La grande forza delle 500 aziende piacentine al top
Presentata la rivista che mette a fuoco il tessuto imprenditoriale. La svolta della transizione: cambiare o sparire. Venerdì 14 novembre su Telelibertà

Patrizia Soffientini
|3 settimane fa

La presentazione della rivista "Aziende top 500 Piacenza" edizione 2025 - © Libertà/Claudio Cavalli
È un’operazione di trasparenza e anche di orgoglio quella legata alla rivista “Aziende Top 500 Piacenza” edizione 2025. In 123 pagine, la pubblicazione lanciata dal Gruppo Libertà fotografa cinquecento aziende leader, enumera ricavi, patrimoni, dipendenti.
Sul podio guida C.G.I. Holding srl (Gruppo Gas Sales), seguito da Colla Spa e da Allied International Srl. I valori, gli obiettivi e la resistenza di questo tessuto industriale sono stati raccontati nell’evento di presentazione moderato ieri dalla conduttrice Nicoletta Bracchi alle Rotative, presente un parterre di imprenditori, autorità, addetti ai lavori, economisti: sarà trasmesso venerdì 14 novembre alle 20 dopo il Tgl.
Riccardo Delfanti (responsabile Altrimedia), conferma il tono di una pubblicazione «che piace molto al mercato, quadro di ciò che succede in termini economici e industriali, una pubblicazione che cresce ed è diventata punto di riferimento per l’economia locale».
Cinquecento aziende equivalgono a 41mila persone, a 700 milioni di utili, a 17 miliardi di fatturato, ma oltre i numeri, tutti da sfogliare all’interno della rivista, conta l’analisi economica proposta, il polso della situazione nei settori della logistica, della meccanica, dell’agroalimentare, della chimica, dell’edilizia e del terziario. La forza di un insieme.

Lo scenario che fa da sfondo sono i dazi, la crisi tedesca, dove la Germania insieme alla Francia è uno dei partner commerciali fondamentali della nostra industria. Francesco Timpano, docente di economia politica alla Cattolica, parla tuttavia di un quadro «davvero buono», di imprese «resilienti pur in un momento di elevata incertezza fra guerra dei dazi e transizione digitale che oggettivamente vede tutti impreparati». C’è grande offerta di prodotti legati all’intelligenza artificiale, ma la domanda delle Pmi «assorbe con lentezza», bisogna evitare che qualcuno «resti troppo indietro». Un punto di forza? «Settori storicamente molto buoni come la meccanica, pure esposta alla concorrenza internazionale e quindi in difficoltà, un agroalimentare non grande ma con risultati interessanti». Una debolezza è invece la piccola dimensione delle imprese «a mio avviso penalizzante - afferma Timpano - le migliori crescono, alcune crescono sull’occupazione ma non nei fatturati».
A Nicola Parenti, presidente di Confindustria Piacenza, viene chiesto se l’instabilità geopolitica richieda più prudenza o più coraggio. «Tanto coraggio - risponde - se no meglio cambiare mestiere, le sfide sono veramente notevoli, ma ancora prima conta la consapevolezza dei dati, un’iniziativa come questa porta tanta cultura su ciò che esprimono le aziende nel territorio in termini di fatturato, dipendenti, marginalità, fisco pagato». Prosegue Parenti: «Dopo Covid c’è stata una crescita importante, ora siamo in una fase di stabilizzazione, dazi e guerre non aiutano, ma le nostre aziende tengono molto bene grazie alla flessibilità, non è semplice per la meccanica legata all’automotive, il mercato è in crisi, i cambiamenti sulla sostenibilità sono stati accelerati, torno dalla Germania e Bosch lascia a casa 12mila persone, l’automotive è in ginocchio, difficile recuperare, c’è incertezza sul mercato». Aziende troppo piccole? «Per me è più importante la capacità di adattamento della dimensione, vediamo grandi aziende con grosse difficoltà di cambiamento, qui l’occupazione è ben distribuita su aziende medio e medio grandi. Più di trenta aziende con oltre cento milioni di fatturato stanno tutte crescendo e l’occupazione è appunto diversificata in tanti settori merceologici».

Nicola Madureri, responsabile della sede di PwC Italia di Parma, partner della pubblicazione con Confindustria, Università Cattolica, Crédit Agricole, parla di transizione digitale, di sostenibilità non solo ambientale ma sociale e di governance, di transizione energetica. Come si rema in un mare simile? «Si dovrebbe remare cercando di ripensare ai propri modelli di attività, ai propri prodotti, ai mercati, ma soprattutto cercando l’efficienza per abbracciare questi percorsi». Le nostre 500? «La ricerca abbraccia il triennio 2022-2024 e mostra risultati incoraggianti, un tessuto solido, sano e di prospettiva». Rispetto al penultimo rapporto «le prospettive sono però diverse, si pensava a un 2024 e 2025 migliori, ma in positivo c’è la sempre crescente solidità, in certi momenti si temono crisi più o meno profonde però Piacenza non sarà soggetta a stravolgimento, ma a ripensamenti» assicura Madureri.
Alessandro Miglioli, presidente Editoriale Libertà, insiste sul tema della transizione: «Il momento è complesso fra guerre, dazi, incapacità di fare squadra, di fare un’Europa unita affrontando una sfida globale e con la transizione economica, ecologica e culturale da sostenere». Ma per Miglioli «confrontarsi, parlarsi, cercando di trovare soluzioni comuni aiuta, vale nel mondo e per le aziende piacentine che stanno affrontando molto bene con ottimi risultati questa contingenza, di fronte ad una transizione così grave, importante, epocale - prosegue - forse mai così rapida come questa o si cambia o si sparisce, i piacentini stanno cambiando, non subiscono la trasformazione, ne sono anche protagonisti, la sanno anche anticipare».

La voce di Greta Gatti, presidente del Gruppo Giovani Industriali di Confindustria, riflette sui passaggi generazionali mai facili. Lei è attiva nell’impresa di famiglia TTP Trattamenti Termici Piacentini, un settore siderurgico prettamente maschile: «Ho avuto la fortuna che mio padre e mio zio mi hanno sempre dato una grandissima libertà di espressione, le differenti generazioni si devono entrambe ascoltare». Ciascuna porta del suo: esperienza, capacità di innovare. Stile diverso nel progetto di impresa? «Quest’anno faremo la certificazione di parità di genere per dare equità ai generi e flessibilità oraria, per esempio sulla maternità, alle lavoratrici».

