Positive e poi guarite alle Seychelles: “Ma all’Asl non risulta, niente green pass”

19 Gennaio 2022 02:51

Sono rimaste contagiate dal Covid durante un viaggio di gruppo alle Seychelles: al termine della quarantena di sette giorni prevista in quel Paese, e solo dopo l’esito negativo del tampone, hanno fatto rientro in Italia. Tuttavia, all’Ausl non risulta che le due piacentine in questione – Valentina Indigenti, insegnante di 31 anni, e Camilla Solenghi, impiegata di 32 anni – abbiano contratto la malattia. Risultato: le due giovani (entrambe vaccinate da seconda dose) non hanno ricevuto il green pass da guarigione e si vedono dunque costrette a sottoporsi alla terza somministrazione nonostante la malattia da poco superata.

“E’ un bel paradosso – spiega Valentina – dovuto a un cortocircuito burocratico. Nel periodo di quarantena alle Seychelles, dal 4 all’11 gennaio compresi, non siamo riuscite ad ottenere la certificazione di malattia dato che per averla era necessaria un’attestazione validata dal console delle Seychelles. Quest’ultimo, inizialmente, ha temporeggiato, salvo poi esporci una procedura che avrebbe richiesto un appuntamento in presenza, impercorribile vista la quarantena in corso, nonché l’esecuzione di un altro tampone molecolare presso la clinica di un medico del consolato, con tempistiche che però si sarebbero notevolmente dilatate e avrebbero ostacolato il nostro rientro in Italia. In questo modo siamo tornate a casa sprovviste di certificazione. Nella nostra stessa situazione – ha proseguito Valentina – si trovano altri cinque connazionali, anch’essi rientrati dalle Seychelles senza alcuna certificazione. Dal 1° febbraio per poter continuare a lavorare avremo bisogno del Green Pass rafforzato, che si ottiene con la dose booster o con la guarigione da Covid. Come noto, la dose booster può essere eseguita solo dopo 120 giorni dalla guarigione, ma il 1° febbraio per me saranno passati 18 giorni”.

Le due amiche hanno quindi provato a rivolgersi a diversi Enti. “Oltre all’Ausl di Piacenza abbiamo sottoposto il nostro caso all’Inps, all’Ufficio relazioni pubbliche del ministero degli esteri e al Servizio relazioni pubbliche del ministero della sanità. Non avendo ottenuto riscontri soddisfacenti ci siamo quindi rivolte a Telelibertà, nella speranza di trovare una soluzione a questo dilemma”.

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