Steve Hackett: «Celebro i Genesis perché eravamo, e siamo, grandi»
Il celebre chitarrista in tour negli Stati Uniti celebra "The Lamb Lies Down on Broadway" e altre chicche

Eleonora Bagarotti
|1 mese fa

Il chitarrista Steve Hackett
Steve Hackett, con l’Italia ha un rapporto stretto: «Sono felice ogni volta che suono lì. Mi piace incontrare le persone, i fan sono affettuosi e il pubblico è attento». A confermarlo, poco tempo fa, sono stati i suoi concerti, che hanno celebrato il celebre “The Lamb Lies Down on Broadway” dei Genesis e molto altro ancora.
Il chitarrista è un uomo di parola: gli avevamo strappato la promessa di un’intervista telefonica ed è stata mantenuta.
Il chitarrista è un uomo di parola: gli avevamo strappato la promessa di un’intervista telefonica ed è stata mantenuta.
Il suo tour, in corso negli Stati Uniti, è molto lungo e con date serrate. Come sta andando?
«Sta andando benissimo. Io amo molto suonare dal vivo, la mia agenda è sempre full, ho sempre moltissimi concerti e spostamenti da una città all’altra. Per questo l’ho fatta aspettare...».
«Sta andando benissimo. Io amo molto suonare dal vivo, la mia agenda è sempre full, ho sempre moltissimi concerti e spostamenti da una città all’altra. Per questo l’ho fatta aspettare...».
Lei, soprattutto nei concerti, è veramente un musicista infaticabile e senza “aiutini”. Dove trova l’energia?
«Nella musica, che è sempre al centro di tutto. E non nego di provare tensione, poco prima di salire in palco. Alcuni colleghi utilizzano video, orchestre e va tutto benissimo, il risultato è spesso interessante. Per quanto mi riguarda, ho sempre amato sperimentare. Deve sapere che con i Genesis non facevamo altro. Ma molto prima, mi sono innamorato della chitarra proprio per questo: il suo suono, le sue possibilità infinite, già ideali per la sperimentazione».
«Nella musica, che è sempre al centro di tutto. E non nego di provare tensione, poco prima di salire in palco. Alcuni colleghi utilizzano video, orchestre e va tutto benissimo, il risultato è spesso interessante. Per quanto mi riguarda, ho sempre amato sperimentare. Deve sapere che con i Genesis non facevamo altro. Ma molto prima, mi sono innamorato della chitarra proprio per questo: il suo suono, le sue possibilità infinite, già ideali per la sperimentazione».
Come tutti, è partito dai Beatles.
«Beatles, Stones e naturalmente Peter Green. Ero un ragazzino e capii che volevo suonare, componevo già e vivevo in simbiosi con la prima chitarra!».
«Beatles, Stones e naturalmente Peter Green. Ero un ragazzino e capii che volevo suonare, componevo già e vivevo in simbiosi con la prima chitarra!».
Un amore folgorante.
«Folgorante ed eterno. La chitarra non mi ha mai stancato. Offre mille possibilità. A parte mia moglie, è la mia partner ideale».
«Folgorante ed eterno. La chitarra non mi ha mai stancato. Offre mille possibilità. A parte mia moglie, è la mia partner ideale».
Nel 2025 c’è ancora spazio per la sperimentazione?
«Sicuramente sì, anche se non la vedo nel rap/trap che ascoltano i giovani. La percepisco in ambito classico e ci sono gruppi, magari poco famosi, interessanti, in questo senso, sul web».
«Sicuramente sì, anche se non la vedo nel rap/trap che ascoltano i giovani. La percepisco in ambito classico e ci sono gruppi, magari poco famosi, interessanti, in questo senso, sul web».

