“La prima maratona di Piacenza del 1996 sotto la neve fu un vero miracolo”

23 Gennaio 2021 22:00

Quel 6 gennaio 1996 fu una data storica per Piacenza, quella della prima edizione della Placentia Marathon. La maratona che passò alla storia per la grande nevicata e l’impegno di tutti i protagonisti che nonostante mille difficoltà la portarono a termine. A 25 anni di distanza Telelibertà ha fatto rivivere quei momenti con le testimonianze di chi c’era, grazie alla puntata di “Zona Sport: speciale prima maratona di Piacenza” andata in onda sabato sera. Tanti gli ospiti collegati via video con il conduttore Marcello Tassi: Pietro Perotti e Alessandro Confalonieri, storici organizzatori della Marathon, Carlo Sartori, al tempo dirigente dell’ufficio viabilità e traffico del Comune di Piacenza, Renato Zurla, all’epoca presidente della Provincia di Piacenza, Michele Marescalchi, giornalista sportivo, e Davide Milesi, primo vincitore dell’edizione maschile, con i contributi video di Adamo Gulì, allora direttore della Scuola di polizia, Alberto Brenni, giornalista di Telelibertà che seguì l’evento, e Giuseppina Cecco, prima vincitrice dell’edizione femminile.

“Il ricordo non è più così vivido – ha confessato Perotti – la organizzavamo fin dal primo anno con Telelibertà e vi ringrazio. Il ricordo più importante è proprio la neve, mai vista così tanta e la città fece un mezzo miracolo per organizzare tutto. Fondamentali furono anche la Fidal e il Coni con Roberto Gentilotti. Il problema principale era quello della comunicazione, la maratona fu una delle prime occasioni per lavorare tutti sulla stessa frequenza e per questo dobbiamo ricordare Maurizio Saltarelli, un precursore”.

Carlo Sartori non è riuscito a trattenere le lacrime: “Fu un miracolo, grazie agli organizzatori e agli atleti. Alle 5 del mattino la partenza dei mezzi di soccorso, ci siamo tutti improvvisati e ce l’abbiamo fatta, gli organizzatori diffusero tanto entusiasmo ai miei collaboratori”. Alessandro Confalonieri ha riconosciuto come ci fosse stato in generale “un apporto fondamentale di persone che adesso non ci sono più, avevamo ovviamente paura della neve e Sartori monitorava ogni centimetro del percorso per garantire la sicurezza. Questi sono i ricordi più belli. Eravamo già a una decina di anni di servizio e provammo così a trasformare in realtà un sogno nel cassetto, tutte le autorità ci diedero fiducia”. Il tempo diede ragione a tutto quel lavoro fatto allora, per Renato Zurla “fu una scommessa vinta rimasta dentro tutti noi. Immaginate in quegli anni ciò che abbiamo messo in campo in una giornata di neve paurosa. C’era grande capacità di affrontare i bisogni, come anche i controlli sul doping da Roma, non ci siamo mai spaventati”.

Michele Marescalchi sottolinea come Piacenza diventò esempio per tutti: “La storia della maratona è cambiata in Italia, oggi ce ne sono molte di più. Dalla prima edizione Piacenza è entrata nella storia, chi voleva imparare qualcosa doveva venire qui. Oggi con una nevicata simile non credo si potrebbe fare quello che si fece allora. Gli atleti da battere erano anche italiani, non c’era bisogno di andare a cercare gli africani”. A proposito di grandi atleti di casa nostra, Davide Milesi fu il grande trionfatore: “Il meno preoccupato ero io, pensavo solo di fare qualche chilometro. Visto che avevo già la qualificazione alle Olimpiadi di Atlanta, io non dovevo nemmeno esserci, ma il mio cuore da fondista mi fece prendere gusto, stavo bene e la Federazione mi strigliò pure quando seppe che avevo vinto”.

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