I 250 anni di Jane Austen: perché continua a parlarci di donne, libertà e società
Lo scorso 16 dicembre è ricorso l'anniversario della popolare scrittrice
Fabrizia Malgieri
|6 ore fa

Un ritratto di Jane Austen
Una femminista ante-litteram. A 250 anni dalla sua nascita, la scrittrice britannica Jane Austen – nota per capolavori della letteratura come “Orgoglio e Pregiudizio” ed “Emma” – può essere considerata una voce di una straordinaria modernità, un’autrice che – oltre ad intercettare con grande attenzione le dinamiche socio-culturali del suo tempo – è stata in grado di dare vita e anima ad alcuni dei personaggi femminili più importanti della storia della letteratura neoclassica.
Definita da Virginia Woolf «l’artista più perfetta tra le donne», Austen cresce in quegli stessi salotti alto-locati che fanno da sfondo alle sue opere, offrendo uno sguardo ironico e arguto che smaschera, senza mezzi termini, l’ipocrisia della buona società, l’ossessione per il rango e il vuoto morale che spesso accompagna il privilegio. La modernità dei suoi romanzi risiede, infatti, nella sua capacità di fare una potente critica sociale attraverso storie in apparenza banali: se ad un primo sguardo le sue opere sembrano raccontare un universo limitato e accessibile solo a pochi (salotti di provincia, passeggiate in campagna, conversazioni educate e matrimoni da combinare), sotto questa superficie apparentemente ordinaria, Austen imbastisce una delle analisi più acute della società, delle relazioni di potere e, in particolare, della condizione femminile del tempo.
Definita da Virginia Woolf «l’artista più perfetta tra le donne», Austen cresce in quegli stessi salotti alto-locati che fanno da sfondo alle sue opere, offrendo uno sguardo ironico e arguto che smaschera, senza mezzi termini, l’ipocrisia della buona società, l’ossessione per il rango e il vuoto morale che spesso accompagna il privilegio. La modernità dei suoi romanzi risiede, infatti, nella sua capacità di fare una potente critica sociale attraverso storie in apparenza banali: se ad un primo sguardo le sue opere sembrano raccontare un universo limitato e accessibile solo a pochi (salotti di provincia, passeggiate in campagna, conversazioni educate e matrimoni da combinare), sotto questa superficie apparentemente ordinaria, Austen imbastisce una delle analisi più acute della società, delle relazioni di potere e, in particolare, della condizione femminile del tempo.

E poi c’è l’amore, un leitmotiv ricorrente nei suoi romanzi, ma anche in questo caso sviscerato in modo sapiente: in opere come “Ragione e sentimento”, “Orgoglio e pregiudizio”, “Mansfield Park” o “Persuasione”, l’amore non è mai un fine in sé, ma uno strumento narrativo per esplorare temi più profondi. In “Orgoglio e pregiudizio”, Elizabeth Bennet è una protagonista brillante, ironica e capace di mettere in discussione non solo il giudizio altrui, ma anche il proprio. Il suo rifiuto di un matrimonio economicamente vantaggioso ma privo di rispetto rappresenta una presa di posizione forte in un’epoca in cui il matrimonio era spesso l’unica garanzia di sopravvivenza per una donna. “Ragione e sentimento” si concentra sul conflitto tra emozione e razionalità, mostrando come alle donne fosse richiesto un equilibrio impossibile: essere sensibili ma non eccessive, intelligenti ma non troppo indipendenti. In “Emma”, Austen osa ancora di più, regalando al pubblico una protagonista privilegiata, imperfetta, talvolta irritante, che deve imparare a guardare oltre se stessa: un personaggio sorprendentemente moderno.