Lei ha detto più volte che Phil Collins era il grande sperimentatore nei Genesis.
«Certamente, è così. Anche Peter amava sperimentare, lui è un genio. Ma Phil... era un grandissimo uomo di teatro, sin dall’inizio. Faceva di tutto».
«Certamente, è così. Anche Peter amava sperimentare, lui è un genio. Ma Phil... era un grandissimo uomo di teatro, sin dall’inizio. Faceva di tutto».
In che rapporti è rimasto con gli altri ex Genesis?
«In buoni rapporti, anche se non ci sentiamo spesso. Abbiamo rilasciato interviste per il lancio di “Lamb”. Ho apprezzato l’ultimo album di Gabriel, “I/O”. C’è stima reciproca anche con Mike Rutherford e Tony Banks. In quanto a Phil, mi dispiace molto che non stia bene. Lo trovo un uomo straordinario e coraggioso, ha fatto un percorso artistico eccezionale. E pensare che, all’inizio, l’idea di cantare gli incuteva un certo timore... invece andò benissimo, io non avevo dubbi».
«In buoni rapporti, anche se non ci sentiamo spesso. Abbiamo rilasciato interviste per il lancio di “Lamb”. Ho apprezzato l’ultimo album di Gabriel, “I/O”. C’è stima reciproca anche con Mike Rutherford e Tony Banks. In quanto a Phil, mi dispiace molto che non stia bene. Lo trovo un uomo straordinario e coraggioso, ha fatto un percorso artistico eccezionale. E pensare che, all’inizio, l’idea di cantare gli incuteva un certo timore... invece andò benissimo, io non avevo dubbi».
Glielo avranno chiesto migliaia di volte, ne aggiunga una in più:ci sarà mai una reunion, magari con un altro batterista al posto di Phil e con lui sul palco?
«Ovviamente no! Ma comprendo che la gente continui a chiederlo. Capisco che i fan amino moltissimo i Genesis, lo vedo anche in questo tour, in cui propongo diversi brani di “Lamb” e altre canzoni. E sa una cosa? Hanno ragione! Quell’album ci diede anche problemi, all’inizio non tutti lo capirono, ma ne vado fiero».
«Ovviamente no! Ma comprendo che la gente continui a chiederlo. Capisco che i fan amino moltissimo i Genesis, lo vedo anche in questo tour, in cui propongo diversi brani di “Lamb” e altre canzoni. E sa una cosa? Hanno ragione! Quell’album ci diede anche problemi, all’inizio non tutti lo capirono, ma ne vado fiero».
Un capolavoro per il quale aveva collaborato tutti insieme.
«Proprio così, ed è stato bello. Sto incontrando tanta gente che mostra apprezzamento per gli inediti del cofanetto, dicendo che l’emozione è grande quasi come quella del primo ascolto. Per me è un gran bel complimento».
«Proprio così, ed è stato bello. Sto incontrando tanta gente che mostra apprezzamento per gli inediti del cofanetto, dicendo che l’emozione è grande quasi come quella del primo ascolto. Per me è un gran bel complimento».
Lei vanta una discografia solista molto ricca e apprezzata. E ha mutato spesso e volentieri.
«Amo questo mestiere e lo vivo in modo sempre nuovo, facendo ciò che sento maggiormente in un determinato momento. In questa fase, come chitarrista, ho come un desiderio di ritorno al Blues, alle origini. Mi sento meno sperimentale. E ho in cantiere qualche buona canzone. Dopo l’ultimo album “The Circus And The Nightwhale”, finita questa lunga tournée (Hackett sta suonando negli Stati Uniti, poi girerà il Sudamerica e l’Europa fino alla fine del 2026, ndr), sicuramente troverò il tempo di registrare qualcosa di nuovo».
«Amo questo mestiere e lo vivo in modo sempre nuovo, facendo ciò che sento maggiormente in un determinato momento. In questa fase, come chitarrista, ho come un desiderio di ritorno al Blues, alle origini. Mi sento meno sperimentale. E ho in cantiere qualche buona canzone. Dopo l’ultimo album “The Circus And The Nightwhale”, finita questa lunga tournée (Hackett sta suonando negli Stati Uniti, poi girerà il Sudamerica e l’Europa fino alla fine del 2026, ndr), sicuramente troverò il tempo di registrare qualcosa di nuovo».


