppure non è malvagia e anzi, grazie ai propri poteri, debella intrusi extraterrestri ed entità modello Cthulhu. Horror, sì, ma anche fantascienza con una spolveratina di supereroi. Cos’altro pretendere da un solo giornalino?
Vampirella nell'interpretazione dell'illustratore Frank Frazetta
Vampirella nell'interpretazione dell'illustratore Frank Frazetta

Magari qualcosa di più attuale, in una veste grafica libraria e – per non farci mancare nulla – con le suggestioni di un maestro dell’inquietante della caratura di Tim Burton. La graphic novel “Edward Mani di Forbice” non è la novelization a vignette del film omonimo, bensì il sequel ambientato a qualche anno di distanza. Ne è protagonista ancora quell’Edward assurto a emblema della capacità degli spiriti infelici di nuocere a se stessi (simboleggiata dalle mani taglienti e dalle sue ferite), in una vicenda narrata dal regista e sceneggiatore insieme alla sceneggiatrice e illustratrice canadese Kate Leth e al fumettista americano Drew Rausch. La storia unisce una linea avventurosa alle note struggenti, attonite e intimiste tipiche di Burton, poiché fin dal “Frankenstein” di Mary Shelley anche questo è horror. La versatilità e la vitalità che lo rendono declinabile in molteplici costruzioni narrative sono il motore della serie “Dampyr”, ideata da Mauro Boselli e Maurizio Colombo, che quest’anno ha raggiunto il quarto di secolo di presenza in edicola. Il serbo Harlan Draka, il protagonista, è un dampyr, vale a dire il figlio di una donna umana e un vampiro, dal sangue letale per la razza di supervampiri chiamata Maestri della Notte. Il dampyr la combatte dai primi episodi, che portano sulle pagine le ambientazioni dei conflitti balcanici agganciando il fumetto alla cronaca, e mi piace sottolineare che uno fra i disegnatori più brillanti e rappresentativi della saga, alla quale contribuisce con la propria arte dal 1998, è Nicola Genzianella, milanese di nascita, ma residente a Gossolengo dal 2004. Al suo attivo trentacinque anni d’esperienza nel fumetto avventuroso, che al momento lo vede impegnato sull’immortale ”Tex”, ma anche opere dedicate alla lirica e realizzate con il baritono piacentino Simone Tansini, come “In un battito d’ali”, “Il patto delle statue” o “L’ombra del duca”, ispirate nell’ordine alla Butterfly, al Don Giovanni e al Rigoletto. Giunti alle ultime battute di questa puntata dell’Officina, agli amanti dei fumetti da incubo – termine che non spendo a caso – non sarà sfuggito che in questa carrellata ho tralasciato una delle serie più famose e importanti, che fra l’altro ha con la nostra città un legame significativo. Non è una dimenticanza, l’ho tenuta da parte perché fra qualche mese festeggerà i quarant’anni e ne approfitterò per dedicarle l’attenzione esclusiva che merita. Me ne ricorderò, anche se Halloween è alle porte non abbiate paura.
"Edward Mani di Forbice" di Burton, Leth e Rausch, sequel a fumetti del film
"Edward Mani di Forbice" di Burton, Leth e Rausch, sequel a fumetti del film