Infine, con “Persuasione”, il suo ultimo romanzo, Jane Austen celebra la maturità femminile, le seconde possibilità e il valore della costanza interiore. Anne Elliot non è un’eroina giovane e impulsiva, ma una donna che riflette, ricorda, valuta e sceglie con consapevolezza. Lo abbiamo detto: seppur Austen non possa definirsi “femminista” per l’epoca in cui ha vissuto, il suo sguardo sul mondo lo è profondamente. Le sue eroine pensano, giudicano, dissentono. Non accettano passivamente il destino che la società assegna loro e, soprattutto, rivendicano il diritto di scelta. Nei suoi romanzi non nasconde mai una velata critica rispetto alla precarietà economica delle donne, alla loro dipendenza da padri, fratelli o mariti, e all’ingiustizia di un sistema che ne limita l’istruzione e l’autonomia. Il matrimonio, lungi dall’essere un lieto fine scontato, è spesso presentato come una negoziazione complessa tra affetto, sicurezza e dignità personale.
Uno dei temi critici delle opere di Austen è la critica rispetto a quella logica che trasforma le donne in “buoni partiti” e mostra le conseguenze emotive di una società che misura il valore femminile in base alla convenienza sociale. Lo abbiamo detto a più riprese: uno degli strumenti più potenti di Jane Austen è l’ironia. Grazie al suo stile elegante e apparentemente leggero, smaschera l’ipocrisia della buona società, l’ossessione per il rango e il vuoto morale che spesso accompagna il privilegio. Grazie a dialoghi brillanti e una voce narrante sottilmente giudicante, l’autrice è in grado di mettere in scena una critica sociale che anticipa il romanzo realistico e psicologico dell’Ottocento.
I suoi libri parlano di classe, denaro, reputazione e potere, mostrando come questi elementi influenzino profondamente le relazioni umane. La sua influenza, come detto, è enorme negli autori successivi: da Virginia Woolf alla narrativa contemporanea, il modo di raccontare l’interiorità femminile, le dinamiche familiari e sociali devono ancora tanto alla sua scrittura.
Infine, con “Persuasione”, il suo ultimo romanzo, Jane Austen celebra la maturità femminile, le seconde possibilità e il valore della costanza interiore. Anne Elliot non è un’eroina giovane e impulsiva, ma una donna che riflette, ricorda, valuta e sceglie con consapevolezza. Lo abbiamo detto: seppur Austen non possa definirsi “femminista” per l’epoca in cui ha vissuto, il suo sguardo sul mondo lo è profondamente. Le sue eroine pensano, giudicano, dissentono. Non accettano passivamente il destino che la società assegna loro e, soprattutto, rivendicano il diritto di scelta. Nei suoi romanzi non nasconde mai una velata critica rispetto alla precarietà economica delle donne, alla loro dipendenza da padri, fratelli o mariti, e all’ingiustizia di un sistema che ne limita l’istruzione e l’autonomia. Il matrimonio, lungi dall’essere un lieto fine scontato, è spesso presentato come una negoziazione complessa tra affetto, sicurezza e dignità personale.
Uno dei temi critici delle opere di Austen è la critica rispetto a quella logica che trasforma le donne in “buoni partiti” e mostra le conseguenze emotive di una società che misura il valore femminile in base alla convenienza sociale. Lo abbiamo detto a più riprese: uno degli strumenti più potenti di Jane Austen è l’ironia. Grazie al suo stile elegante e apparentemente leggero, smaschera l’ipocrisia della buona società, l’ossessione per il rango e il vuoto morale che spesso accompagna il privilegio. Grazie a dialoghi brillanti e una voce narrante sottilmente giudicante, l’autrice è in grado di mettere in scena una critica sociale che anticipa il romanzo realistico e psicologico dell’Ottocento.
I suoi libri parlano di classe, denaro, reputazione e potere, mostrando come questi elementi influenzino profondamente le relazioni umane. La sua influenza, come detto, è enorme negli autori successivi: da Virginia Woolf alla narrativa contemporanea, il modo di raccontare l’interiorità femminile, le dinamiche familiari e sociali devono ancora tanto alla sua scrittura.

La straordinaria vitalità dell’opera di Jane Austen nel XXI secolo si manifesta nella sua continua capacità di essere reinterpretata, riscritta e condivisa attraverso linguaggi molto diversi da quelli originali. Cinema, televisione, letteratura contemporanea e social media hanno trasformato i suoi romanzi in un vero e proprio immaginario culturale collettivo, capace di superare barriere generazionali e geografiche. Gli adattamenti cinematografici e televisivi hanno avuto un ruolo centrale in questa rinascita continua. Versioni fedeli come la serie BBC di “Orgoglio e pregiudizio” o letture più moderne e stilizzate hanno reso Austen accessibile a nuovi pubblici, dimostrando come i suoi personaggi funzionino perfettamente anche fuori dal contesto storico originale. Le sue trame si sono rivelate così solide da poter essere trasportate in epoche e ambienti diversi senza perdere significato.
Emblematiche sono le riscritture contemporanee come “Ragazze a Beverly Hills”, che trasforma “Emma” in una commedia adolescenziale degli anni Novanta, o “Il diario di Bridget Jones”, che rilegge “Orgoglio e pregiudizio” in chiave moderna, urbana e ironica. In questi casi, non si tratta di semplici omaggi, ma di vere e proprie traduzioni culturali: le dinamiche sociali, le insicurezze, le aspettative sentimentali restano sorprendentemente simili, a dimostrazione dell’universalità dello sguardo di Austen. Anche il mondo digitale ha contribuito a rendere Jane Austen una figura pop. Meme, citazioni virali, profili social dedicati e comunità online hanno trasformato i suoi personaggi in strumenti di commento ironico sulla realtà contemporanea. Le sue osservazioni su orgoglio, pregiudizio, convenzioni sociali e rapporti di potere si prestano perfettamente a essere rilette alla luce di temi attuali come il giudizio sociale, le relazioni tossiche o la pressione a conformarsi. A 250 anni dalla sua nascita, Jane Austen continua a dimostrare che la vera modernità non è una questione di epoca, ma di sguardo. Nei suoi romanzi non troviamo solo storie d’amore ben costruite, ma una riflessione profonda sulla libertà individuale, sul valore della scelta e sul prezzo dell’indipendenza, soprattutto per le donne. Con ironia, intelligenza e una lucidità sorprendente, Austen ha raccontato un mondo che assomiglia ancora molto al nostro, fatto di aspettative sociali, disuguaglianze e compromessi emotivi. Rileggerla oggi significa riconoscere quanto il suo pensiero sia ancora vivo e necessario: perché Jane Austen non ci invita semplicemente a credere nell’amore, ma a pretendere rispetto, consapevolezza e dignità.
Emblematiche sono le riscritture contemporanee come “Ragazze a Beverly Hills”, che trasforma “Emma” in una commedia adolescenziale degli anni Novanta, o “Il diario di Bridget Jones”, che rilegge “Orgoglio e pregiudizio” in chiave moderna, urbana e ironica. In questi casi, non si tratta di semplici omaggi, ma di vere e proprie traduzioni culturali: le dinamiche sociali, le insicurezze, le aspettative sentimentali restano sorprendentemente simili, a dimostrazione dell’universalità dello sguardo di Austen. Anche il mondo digitale ha contribuito a rendere Jane Austen una figura pop. Meme, citazioni virali, profili social dedicati e comunità online hanno trasformato i suoi personaggi in strumenti di commento ironico sulla realtà contemporanea. Le sue osservazioni su orgoglio, pregiudizio, convenzioni sociali e rapporti di potere si prestano perfettamente a essere rilette alla luce di temi attuali come il giudizio sociale, le relazioni tossiche o la pressione a conformarsi. A 250 anni dalla sua nascita, Jane Austen continua a dimostrare che la vera modernità non è una questione di epoca, ma di sguardo. Nei suoi romanzi non troviamo solo storie d’amore ben costruite, ma una riflessione profonda sulla libertà individuale, sul valore della scelta e sul prezzo dell’indipendenza, soprattutto per le donne. Con ironia, intelligenza e una lucidità sorprendente, Austen ha raccontato un mondo che assomiglia ancora molto al nostro, fatto di aspettative sociali, disuguaglianze e compromessi emotivi. Rileggerla oggi significa riconoscere quanto il suo pensiero sia ancora vivo e necessario: perché Jane Austen non ci invita semplicemente a credere nell’amore, ma a pretendere rispetto, consapevolezza e dignità.

